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Racconti sull'amicizia

Pagine: 1234... ultimatutte

... Per la rivista: Insieme

Ogni volta che penso al nome Bifao, immagino una delle tante città del Brasile con le sue contraddizioni e le sue vergogne: quartieri abitati dai ricchi e, poco distanti, le baraccopoli; lusso e indigenza a stretto contatto. Niente complessi, nessuna colpa, ma solo abitudini da assimilare.
Invece, Luigi Bifao è il vicino del pianerottolo, con il quale ho un rapporto di profonda amicizia.
Prima che Luigi diventasse un uomo, era come tutti un bambino, spigliato e generoso.
Tutto gli si poteva perdonare davanti a quegli occhi nudi e grandi.
Ricordo le partite di pallone all’oratorio, le sigarette fumate di nascosto per sentirsi adulti, la prima comunione, il matrimonio, i capelli bianchi, la comparsa della prima ruga.
Tanto vissuto … e tutto scivolato troppo in fretta.
Luigi era l’emblema della libertà, l’icona della spensieratezza, l’immagine di un egoismo gentile ed eroico.
Rimasi sorpreso quella volta che lo vidi piangere, non pensavo che quegli occhi lucenti conoscessero l’infamia della sofferenza e della sconfitta.
Sì, Luigi, pianse davanti a me, una sera.
Perché? Gli chiesi.
Egli mi parlò di alcune immagini che lo affliggevano da tempo: all’improvviso vedeva un sagrato ricoperto da un denso strato di fogliame, mentre corvi affamati
affondavano i loro becchi nella fanghiglia.
Il racconto mi inquietò, gli chiesi se aveva qualche preoccupazione che lo turbasse, ma all’apparenza nulla al mondo pareva giustificare lo strano fenomeno.
Gli suggerii di non pensarci, di consumare pasti regolari e di dormire a sufficienza.
Da quel giorno non vidi Luigi a causa di alcuni impegni di lavoro che mi obbligarono ad andare fuori Roma.
Incontrai il mio amico qualche settimana più tardi, nella sala d’attesa di un noto neurologo: io per curare la mia insonnia, lui per risolvere il nodo delle visioni.
In breve tempo seppi che le visioni di Luigi erano diventate più coinvolgenti e assordanti: lo scricchiolio del fogliame secco era un rumore

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   2 commenti     di: Fabio Mancini


Povero ragazzo, un omaggio a Nick Drake

Una notte con Bryter Layter in loop. Il sole sorgerà più tardi, non potrà essere altrimenti. Rubare le parole alle canzoni. Come fanno i ragazzini con i cantanti melensi che si sentono alla radio.
Perché c'è una gran confusione. Dar retta a tutti non si può. Vorrei ascoltare quello che non ha più la stessa voce. Ha cambiato anche le parole. Non è più muto. Ma neanche il contrario. Povero ragazzo per lui è davvero difficile volare. E tutti gli amici che ha conosciuto sono rimasti indietro. In un altro tempo, in un altro spazio. Loro lo mantenevano vivo. Non c'è altra spiegazione. Adesso rimanda il distacco, già avvenuto, al giorno dopo. A quello dopo ancora. Prima o poi dovrà decidersi. Come sempre non avrà fretta.

It's really too hard for to fly.

Vorrei, per favore, una seconda possibilità, vorrei poter provare con una nuova faccia, per favore.
La prima volta sono caduto, sono finito più in fondo di quanto potessi mai pensare. Adesso sono di nuovo sulla terra, un vagabondo, arrivato dal passato, che forse è un ostacolo. Che vorrebbe un'altra possibilità. Un'altra possibilità di volare.

Povero ragazzo, così dispiaciuto per se stesso,
Povero ragazzo, così preoccupato per la sua salute.
Ogni giorno può dire dove passerà la notte.

Non saprei dire il motivo per cui sono venuto, meno ancora perché sono tornato. Sembra che me ne sia dimenticato, però me lo ricordo. Me lo ricordo bene. Vorrei, riprovarci, per favore, un'altra volta. Nonostante le molte difficoltà. Nonostante la caduta, vorrei che le nuvole rotolassero via, anche se non posso negare che è veramente troppo difficile volare.

Povero ragazzo, così preoccupato per la sua vita.
Povero ragazzo, così dispiaciuto per se stesso,
Sarà davvero entusiasta d'aver preso moglie?

È ancora nella mia mente, è ancora un illusione. Vorrei ritrovare per un momento la nostra strada.
Prendere un po' di tempo per rendere chiara la storia. Sollevare i piedi da terra, tog

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   0 commenti     di: A Willin


Messaggio nella bottiglia

Scrivo queste righe, che mi sorgono dal cuore, in questo bellissimo sito, con la certezza che Sabrina non le leggerà mai (non credo neppure che sappia della sua esistenza e tanto meno che io ci scriva in esso), ma lascio questa testimonianza a futura memoria e a beneficio di tutti coloro che avranno la pazienza di leggere queste modeste parole, che tuttavia sono impregnate di un affetto che non credevo di poter più provare.
Potrei iniziare a parlare del rancore che ho provato (e che a ben vedere provo ancora) per Sabrina, per le ferite profonde che ha inferto al mio animo, ai miei sentimenti. Ma sarebbe come iniziare un racconto dalla frase "e tutti vissero felici e contenti". Sarebbe un'operazione inutile, sterile, fine a se stessa.
Voglio invece parlare della delusione provata sul fatto di come l'egoismo umano non riesca a far vedere le cose come stanno, come non si riesca a capire quali sono i sentimenti di chi ti sta davanti, di colui che pensi di conoscere e supponi di poter giudicare. E tutto quanto è intriso da falsità e menzogne. Quando si crede di essere più forti dell'altro, quando si pensa di poterci muovere autonomamente con le nostre gambe, bisogna sempre ricordarsi di quando non era così, di quando avevamo bisogno dell'altra persona per non incespicare o addirittura per non precipitare. Quando dicevi "ti voglio tanto bene" e non erano solo parole gettate al vento o vuote ipocrisie, ma ci credevi veramente e sapevi di poter contare su di me.
E quando sei "vincitore", invece, diventi cattiva, egoista, vuoi vendicarti. Di cosa poi? Dell'affetto che l'altro prova per te?
Come dicevo, c'è rimasto solo il senso di delusione, perché hai pensato di avere di fronte una persona che quando fosse stato il tuo turno di avere bisogno di aiuto, si sarebbe dimostrata generosa e ti sarebbe stata vicino a qualunque costo anche di fronte al mio pianto, al mio dolore, alla mia tristezza.
Perché è questa l'amicizia, quella che - anche sotto altre spoglie - h

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   5 commenti     di: Stefano Bacci


Gli amici che

L'altro giorno riflettevo. In realtà non solo l'altro giorno, diciamo sempre.
Ma mi è capitato di pensare al concetto di amicizia, alla sua essenza. Ho pensato al nostro modo di scegliere gli amici, i nemici, i confidenti, gli sconosciuti. E ho dovuto comprendere un bel po' di cose;ad esempio che da molti amici noi vorremmo davvero di più, ma non possiamo nè pretenderlo nè ottenerlo con le forze. Ed inconsciamente cerchiamo di essere gli amici che vorremmo avere, e questa è la verità. Io provo ad esserci per tutti e per ogni difficoltà, grave o meno che sia. Il fatto è che riesco ad esserci sempre, per amici, confidenti, sconosciuti. Chiunque.
Perchè non mi aspetto che qualcuno possa essermi d'aiuto come io lo sono per gli altri, perchè nelle relazioni non si deve pretender nulla;però vorrei trovare qualcuno come me, che sa aiutare, consigliare, risolvere, consolare, rincuorare. Per fortuna so essere d'aiuto anche per me stesso oltre che per gli altri. Ma ciò non cambia ciò che vorrei e ciò che ritengo giusto...
Noi cerchiamo di essere gli amici che vorremmo avere. E per me è una grande verità.



Riposo di un leone

Il leone non esiste solo nella giungla, posso incontrarlo mentre guardo un uomo forte e virile, consumato dagli anni ma non dall'amore verso la vita e la famiglia.

L'uomo che ama la campagna, è un prode coraggioso perchè il risultato del suo sudore dipende dalla stagione e dalla pioggia.
Lui si affida alla Natura e al frutto del buon Dio.
Lavora dalla mattina alla sera senza il riposo nell'estate, perchè l'inverno non permette di coltivare la terra a causa del maltempo.
Trebbia tutto il giorno e falcia l'erba mentre pensa al tempo passato in cui si sentiva il suo ruggito nei teatri gremiti delle grandi città come Maiami, davanti a Clinton, presidente americano.

Cantava la Bohème come Puccini l'aveva sognata nel redigere la scena amata.
Qella immagine è rimasta nel suo cuore per ricordare il suo primo amore "Maria". Si chiamava la pulzella siciliana lasciata nella sua isola lontana, la Sicilia.

Era allegra marciava in bicicletta negli anni quaranta dopo la seconda guerra mondiale.
Si metteva il rossetto sulle labbra ma il padre di Nino, a quei tempi la considerava una donna di poco rispetto.
Nino dovette scegliere Maria o il canto, scelse il canto.

Sei diventato un gran tenore, dolcemente accompagnato da donna Gianna, bionda e tutta fiamma d'amore verso di te e la sua famiglia.
Si ti ama Nino, più della sua vita.
Ora, sei solo un vecchio leone appisolato nella tua tana in attesa di essere ricordato per gli allori riportati alla musica italiana.

Grazie di averti avuto come un dono nella nostra vita, ti stimiamo caro Nino Tomasello.
Pontinia li, 13/7/2007



Tre amici

Questa è la storia di come tre amici hanno capito di essere inseparabili. P è il primo, ma il meno brillante dei tre. Crede solo in una cosa: nell'amicizia; poi c'è L, il playboy del gruppo e quello anche più violento. Infine c'è F, il migliore nel mettere a rischio l'amicizia. Possiamo cominciare. Era novembre e P, come al solito, quel pomeriggio aveva lezioni di violino. F lo incontrò davanti all'edificio dove avrebbe suonato e gli chiese se, per caso, conosceva una certa G. Sfortunatamente P la conosceva. F decise di provarci, non ascoltando l'amico ( P ) che ripetutamente gli aveva detto che anche lui provava dei sentimenti nei confronti di G. F andò a segno e aprì una storia con G. Per F e P furono due settimane di tensione. P, che inizialmente decise di accettare la storia dell'amico, capì che purtroppo non ci riusciva. F, che vedeva P come un eroe che aveva messo in prima linea la felicità dell'amico, capì che doveva scegliere: o la sua ragazza o il suo migliore amico. F la lasciò ma P lo convinse, inghiottendo questo enorme macigno, a continuare a starci insieme. Una settimana dopo, inevitabilmente, la relazione di concluse definitivamente. F e P tornarono come prima. Ma chi aveva ragione? F? Che credeva che la cotta dell'amico fosse solo una sbandata passeggera? O P? Che vedeva F come un traditore? Non importa. erano tornati amici e F si promise che non avrebbe mai ricommesso un simile oltraggio ad un'amicizia. Trascorse un anno e due mesi senza problemi per i tre amici. Però a F era rimasto il ricordo di cosa aveva fatto l'anno prima e il periodo fra ottobre e novembre gli faceva un po' paura. Non successe nulla, fino a capodanno. F, P e L erano insieme per l'ultimo giorno dell'anno con altre cinque ragazze. C'era però G ( sempre una G ), il desiderio di L. Verso le undici e mezza andarono a pattinare ma G e altri due tornarono a casa mentre F, P, L e gli altri rimasero sul ghiaccio. Qui entrò in gioco B, ex ragazza di L che provava ancora q

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   1 commenti     di: Philip


Attilio

Il mare dalla finestra è un incanto, si vedono alcune barche veleggiare e molti gabbiani che stridono in volo, mentre altri si tuffano sulle prede in superficie.
Sono alla scrivania e come tutti i giorni sono impegnato con firme, contratti, testamenti e registrazioni.
Un lavoro che m'affascina e che mi fa guadagnare molti soldi.
Maggio è ormai alle porte, devo precipitarmi al supermarket per comprare le scatole di tonno, non ho più nulla in frigo!
"Signor Filippo ha per caso un ristorante? "mi chiede il commesso alla cassa.
"Ha portato via tanto di quel tonno che basterebbe per sfamare un delfino!"
Rispondo che, in effetti, è tanto, ma che è per un amico che soggiorna da me alcuni mesi all'anno e mangia solo del tonno. "Gli faccia fare gli esami per il tasso di mercurio nel sangue, nel tonno ce n'è tanto!"- mi suggerisce- mentre vado via. Abbozzo un sorriso e mi avvio verso casa.
Il pensiero va ad Attilio, questo amico che tutti gli anni da maggio ad ottobre viene a trovarmi.
I ricordi della nostra amicizia sono ancora davanti ai miei occhi.
"Che tenerezza la prima volta! quante visite, tanto per dirmi ci sono, sono qui! buona giornata.."
"Grazie amico mio! La tua presenza è una benedizione, mi dai serenità e dopo la tua visita ricevo i miei clienti tranquillo e pacato."
Ripenso al nostro primo incontro..
Un giorno di maggio di circa quattro anni fa, sono entrato nel mio studio notarile e come faccio tutte le mattine sollevo la serranda e spalanco la finestra.
Il mio studio è al 6° piano di un palazzo proprio sul porto di Cagliari, un porto vivo, con navi che attraccano e altre che partono, pescatori che scaricano dai loro barconi ceste colme di pesci ancora saltellanti, un via vai di persone sul molo in attesa di partire e altre che stringono in forti abbracci amici e parenti che rientrano dalla penisola.
Si sente più volte il suono delle sirene che annunciano le partenze, un rumore cupo che per me è diventato musica, fa parte del mio v

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   3 commenti     di: antonina



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