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Racconti di attualità

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La Schiava

La Schiava.

La mia signora, che il Signore l'abbia in gloria, trascurava sé stessa, per darmi tutto. Della sua abnegazione, me ne resi conto in una triste giornata di novembre, allorché, dopo la zuppetta mattutina, che mi preparava con amore, la vidi accasciarsi sul divano. Inutili i miei appelli e inutile la corsa all'ospedale. Se n'era andata per sempre, a causa di un volgare insulto cardiaco. Mi sarebbe mancata tanto... la zuppetta di latte, orzo e fette biscottate. Il solito via vai di queste circostanze, belle parole di conforto e qualche pranzo consolatorio.
Al di là delle facili battute sulle condoglianze o congratulazioni che spettano al coniuge superstite, va detto che, quando s'invecchia, la moglie è una gran bella cosa che serve e ne necessitiamo più di quanto si possa, immaginare. Di necessità si fa virtù e così mi ritrovai impegnato a cercare di risolvere affanni e pene che ogni giorno sa come fare per regalarci. Non ve ne dico e non ve ne conto di quanto e di cosa, le donne, siano capaci.
Volevano me al loro servizio e volevano anche tutelarsi, economicamente, a mie spese. È mala cosa essere uomini ed è mala cosa essere vedovi... ad una certa età. Se non fosse stato per il Magrebino Faraouc, starei ancora navigando tra flutti di guai grossi. "Dottore, voi avete bisogno di una schiava colta, giovane ed intelligente e se volete, ve ne procurerò una che è un vero affare". "Signor Farouc, non dica sciocchezze e poi quanto dovrei spendere?" "Dottore, la mia mediazione è di duemila euro e per il resto, siete voi a comprare la ragazza". "D'accordo, accompagnatela qui, domenica alle dieci". "D'accordo, domenica, Selimèna verrà ad incontrarvi".
La domenica mattina, come da copione scritto, sbarbato e rimesso a nuovo, studiavo le fattezze di una splendida donna e le sue sinuose forme, celate da un leggero vestitino. Riempiti gli occhi da tutto quel ben di Dio, mi accinsi a tempestarla

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   4 commenti     di: oissela


Come Casablanca

Il Premier israeliano Netanyau che non accetta la decisione del consiglio di sicurezza dell'ONU mi ha ricordato il comandante Luis Renault di Casablanca quando offre da bere a Lazlo e Ilsa, il dialogo è più o meno così:
Permettetemi di offrire da bere ad ospiti così importanti... mettete tutto sul mio conto! - dice il comandante Renault al cameriere.
Non posso permetterlo - dice Lazlo-
Vede, chiosa Renault, non è che un gioco! Lo mettono sul mio conto, poi io straccio il conto!

Perchè di Casablanca, come del maiale non si butta via nulla!
You must remember this...

Chiedere è lecito, accettare le decisioni dell'ONU è cortesia.
E così sia.


Centodieci attualità



A loro che mi han svegliato stanotte

A loro che mi svegliano la notte,
alle loro urla pietose,
ai loro pianti attutiti,
ai colpi duri delle loro piccole membra su selciati indifferenti;

A quelli rinchiusi in box angusti,
al loro pazzo e disperato girare e girare sempre e solo in tondo
un'ora
due ore
sempre.
Tutta la loro piccola e inutile vita senza gioie, senza piccole dolci speranze;

A quelli storditi vivi e appesi per una zampa, al loro disperato risvegliarsi nelle mani dure e guantate che tagliano, squarciano e dissanguano, i loro sguardi inermi e disperati e innocenti mentre sentono urlare la morte di quelli che gli han preceduti;

Ai piccoli vitellini di occhi giganti e lunghe zampe impazienti e gioiose, al latte delle mamme che non assaggeranno mai, ai prati che non vedranno mai, nati per essere uccisi;

Alle orde di maialini rosei e caprette sgambettanti e dolci agnelli sorridenti, alle galline calpestate e mai piu'ruspanti, ai pulcini tritati vivi;

Agli occhi delicati dei conigli,
alle zampe distrutte sotto i colpi di martello in oscuri antri di pseudoscienza ad opera di mostri vestiti di bianco.

Alla Dea Padella a cui vengono immolati,
al pelo delle pelliccie, dei guanti, dei giacconi che ogni anno ricompare sulle passerelle,
agli stilisti che molto potrebbero e nulla fanno;

A tutti quelli che dormono sereni la notte.
Che possiate sveglirvi almeno una volta nel cuore della notte.
Pensate a loro.
Piangono ora, hanno pianto ieri e lo faranno domani.
Tutto all'ombra rassicurante della legalità.

Fermatevi solo un piccolo attimo e ascoltate.
NON VI DILANIA IL CUORE?



Irene 20 anni dopo l'esame di stato

Sospirai, assorta nei pensieri che solo una giornata di pioggia, uggiosa e tedia, trascorsa a casa da sola può suscitare.
Sul divanetto sotto la finestra, il mio sguardo vagò per il giardino trafitto da lance che scendevano crudeli dal cielo capriccioso.
"E così" cominciai come in un dialogo tra me e me " eccomi qui, vent'anni di vita trascorsi a sfacchinare per realizzare quei sogni da ragazza cui tanto ambivo, per poi ritrovarmi spiazzata di fronte alla maestosità della natura e accorgersi di come quel tempo è stato totalmente inutile.
O, sogni impressi a fuoco nel mio cuore, perdonatemi per come vi ho brutalmente uccisi, seguendo solo la legge del mondo, la ferrea norma della convenienza stipulata dal rigurgito acido della vita, che ha più e più volte trapunto cuori inerti, un tempo colmi di speranze.
Mi ripromettevo di essere diversa, di uscire dal grigiore così come fa il primo timido fiore che rinasca dopo l'inverno. Egli sa che è destinato ad appassire, che nessuna mano gentile di giardiniere lo annaffierà o scaccerà da intorno a lui i parassiti assassini che bramano solo di divorare il suo esile stelo avvolto in un mantello di ghiaccio, eppure quegli ingenui fiori continuano a sbocciare, in una lotta contro la biologia, la botanica, la scienza in generale, non vinceranno mai la sfida col gelo, ma nascono per dar forza alla stessa terra di rinascere, sacrificano le loro vite per dimostrare che è possibile essere diversi.
Così io volevo essere, una rosa selvatica incurante dell'inverno, sprezzante di fronte alla morte e orgogliosa di fronte alla vita.
Invece cosa mi capitò allora?
Perché accettai di essere così sfruttata, spremuta dalla società?
Ora mi scopro tutte le mattine ad uscire di casa alle 7, vestita di tutto punto, con la valigetta in una mano e un caffè in cartone nell'altra per andare al lavoro.
Non sono più una persona, ma una squallida molecola d'acqua grigia trasportata dall'impetuosa corrente di una soffocante routi

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   2 commenti     di: luca


La cultura della Verità (anche in nome di Allah per educare alla pace!)

Per la cultura della Verità (anche in nome di Allah e contro ogni violenza!) c'è la filosofia dei Grandi, la testimonianza dei Santi e la parola di Dante!

La Verità

È la certezza che Dio esiste
con la coscienza (Socrate)
dell'amore (Platone)
nella mente (Aristotele),
pensier dell'amor nel subconscio,
sicura fede (Sant'Agostino)
ed anima immortale (San Paolo)
che mette in scena la vita
con una commedia infinita (Dante)
tra luci ed ombre quaggiù (purgatorio),
soltanto buio laggiù (inferno)
ma tanto Sole lassù (paradiso)

La Verità, pertanto, è anche un'acquisizione culturale da Filosofi, Santi e Sommo Poeta e tramanda l'amore di GENI (Dna)... tori in figli in nipoti per GENE (codice genetico)... razione a "Gli albori della vita", dove ci sarà selezione morale (culturale e comportamentale)!
E l'uomo, con l'acquisizione della corteccia illuminata (sistema spirituale) dalla materia grigia (sistema nervoso), divenne un'anima vivente (Dio il Signore formò l'uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l'uomo divenne un'anima vivente) sul paradiso terrestre secondo la profezia Maya rivelata a Maiello e... verranno i tempi belli!

In questa nuova era spirituale (ultrapallio) scalando la VITA (1-vegetativa solare/fotosintesi clorofilliana, 2-animata istintiva/arco riflesso midollare, 3-animale emotiva/sistema limbico, 4-cosciente riflessiva/corteccia cerebrale, 5-illuminata intellettiva/corteccia associativa) grazie alla corretta CONOSCENZA (1-cogito/pensiero vigile, 2-ragione/pensiero razionale, 3-intelletto/pensiero sciente, 4-sapienza/pensiero illuminato e 5-contemplazione/pensiero estatico), il PENSIERO (membrana esterna) abbraccerà l'AMORE (citoplasma) intorno alla luce della COSCIENZA (nucleo), cellula spirituale dalla materia grigia e la presenza di Dio o di Allah diventerà immanente (coscienza), trascendente (pensiero) e vincente (amore).
In tal modo si metteranno d'accordo Filosofi, Poeti e Santi, e

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Se dalla notte o dal giorno di Giovanna Stanganello

"Se dalla notte o dal giorno" è un libro di storie e poesia dei ragazzi di strada brasiliani. L'Autrice, una giovane insegnante, è stata più volte e a lungo in Brasile. Ha lavorato nella Oficina pedagogica della casa das meninas di Teofilo Otoni. Con amore e intelligenza ha raccolto storie tragiche di bambini che abitano la strada e che sono esposti ad ogni violenza. Eppure dalle poesie diligentemente inserite nel libro con il testo italiano a fronte di quello portoghese. traspare una gioiosa voglia di vivere, una ferma denuncia, una delicatezza di sentimenti che un tragico contesto non è riuscito a soffocare. L'autrice è riuscita ad ottenere una interessante intervista da Paulo Freire, pedagogista impegnato in progetti sociali per i ragazzi di strada. Una citazione merita la copertina del libro: è una fotografia, autentica.
È notte e un bambino dorme tra le braccia di una statua di marmo.
"Oggi mi hanno chiesto per chi scrivo
Mi hanno interrogato con la domanda:
per chi scrivo i miei pensieri.
Con uno sguardo distante e un po' timido
ho risposto:
scrivo per quelli che non arriveranno mai a leggermi;
scrivo per quelli che mai frequenteranno una scuola;
scrivo per chi non ha un soldo
nemmeno per comprare un pane o un libro di poesie;
scrivo per i mendicanti, gli accattoni, i drogati o i viziati
che un giorno troveranno nel mio libro
un appoggio per le loro teste durante il sonno;
scrivo per quelli che, come me
sono o già furono ragazzi di strada;
scrivo per te, e per te,
perché il mondo conosca le nostre allegrie
e sofferenze"

Edizioni: La NUova Italia



Complice la notte

È notte. Tutto tace. Il buio mi circonda alimentando le fantasie che accrescono il mio desiderio.
Il silenzio mi avvolge, complice, in ascolto del mio respiro che lentamentesi fa irregolare.
Il mio corpo è teso fino allo spasimo, il desiderio, prepotente, mi assale.
Vuole soddisfazione.
Ti immagino accanto a me, immagino le tue mani che accarezzano il mio corpo come tu sai fare, tu che conosci ogni centimentro della mia pelle, donandomi quel piacere così intenso che solo tu sai procurarmi.
Mi rigiro nel letto mentre la voglia di provare ancora una volta quelle sensazioni si fa sempre più impellente, quasi una necessità.
Il mio corpo trema, freme quasi d'anticipazione. Ma tu non sei qui.
Sebbene sia tardi mi alzo alla disperata ricerca di qualcosa che possa sviare i miei pensieri e far assopire momentaneamente i miei desideri.
Cioccolato... proprio quello che ci vuole...
Ma le cose non vanno esattamente come avevo sperato. Ogni morso non fa che acuire di più la mia voglia, la dolcezza del cioccolato che si scioglie nella mia bocca mi riporta alla mente la dolcezza dei tuoi baci, le tue carezze, il tuo sapore.
Lo assaporo, avida.
Il mio corpo è in fiamme,è quasi come se mi trovassi nel cuore di un incendio. Mi sento come febbricitante.
Ormai senza controllo le mie mani si posano sul mio corpo muovendosi dolcemente, accarezzandolo in tutto le sue parti più intime.
Chiuso gli occhi e tu sei qui, accanto a me, mi accarezzi e sei tu a regalarmi queste meravigliose sensazioni.
Mentre onde di piacere sempre più grande invadono il mio corpo, realtà e immaginazione si confondono.
E il piacere cresce, cresce sempre di più e mi ubriaca, mi annebbia la mente, impedendomi ogni pensiero razionale, e mi trasporta in un altro mondo, fatto solo di sensazioni. Tutto il resto scompare, niente più ha importanza; non mi accorgo nemmeno di ansimare forte, rischiand di svegliare tutti, o forse non mi interessa.
Ed infine sento il mio corpo attraversato co

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   4 commenti     di: Luana Andronico



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