A volte è come forfora.
Una traccia sulla giacca blu,
l'ingiuria.
Un nonnulla, si passa la mano
e non c'è più
ma ti ha sporcato
e nulla è come prima.
Così interroghi nel viso della gente,
di chi si fa forte
nel numero, nel gruppo.
Ride chi, solo,
non saprebbe affrontarti.
Tremendo il giudizio della vita
per chi sta appresso a colui che agita il bastone
e ghigna negli angoli, approvando.
Penso ai miei avi, al ghetto di Cracovia
e al grido di Uriele
ferito ma non vinto,
esso s'alzò quale spada perfetta
oltre l'armonico fruscìo
delle celesti sfere.