Anima alla terra, terra al tremore
di questo canto, pianto, forse amore.
Io sono semplicemente in attesa,
con le mani brucianti, l'anima tesa.
Cerco nella notte un raggio di sole
che non vedo che all'orizzonte,
spiazzato, deluso, deriso. Cado
e sprofondo giù dal mondo.
Getto nel vento petali di silenzio,
colti dall'asfalto, per strada.
Strappati dalle mani di un matto.
E non c'è che la tenue scintilla,
che brilla, brilla. Ancora per poco.
Di questa mia voglia, infinita, incapace
di trovare un po' di pace.
Non ho altro da dire, se non che
sono un vago mago.
Traccio cerchi incantati nell'acqua,
disegnando con le dita unte di lacrime
creerò disegni privi di verità. Perchè io
so cosa verrà, ancora e ancora.
Sono solo un prestigiatore, che finge
di estrarre un coniglio dal cilindro.
E che cerca il libro arcano, delle vere magie.
Quelle che trasformeranno il mondo,
per portare ancora una volta quell'infinito
terso, umile sospiro vagabondo.
E anche se non ho trucchi speciali,
che mi permettano di scacciare via i mali.
Io continuerò a fare il mago, per me
soprattutto per me. Non voglio più
fare magie per un pubblico ingrato.