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Racconti sull'amicizia

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Un'amica cara, unica e rara

Una cara amica come lei ce ne sono poche e rare, trascorrevamo giornate intere nelle nostre camere, parlavamo di tutto e di più.
Ci confidavamo i nostri segreti belli e brutti senza problemi, parlavamo delle tappe che dovevamo affrontare da adolescenti, i ragazzi, il primo bacio ecc, ci incoraggiavamo per rendere i nostri sogni reali.
Progettavamo i nostri matrimoni, e la nascita delle nostre bambine, e il come farle crescere volendosi bene come io e lei.
Le feste trascorse insieme, gli auguri di compleanno degli anniversari che ci facciamo tutt'oggi.
Le amiche come lei sono tesori da tenere stretti, sono preziosi e indelebili, come per me spero anche per lei.

   0 commenti     di: daniela


L'equivoco

Che serata quella del tredici agosto per noi interisti, battere il Milan e la Juve e vincere il trofeo Tim, una serata iniziata bene ma finita in modo piuttosto strambo.
Non volevo parlarne ma, alla fine, preso il coraggio a due mani lo faccio, senza omettere nulla. In fondo non è successo niente, a patto che quanto vi racconto resti confinato tra noi. Lo avete giurato? Bene, allora ecco a voi la cronaca di una giornata a dir poco insolita.
Le premesse risalgono ad una decina di giorni prima quando Giulio, il mio medico di famiglia, un buontempone che avete già avuto modo di conoscere, lancia l'idea di andare a Bari per vederci il trofeo Tim 2010. ovviamente l'idea piace a tutto il gruppo, alias le altre due persone del famigerato quartetto degli ex compagni di scuola (Asilo. Elementari e medie), tutti patiti interisti.
Per Antonio, il meccanico che in passato si è sobbarcato trasferte anche lontane, come quella a Madrid per la finale di coppa campioni, quella di Bari è una scampagnata fuori le mura e per Rocco, consulente finanziario, l'idea è addirittura superba.
"Ragazzi, lo sapete che ho ancora un bilocale in via Roma? Dopo la partita ci prendiamo delle pizze a ce ne andiamo a casa mia. Ripartiamo sabato mattina con calma, che ne dite?"
Giulio, come al solito è quello che non si tira mai indietro e propone tutte le trasgressioni possibili immaginabili tanto che per la precarietà delle sue coronarie lo chiamiamo Cuore Matto, auspica addirittura di ritornare la domenica pomeriggio.
"Tanto l'indomani della partita è sabato e non si lavora, poi viene la domenica e quindi..."
"Uhm, mica fesso Cuore Matto!" commenta Antonio, poi rivolto a Rocco, il padrone di casa chiede se si può fare. Risposta secca ed eccitata " C'è bisogno di chiederlo?"
E vai! Alla grande! Fioccano i preparativi, ovviamente di tipo coniugale, che vengono accettati con mugugni, direi quasi di sollievo. "Così questi quattro rompiscatole si tolgono dai piedi!" è

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   9 commenti     di: Michele Rotunno


L'altalena

Strano a dirsi, ma è passato in fretta. Sembra ieri infatti il farsi portare a allenamento dalla mamma, riportare la borsa ed accorgersi che ti manca ancora una volta un calzino, parlare di videogiochi allacciandosi le scarpe negli spogliatoi.
Andare al parco, e dondolarsi sull'altalena, pensando a come chiedere a Stefania di andare a prendere un gelato insieme.
Su e giù, con il cigolio delle catene a tenerti con i piedi per terra, perché l'altalena si può rompere.
Un giorno eravamo all'asilo. Il mio amico Paolo voleva salire sull'altalena, ma c'era sopra Marco Pozzi. Paolo era lì con sua mamma. Sua mamma stava parlando con la mia, ma era lì.
Marco Pozzi era forse il bambino più stronzo delle elementari del paese. Era abituato così, a non parlare con nessuno. Si faceva i fatti suoi, non comunicava. Nonostante fosse scorbutico, Paolo pensava che gli avrebbe fatto fare due minuti di altalena, prima di andare via. Era venuta sua mamma a prenderlo... A Marco non lo venivano a prendere mai. Restava lì dalle suore fino alle 7, e poi tornava a casa a piedi. Era sempre l'ultimo ad andare via, ma non voleva lo stesso lasciare l'altalena agli altri bambini. Sembrava odiarli perché agli altri li venivano a prendere. Si dondolava sempre su quella vicina alla fontana. E se scendeva per un attimo a bere, e tu facevi per salirci sopra, ti pizzicava finché non te ne andavi a fare la coda per salire sull'altra, dall'altra parte del cortile.
Nessuno poteva farci niente. Neanche le suore, ascoltava. Non gli importava di prenderle, solo non dovevi entrare nel suo spazio.
Quel giorno Paolo gli chiese di lasciargli fare due minuti di altalena, prima di andare via. Paolo e la sua famiglia avevano una pizza alle sette e mezza, ed erano già venti alle sette. Sua mamma stava parlando con la mia, ed io ero lì ad ascoltare il "gnic gnic" delle catene contro le giunture di ferro. Paolo ha chiamato Marco, e quello nemmeno si è girato. La mamma: "dai che a

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   0 commenti     di: Luca Grazioli


Alessandra

Esistono ancora animi nobilii, anime pure.



Alessandra è una giovane ragazza. È arrivata solo da pochi giorni a quella magnifica tappa che segna anagraficamente il confine tra la giovinezza e la maturità: Alessandra è diventata maggiorenne!
Ma se la conosceste almeno per quel poco che ho imparato a conoscerla io, direste che Alessandra quel confine l'ha superato da un pezzo.
Capelli biondi, lunghi a contorniare il viso. Occhi azzurri, naturalmente, lucenti ed un sorriso sempre presente a completare quella luce.

Alessandra è un'amica di mia figlia.

Si sono conosciute a scuola. Una conoscenza che agli albori non prometteva nulla di buono: da come raccontano loro, adesso con sorriso e incredulità, si odiavano, si sopportavano e si " usavano". Si! Un'amicizia nata da esigenze opportuniste.
Che a rifletterci sopra e valutando il loro essere non ci si crederebbe.
Ho imparato a conoscere Alessandra non solo di riflesso dai racconti di mia figlia. Ci siamo ritrovate molte volte, anche tutte e tre insieme, a discorrere di ogni sorta di argomenti: di quelli che possono portarti al confronto generazionale o semplicemente di quelli che portano a conoscerti più a fondo, quasi nell'intimo. Di quelli che, a quasi cinquant'anni, riesco pure a trarne consiglio.
E che Alessandra non rispecchiasse appieno la sua età anagrafica lo avevo intuito da subito. Certo, è fortunatamente consapevole che molte " pratiche " adolescenziali sarebbe un peccato perdersele: E lei se le vive: nella libera spensieratezza o spensierata libertà, che dir si voglia.

Alessandra è una ragazza che vive di cuore. È cuore.
Alessandra ha festeggiato il suo diciottesimo compleanno.

Con mio stupore ma al contempo commozione mi ha voluta, tra le persone a lei care, a quella festa. Non potevo mancare: e non perchè era mio dovere ma perchè quell'invito lo aveva dettato il suo cuore. Non è la prima volta che Alessandra riesce a comm

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   7 commenti     di: patrizia melito


QUELLE INDIMENTICABILI ESTATI SULL'ALTOPIANO

Cap. 1




Per Andrea, per Giuseppe, per Mariolino, per Stefano, per Rolando, Lorenzo, Tiziano, Ervedo, Paolo, Ricky, Gianni, Giannino, Vittorio, Beppe, Armando, Giorgio, Silvano, si aggiungano Anita, Maria Luisa, Barbara, Mary, Paola, Rosy, Francesca… quelle estati sull’Altopiano dei Faggi, nel verdebruno dei prati protetti dai monti intorno, nelle nottate vissute nel delirio dei sogni adolescenziali, furono e resteranno indimenticabili, e Aldo Antonelli - Aldino, più semplicemente - ne fu il fulcro.
Ancor’oggi è presente e quasi palpabile il ricordo di colui che degli anni Sessanta/Settanta fu il Sire incontrastato di quelle terre. Esordire descrivendone i tratti fisici offrirebbe una sua immagine fuorviante, se non offensiva, ci si limita a riportare gli asfittici dati della carta d’identità: altezza e peso appena superiori alla media, occhi sinceri, carnagione abbronzata, capelli castano scuri per niente curati, all’apparenza. Professione: studente. ( Dapprima al liceo Manzoni di Milano, successivamente alla Facoltà di Medicina, sempre con eccellenti risultati.)
Già si erano provati, senza successo ovviamente, parecchi individui invidiosi, gelosi, meschini, accidiosi o qual’altro aggettivo in tema, ad insinuare quello che Aldino non era e, soprattutto, quello che pretendevano apparisse per sminuirne, almeno in parte, la grandezza. Lui stesso, per quel tubo che gliene importava di detrattori e di cortigiani, si era sempre guardato bene dal negare di essere “lievemente “ soprappeso per colpa dell’amore sviscerato che nutriva per i cappuccini e le brioche al cioccolato, anzi, di buon grado ci aveva romanzato sopra. Di essere indolente invece se ne era sempre fatto un vanto, il suo sangue “ aristocratico “non gli consentiva nessun tipo di attività sp

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L'amicizia aiuta

Luigi, Enrico e Cristian hanno 18 anni sono amici dalle elementari, hanno sempre studiato insieme e giocato a pallone, erano bravi ragazzi spensierati e felici, Luigi è sempre stato il più vivace del gruppo.
Hanno fatto anche le patenti della macchina insieme, Enrico e Cristian sono ancora molto legati, Luigi è andato con un'altra compagnia un po' strana per Enrico e Cristian, quindi gli hanno detto di stare attento ma Luigi testardo se ne fregato dei loro consigli.
Ha incominciato con un banale spinello poi alle pasticche e poi è passato alla coca, Luigi ora è irriconoscibile ed è aggressivo con tutti, anche con i suoi migliori amici, loro nonostante tutto gli sono stati vicini, ora lo stanno convincendo ad entrare in comunità tramite Don Carlo, che è un volontario in una comunità di tossicodipendenti.
Don Carlo è giovane ha 40 anni, e anche lui ha avuto amici con quel problema la tossicodipendenza, quindi ha voluto aiutare quelli della comunità, quando ha tempo.
Enrico e Cristian hanno convinto Luigi e adesso frequenta la comunità, loro vanno a trovarlo spesso perché anche loro come Don Carlo sono diventati volontari.
Ora Luigi si sente più sereno e tranquillo, più al sicuro e ha ritrovato i suoi amici Enrico e Cristian, e ne ha fatti dei nuovi nella comunità.

   0 commenti     di: daniela


Riposo di un leone

Il leone non esiste solo nella giungla, posso incontrarlo mentre guardo un uomo forte e virile, consumato dagli anni ma non dall'amore verso la vita e la famiglia.

L'uomo che ama la campagna, è un prode coraggioso perchè il risultato del suo sudore dipende dalla stagione e dalla pioggia.
Lui si affida alla Natura e al frutto del buon Dio.
Lavora dalla mattina alla sera senza il riposo nell'estate, perchè l'inverno non permette di coltivare la terra a causa del maltempo.
Trebbia tutto il giorno e falcia l'erba mentre pensa al tempo passato in cui si sentiva il suo ruggito nei teatri gremiti delle grandi città come Maiami, davanti a Clinton, presidente americano.

Cantava la Bohème come Puccini l'aveva sognata nel redigere la scena amata.
Qella immagine è rimasta nel suo cuore per ricordare il suo primo amore "Maria". Si chiamava la pulzella siciliana lasciata nella sua isola lontana, la Sicilia.

Era allegra marciava in bicicletta negli anni quaranta dopo la seconda guerra mondiale.
Si metteva il rossetto sulle labbra ma il padre di Nino, a quei tempi la considerava una donna di poco rispetto.
Nino dovette scegliere Maria o il canto, scelse il canto.

Sei diventato un gran tenore, dolcemente accompagnato da donna Gianna, bionda e tutta fiamma d'amore verso di te e la sua famiglia.
Si ti ama Nino, più della sua vita.
Ora, sei solo un vecchio leone appisolato nella tua tana in attesa di essere ricordato per gli allori riportati alla musica italiana.

Grazie di averti avuto come un dono nella nostra vita, ti stimiamo caro Nino Tomasello.
Pontinia li, 13/7/2007




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