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Machiavelli e savonarola

Il giro dell'anima degli uomini,
mai muta perimetro o scansione,
abbiasi a sopravvivere, nei flutti dell'esistere,
di questo viver pratico, scevro d'ogni astrazione.
Principe,
perchè il governar non ti sia mai fatale,
a rifuggire ti devi industriare,
i dogmi inconcludenti della morale,
chè la politica si nutre dei suoi regolamenti,
la religione lascia,
a preti e penitenti.
Golpe tu sarai all'occorrenza,
pronta a vestirsi di indomabile lione,
tale fu e sarà il sogno mio,
disegnato su chi render libera voglia la nazione;
virtù non è
piegarsi ai crocifissi tra mura di conventi,
ma esser più temuti che amati,
se lo richiedano i momenti;
è porre a protezione dello Stato
l'anima di un esercito fidato,
bandir dal proprio potere la malferma natura,
di dotarsi di milizie di ventura.


La terra altro non è che un tenue velo,
di un uomo la cui vera casa è il cielo,
che nel Vangelo respira la morale,
trascendendo ogni frontiera temporale.
No, virtù non è fare paura,
ma coglier di Dio la vera, autentica misura,
smarrita da una Chiesa in preda al male,
delle mollezze del potere temporale.
No, so che la vita mia,
non si arrestò tra le fiamme urlanti,
di piazza della Signoria,
che il popolo può guardare ancor lontano,
se accetterà che Dio lo prenda per mano.

Si chiamavan Machiavelli Nicolò
e fra Girolamo Savonarola,
due modi differenti di disegnare il mondo,
ma un comune destino cesellato
nella mente e nel cuore,
capir l'incerto, tremante vivere umano,
nel suo senso più profondo.

 

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2 recensioni:

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  • Anonimo il 25/07/2012 02:44
    Nessun intento offensivo da parte mia, ma questo è un brano di saggistica e non una poesia: non sono sufficienti le rime se non vi è un linguaggio poetico.
  • Rocco Michele LETTINI il 24/07/2012 21:55
    Due maestri del remoto... che vivranno nel tempo...
    Lodevole verseggio Cristiano... BUONA SERATA

16 commenti:

  • cristiano comelli il 26/07/2012 00:21
    Vorrei aggiungere due parole al non simpatico scambio di battute che vi è stato tra me e un nuovo utente di questo sito. Intendiamoci, se ho dato l'impressione a qualcuno di volermi pretendere inattaccabile, non è questo il mio stile. Come qualcuno di voi si sarà accorto, a me piace commentare sulla sostanza di quanto scrivete, e della ricchezza di quanto scrivete (credetemi, e passatemi il termine, non parlo da paraculo ma da persona sincera) non posso che ringraziarvi perchè rappresenta per me sempre un'occasione di crescita. Quello che non sopporto è la concessione alla saccenteria, il volersi mettere sul pulpito oltretutto quando si è in giovane età (almeno così l'utente sostiene di essere) e si dovrebbe avere l'umiltà necessaria per crescere. Io, a quarantadue anni, non mi considero certo nè arrivato nè tantomeno mi considero un poeta. Ho sempre cercato e, credetemi, con grande difficoltà, di proporre argomenti inconsueti, argomenti che era per me opportuno trattare. È chiaro che non rappresenta la quintessenza della simpatia occuparsi di Vajont, di Ustica, di figli violentati, di cani abbandonati, di ambiente deturpato. Questo ho cercato di fare, senza essere nè Dante, nè Petrarca nè Manzoni. Questo ho cercato di fare semplicemente, e solo, da Cristiano Comelli. Non ho nulla da insegnare ma solo cose da condividere. E ho sicuramente molto da imparare. A me non interessa cercare la perfezione stilistica della poesia, non è mai stata una mia priorità. Mi interessa cercare di condividere alcune emozioni. Se poi non lo faccio in endecasillabi, dimetri giambici o sonetti, questo, per me, non ha importanza, ma può darsi benissimo che io mi sbagli. Comunque sia, forse è pra che mi conceda un po' di sosta da questo sito visto che sto dando un po' troppi contributi. Colgo l'occasione per augurare a tutti, anche a Urogallo, ovviamente, un'ottima estate.
  • cristiano comelli il 25/07/2012 21:52
    Ah, guardi che io non mi preoccupo di qualificarmi come un vincitore. SOlo che mi sono mosso sulla sua lunghezza d'onda, visto che lei ritiene di poter insegnare a tutti come si fa poesia. Non si sa bene in virtù di quale supposta (da lei) superiorità culturale. E poi, io non mi trincero dietro pseudonimi ma porto il mio nome vero, anche questo ci rende differenti.
  • cristiano comelli il 25/07/2012 21:50
    Quanto le dovevo dire glie l'ho detto, siamo semplicemente portatori di due visioni differenti del mondo e siccome, nonostante tutto, credo nella democrazia, c'è spazio per tutti. Con questo, per quanto mi riguarda, io chiuderei la discussione che sta diventando sinceramente un filino noiosa.
  • Anonimo il 25/07/2012 21:20
    Se ho offeso, questo esulava totalmente dalle mie intenzioni.
    Se ho dato l'impressione del maestrino, posso solo dispiacermi.
    Ma lei erra nell'analizzare il mio stile: non riduco la poesia alla metrica, comunque da me impiegata, ma alla retorica, che sfortunatamente viene spesso assocciata, erroneamente, alla menzogna.
    Non vedo menzogna in una metafora o in una similitudine.
    Che poi mi piaccia usare un certo tipo di registro aulico è un dato di fatto, ma non è il tenore del lessico a fare per me il linguaggio poetico e spero che questo sia chiaro.
    La sostanza è certamente importante, ma dal momento che ho una visione circolare degli eventi, credo che tutto sia stato, prima o poi, detto; pertanto mi interessa di più il "come" una cosa viene comunicata.
    La poesia non è sinonimo di qualcosa di particolare, è una forma autonoma: ci sono poeti liberi e poeti di regime.
    Non mi piace la concezione etica dell'arte, un artista può essere una persona tanto brava quanto spregevole, tanto disinteressata quanto parteggiante per qualcosa, quello che per me conta è che produca qualcosa che io possa apprezzare.
    Infine, non mi piace ergermi da censore né mi sono mai qualificato tale, mentre lei si è preoccupato di qualificarsi come un vincitore di diversi concorsi poetici. Ai posteri l'ardua sentenza, come diceva qualcuno, altro da dire non ho, se non che a chiunque si sia sentito offeso dalle mie affermazioni porgo le mie più sincere scuse.
  • cristiano comelli il 25/07/2012 21:05
    Vabbè, visto che lei persevera, bisogna bene che mettiamo un pochino le cose in chiaro. Le garantisco che non sono il primo a fare certe rilevazioni sul suo modo di porsi su questo sito, forse se consulta nuovamente certe poesie a cui lei ha lasciato un suo commento se ne renderà conto di persona.
    Lei parla di linguaggio poetico e, mi consenta, parla di qualcosa di assolutamente irrestringibile e indefinibile. Il fatto che lei abbia, come dà ad intendere, una visione del linguaggio poetico totalizzante mi lascia molto da pensare e, mi permetta di nuovo, mi induce a sorridere. Lei ha un suo concettodi linguaggio poetico che non è ovviamente estendibile all'universo poesia. Le vorrei poi ricordare che, siccome lei riduce spesso la poesia a ossequi formali alla metrica e sta a guardare gli accenti che cadono sulla prima sillaba, io, invece, preferisco andare all'analisi della sostanza e del sentimento che traspare da chi scrive. Le garantisco che, talora, ma in realtà molto spesso, il modo in cui lei si pone ingenera in chi la legge l'atteggiamento di chi, vestendo i panni del maestrino, vuole insegnare agli altri come si scriva una poesia. Lei cita Ungaretti, a cui ovviamente non oso paragonarmi anche perchè detesto lo stile ermetico (ma è una mia opinione personale, ovviamente). Ecco. lo vede, qui non si tratta di essere in conformità alle visioni poetiche ungarettiane, dantesche o leopardiane, si tratta di dire, come senz'altro saprà, come gli stilnovisti, "ciò che ditta dentro". Lei non ha toccato nessun nervo scoperto, avendo io partecipato a diversi concorsi di poesia, avendo vinto alcuni premi e avendo alle spalle cinque libri pubblicati (grazie anche ovviamente, e soprattutto, a chi ha avuto fiducia in me), le sue considerazioni non mi toccano più di tanto. Il limite della sua analisi, a mio modesto avviso, risiede nel fatto che lei si sofferma unicamente sulla forma trascurando la sostanza, e dai suoi commenti lo si evince con chiarezza. Comunque vorrei tranquillizzarla, qui non siamo a scuola e non ci sono compitini da correggere. Tornando appunto all'ossequio formale da lei tanto amato e venerato, le ricordo appunto sommessamente che poesia è sinonimo di libertà e che ciascuno sceglie la forma espressiva che più si attaglia alla sua natura. Guardi la pittura: se avessero ragionato in ossequio formale come si ostina a fare lei, nessuna nuova corrente sarebbe mai nata e non saremmo qui a parlare di Picasso o di Kandinsky. Da ultimo, ovviamente non intendevo dire che la mia fosse la vera poesia, ma forse le ha fatto comodo travisare il significato delle mie parole. Se posso darle un consiglio fraterno è di imparare anche a leggere la sostanza di quanto è scritto e di rispettare il sentimento delle persone che propongono qualcosa su questo sito, senza ergersi, come si compiace di fare spesso, a censore per dimostrare chissà che cosa.
  • Anonimo il 25/07/2012 17:36
    Gentile Cristiano,
    lei dice che mi sono attrezzato a offendere un po' tutti, però trovo che questa affermazione non sia vera: lei è il primo a essersi offeso.
    Credo che le vere offese siano altre; la sua reazione mi induce a pensare che ho toccato un nervo scoperto: se lei è sicuro di quanto ha scritto, può pacatamente dire che mi sbaglio e che il linguaggio da lei usato è un linguaggio poetico.
    Secondo me non lo è: Ungaretti, nella sua poesia "Soldati", ha condensato in pochi versi una similitudine, un'anastrofe e un'allitterazione.
    Sull'umiltà, non credo di essere stato arrogante: semplicemente, do per scontato che, quando esprimo un parere, esso sia solo il riflesso di un mio punto di vista e non una legge universale.
    Se lei sa dove "si nasconde la vera poesia", prego, mi faccia strada: se non amassi l'interazione, non sarei qui a pubblicare.

    Senza rancore.
  • cristiano comelli il 25/07/2012 06:55
    Lei, Urogallo, si è attrezzato a offendere un po' tutti, forse ha bisogno di qualificarsi come persona, non lo so. Magari impari a essere un po' umile che le farebbe soltanto bene, soprattutto le servirebbe per capire dove si nasconda la vera poesia.
  • Roberto Pellegrini il 25/07/2012 06:46
    Veramente bravo complimenti
  • cristiano comelli il 24/07/2012 23:48
    Grazie signora Loretta, anche per l'acutezza delle sue osservazioni che nobilitano certamente il povero contributo che ho cercato di dare con la mia proposta. Cordialità.
  • Anonimo il 24/07/2012 23:32
    Vedo che non sono apparsa, mi firmo Loretta Zoppi
  • Anonimo il 24/07/2012 23:32
    Vedo che non sono apparsa, mi firmo Loretta Zoppi
  • Anonimo il 24/07/2012 23:31
    Vedo che non sono apparsa, mi firmo Loretta Zoppi
  • Anonimo il 24/07/2012 23:31
    Una poesia corposa di stile antico come si conviene a personaggi illustri della nostra storia. Due figure illustri :lo storico scrittore, drammaturgo, filosofo, acuto e intelligente, fuori dalle regole, insomma un grande politico che sapeva vedere per le generazioni future e il frate domenicano che profetizzando sciagure subì la scomunica e la morte, impiccato e poi bruciato, martirio per me, per aver detto il proibito, il nuovo che fa paura.
    Un nuovo Battista, un predestinato dallo stesso Macchiavelli criticato e il suo pensiero scritto annoverato tra le cose da non
    leggere. Nessuno nasce a caso, e tutti abbiamo in dote un talento.
    Grazie per questi versi.
  • cristiano comelli il 24/07/2012 23:17
    Grazie Franco, molto gentile come sempre. Io ringrazio anche Machiavelli e Savonarola per avermi ispirato queste parole che certo comprimono troppo la ricchezza del loro vissuto esistenziale, intenso seppur vissuto con due orizzonti differenti. Grazie e serena notte.
  • Anonimo il 24/07/2012 23:10
    Leggerti è per me un piacere e per questo lo farò sempre, anche se non commento. Questa sera il piacere è doppio: uno per la mente e uno per il cuore. ***** Franco
  • cristiano comelli il 24/07/2012 22:02
    Grazie per la consueta attenzione, caro Rocco. Mi hanno sempre affascinato ambedue, ovviamente per ragioni differenti. Mi indigna il pensare come per troppo tempo Machiavelli sia stato ascritto al novero degli immorali, dei senza cuore; egli, e a ogni suo avveduto lettore questo non sfugge certamente, non fu certo il profeta dell'assenza di etica, sapeva bene, peròm che la politica aveva le sue regole, possedeva, se non ricordo male la sua definizione, una "realtà effettuale" da cui non poteva in alcun modo astrarre; lo potremmo dire anche, e a maggior ragione, del panorama politico odierno dove della visione machiavellica, intesa come constatazione di quanto la politica è, si trovano ampi, mastodontici frammenti.
    Di Machiavelli lodo il realismo e la capacità analitica, del Savonarola la bontà di cuore che lo portò a sacrificare la propria vita per avere richiamato la chiesa ai suoi sacri, intangibili, evangelici doveri. Sono consapevole di avere compressso troppo, direi ignobilmente, due figure di tale spessore in pochi pensieri ma volevo semplicemente ringraziarli per essere stati così come sono stati. Due buone impronte lasciate dalla storia di cui non bisogna perdere la memoria. Grazie ancora e cordialità.

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