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Racconti amore

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Sur l'autre rive je t'attendrai

Non ricordo più. Le foto del mio nome scivolano tra le dita, non so più camminare. Aspetto. Aspetto e canto l'Alaska. Canto il candore delle nevi e la notte del sottosuolo, nel perenne contrasto che in tempi immemori si fece vita. Canto la memoria del viaggio, la brezza che carezzò capelli appena più che ipotetici. Lascio che un elettrocardiografo Geiger tracci il grafico dei secondi che mi scivolano addosso, mentre l'eco ovattato di un buzzer mi ricorda che fuori dalla nostra cella metallica qualcosa respira, si muove, cresce e svanisce senza lasciar traccia. Qualcosa a me impalpabile, distante anni luce dietro un plaid di lamiera e vernice. Come impalpabile è l'aria che si fa fuoco nella frazione di secondo in cui ti corro incontro. La frazione di secondo in cui la mia essenza si tinge dei sogni che divora, in cui tutto è per poi svanire tra la polvere e il rumore. Adesso non sono più, eppure siamo ovunque. Siamo il cielo che corona storie estinte. Siamo le lacrime vaporizzate sui volti cancellati. Siamo calore, siamo luce. Siamo il breve sospiro di un Sole che abbaglia e si fa chiamare mezzanotte.



La donna venuta da lontano

Irina camminava svelta per non tardare il primo giorno di lavoro; era arrivata in Italia, dalla lontana Siberia, solo una settimana prima, chiamata da un'amica, che viveva nel nostro paese già da alcuni anni e che le aveva prospettato la possibilità di un'occupazione dignitosa ed abbastanza remunerativa.
Irina aveva accettato; in Siberia riusciva a malapena ad arrivare alla fine del mese e fra tante privazioni; quel posto da badante, che le avrebbe consentito di pagarsi l'alloggio, il vitto, il vestiario e qualche piccolo divertimento l'aveva attratta irresistibilmente, insieme al desiderio di vedere qualche cosa di nuovo, e poi, al suo paese, non aveva motivi per restare: vedova da diverso tempo, senza figli e senza parenti stretti, aveva vissuto per diversi anni in modo incolore, senza un uomo che le facesse compagnia, senza uno scopo.
Giunta all'angolo della via, girò veloce, ma impattò un uomo sulla cinquantina, cioè più o meno della sua età. Nel suo italiano stentato mormorò delle scuse, che probabilmente l'altro non capì; questi la guardò e le disse semplicemente, ma con voce rassicurante"Mi scusi". Irina rimase un attimo stupita e vide gli occhi dell'uomo, bellissimi, grigi che si riempivano di luce.
Poi affrettò il passo ed arrivò al suo luogo di lavoro.
Durante la giornata, mentre accudiva un anziano infermo, si sorprese più volte a pensare a quell'uomo e si disse " L'ho interessato? Gli posso essere piaciuta? No, non è possibile, sono straniera, sono una donna normalissima, forse ancora piacente, ma gli anni che porto si vedono tutti.
Chissà se avrò modo di incontrarlo nuovamente?"
Ritornata a casa alla sera, non fece parola dell'accaduto all'amica, ma stanca si addormentò con il pensiero rivolto a quell'uomo e le sembrò di essere meno straniera in un paese ancora a lei sconosciuto.
I giorni passarono, venti, trenta, forse anche di più ed il ricordo dell'avvenimento, sia pur sempre presente, finì a poco a poco con lo sfumarsi; l

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Lei

Sono vissuto in questo mondo, con i miei parametri e le mie routines per 18 anni. Sveglia, scuola, studio, playstation, amici e a letto. Questa è la mia vita.
Ho sempre cercato di trovare qualcosa, qualcuno... che potesse darmi qualcosa di più, ma quando ti capitano cose che stravolgono la tua vita, si reagisce in modo strano.
Entro nella stanza, di solito sempre fredda, poco illuminata, col solito odore... di solito!
Quel giorno c'era qualcosa che mi attraeva, qualcosa che mi era indifferente, e allo stesso tempo invadeva la mia mente come lo fa una macchia d'olio sull'acqua...
Come può lei, in meno di 5 minuti entrare nella mia vita così, entrare nella mia testa e rimanerci, come può lei distruggere la mia realtà?
Ho paura perchè cose così delicate possono distruggersi in un nonnulla, ho paura di essere scrutato, illuminato, non voglio essere visto e capito da nessuno io... eppure voglio che lei veda chi sono...
la amo...

   8 commenti     di: Daryl


21 Settembre

Era un ragazzo fortunato.. Fabio aveva avuto tutto dalla vita... una famiglia bellissima... degli amici meravigliosi... e sopratutto aveva trovato l'amore.. non quell'amore adolescenziale... ma quell'amore... quello vero... Tutto ebbe inizio un 21 Settembre quando Fabio diede il suo vero e primo bacio d' amore a Elisabetta, una ragazza meravigliosa, bellissima fisicamente ma sopratutto bellissima per quello che aveva dentro.
I due erano innamorati e si erano giurati amore eterno... ma dopo tanto tempo, dopo aver condiviso tutto ciò di bello che li si era presentato davanti il loro bel percorso, i due si separarono... dopo 15 anni, in un 21 Settembre qualsiasi Fabio si mise davanti al suo specchi e contemporaneamente Elisabetta fce lo stesso... Guardando se stessi cominciarono a pensare.. a pensare.. e Fabio disse: "O amore mio, luce dei miei occhi, respiro del mio respiro non passa giorno che io ti pensi, non passa giorno che o vorrei che il tuo cuore battaesse anocra con il mio"... e mentre Fabio disse quelle parolea sua volta anche Elisabetta disse davanti al suo specchio: "sole delle mi giornate, vento del mio cuore che mi ha sempre protetto, ti prego torna da me..".
Come di incanto si svegliarono insieme nel letto.. il loro letto.. l'amore l'aveva fatti riavvicinare... sogno o realtà?
Era un 21 Settembre qualsiasi.. ma non per loro.. non per il loro eterno amore.



Il timore di un sogno

L'aria afosa e soffocante del locale mi piomba addosso appena varco la soglia. La musica, le luci, il fumo. La mia testa gira vorticosamente insieme agli sprazzi di luci colorate. Raggiungo il centro della pista schiacciato e trascinato da quella miriade di corpi che si muovono al ritmo della musica incalzante. E poi la vedo. E ho un tuffo al cuore. I capelli dai riflessi ramati le ricoprono con delicatezza le spalle assecondando i movimenti del suo corpo così flessibile e perfetto. Troppe volte l'ho tenuta tra le mie braccia, ma senza toccarla mai per davvero. Ripenso a tutte le volte che abbiamo ballato insieme e a stasera, quando abbiamo vinto la gara. Si gira e mi punta gli occhi addosso. Un nuovo sussulto. Vorrei guardarli più da vicini quegli occhi felini e perdermi nell'oblio del loro sguardo. Ma è un attimo. Mi volta di nuovo le spalle. Il vestito aderente mette in risalto le sue curve morbide. Le lunghe gambe abbronzate che spuntano dalla minigonna si muovono sicure sulla pista. Potrei osservarla per ore. Sì, potrei. Ma ormai non mi basta più; ho bisogno del suo corpo. Mi avvicino a lei fino a sentirne il profumo. E per la prima volta la sfioro non perché devo, ma perché voglio. La prendo per la vita sottile e le sussurro...

..."Vieni con me". Un lungo brivido mi corre lungo la schiena. Riconosco quelle mani appoggiate su di me. Grandi, delicate, rassicuranti. Affiderei loro tutta me stessa. Lascio che mi giri con dolcezza. I nostri nasi quasi si sfiorano. I suoi profondi occhi azzurri sono una calamita per i miei. Non sento più la musica assordante. Sono paralizzata da questo momento, paurosa di spezzare questo equilibrio, questo strano dialogo fatto di sguardi. Si abbassa ancora un po' su di me e mi sfiora l'angolo della bocca con un bacio leggero. Fremo. Lo desidero. Intravedo dalla camicia leggermente sbottonata l'abbronzatura dorata che gli ricopre il corpo scolpito. Ho voglia di lui, delle sue mani che mi esplorano, del suo profumo che mi u

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Il litigio

Credete che sia poco difficile comunicare con le persone, o con le donne? Nel rapporto con Sonia, la mia ragazza, prima devo intuire i suoi desideri nascosti sotto maschere di ipocrisia e di finzioni. Poi solitamente devo comportarmi in modo opposto a quello che desidero, allo scopo di far piacere a lei.
Senonchè a volte sbaglio nell'interpretare le frasi, i suoi gesti, così rispondo o mi comporto in modo sbagliato. Allora Sonia mi punisce con silenzi, con dispetti e per quel giorno rifiuta di farsi baciare e accarezzare.
Molti innamorati non arrivano mai a vedere l'intricata psiche femminile, e allora si domandano: perché oggi la mia ragazza è scontrosa? Perché mi ama un giorno sì e un giorno no? Perché fa i capricci? Perché ? Perché ?
Inoltre la donna getta sonde, pone problemi ed enigmi per verificare come vengono risolti dal suo innamorato. Successivamente lei trae conclusioni e in poco tempo capisce che tipo di uomo egli è. Noi uomini invece, solo dopo anni comprendiamo che tipo di donna è la nostra compagna.
Oggi ho litigato con la mia ragazza per un motivo stupido. Sono andato a prendere Sonia in macchina e l'ho portata a Miega. In questo piccolo paese fanno una suggestiva festa del vino, con banchi di caldarroste, frutta secca e gare di suonatori di campane. C'ero stato da solo l'anno scorso e perciò ho insistito per portare la ragazza affinché veda anche lei questa festa tradizionale.
Senonchè appena arrivati incomincia a piovere. Per un po' ci ripariamo sotto un tendone. Quando il cielo schiarisce raggiungiamo a piedi la piazza ma le panche non sono pulite e Sonia si sporca il vestito. Inoltre le bancarelle sono chiuse, così decidiamo di andare via.
Lungo la strada, incominciamo a litigare perché lei avrebbe preferito che fossimo andati a casa della sua amica Cinzia. Io tento di farla ragionare:
"Mi era sembrato di capire che ti sarebbe piaciuto andare a Miega".
"No. Io ho acconsentito di andare per accontentare te, perché se

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   1 commenti     di: sergio bissoli


Lei mi è sacra (terza parte)

Tornato in redazione volavo. Sorvolavo sulle cose e sulle persone, che erano tutte sparite. E proprio perché neanche le vedevo, quelle cose e quelle persone, le trattavo tutte con un'indifferenza placida e gentile, cosa che le colpiva e le faceva diventare più considerevoli nei miei poveri confronti. Anche le cose mi sorridevano dunque, e ciò voleva dire che ero veramente fuori di testa.
" Lei mi è sacra..." pensavo, e mi sentivo trasfigurato. Io ero un altro ora e praticamente vivevo solo per lei. Il resto non esisteva. Ci passavo sopra. Penetravo attraverso la materia come se avessi annullato la mia fisicità. Ero una specie di angelo e ogni volta che la pensavo, la "sentivo". Ed ero sicurissimo che anche lei "sentiva" me.
Ecco ecco 'sti romantici cosa provavano! E anche 'sti stilnovisti!... E i troubadours... " Si, ora anche i troubadours! - mi dissi ironico - Ci mancavano pure quelli..." Ed ebbi voglia di scrivere delle parole per lei, e poi magari di mandargliele in un messaggio.
Alla fine le scrissi, quelle parole, usando una splendida citazione da Baudelaire: "... così gioielli, mobili, vestiti / s'adattavano in pieno alla sua rara bellezza / niente offuscava la sua luce perfetta / e tutto sembrava farle da cornice..."
Lei naturalmente non mi rispose. Ed io passai un altro pomeriggio di fuoco, timoroso di averla infastidita. Poi, prima di dormire, mi lasciai andare. Mi dissi che ormai avevo varcato il Rubicone della unilateralità e che potevo anche rischiare di disturbarla. Il mio amore valeva per se stesso ormai, e non avevo bisogno neanche della sua approvazione o del piacere che potevano farle i miei complimenti. Godevo solo del mio "sentire", e lei diventava quasi una scusa, una semplice occasione per provare i miei sentimenti più sublimi.
Ma quando il giorno dopo vidi arrivare il suo messaggio, con su scritto "Stasera faccio una serata con amici, puoi/vuoi venire?", capii che il mio "input di autarchia dei sentimenti" era sol

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   3 commenti     di: write



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