Mai udiste o udirete,
l'incedere timido del mio nome,
nel comporsi discreto
dei passi che percorrerete.
Una vita ho trascorso,
a corteggiare luccichii
di tacchi spezzati di signore ingioiellate,
che mendicavano la primitiva fierezza,
dal sospiro inquieto delle mie dita,
o a carezzare suole prostrate
da anonimi, indecifrabili cammini
custodi silenti
di gementi rassegnazioni
o degli arcani di traguardi inconsueti.
La bottega ricama
rumori sempre antichi eppur mai uguali,
sorride come allora,
la lucerna che dà alle mie mani,
sangue di bagliore rovente,
per sostanziare la scia
del mio ricreare
da ciò che il calpestio del tempo
vanamente tentò di svergognare.
Le scarpe sono lì,
rannicchiate tra due braccia avide di buio,
ordinate, ossequiose,
come soldati che attendono
di scrivere il nome del loro destino,
dalle labbra di un pettoruto generale.
Prova, amico mio,
una volta soltanto,
per celia di scommessa,
o per amorosa deferenza,
a procedere lento
nell'assenza di suoni e parole,
sentirai i tuoi piedi,
godere delle traiettorie artigiane delle mie notti,
intinte in sudore e fatica,
in candore di orgoglio ritrovato,
di calzari rifioriti.