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Racconti autobiografici

Pagine: 1234... ultimatutte

È morta, mia nonna... ha deciso così

Mia nonna è morta. Ha deciso di non nutrirsi più e a nulla sono serviti il ricovero e le fleboclisi.
Un anno fa, a novantasei anni aveva superato l'intervento per la frattura al femore e aveva affrontato con coraggio il duro periodo di riabilitazione. L'avevano dimessa dopo un mese dalla clinica, nonostante avesse due piaghe ai talloni e non fosse più in grado di camminare autonomamente: queste sono le regole della Regione, trenta giorni, non uno di più, a prescindere dai risultati. Nel frattempo, a causa della protratta cateterizzazione urinaria, era diventata incontinente.
Tornata a casa aveva accettato, non certo con letizia, la necessità di una badante h 24 e la nuova condizione di invalida al 100% e di disabile grave. Le pratiche per il riconoscimento del suo stato avevano comportato spese per le certificazioni, lunghe file e tempi di attesa non indifferenti per la visita della commissione medico-legale ma per fortuna la nonna non era sola e tutti noi nipoti ci eravamo fatti in quattro per darle una mano.
L'evento per cui mia nonna ha deciso di morire può sembrare banale ma per lei non è stato così.
Tra i molti diritti conseguenti al suo stato di invalidità e disabilità (diritti che, tutti, implicano costi non indifferenti alla collettività), c'era quello relativo alla fornitura di pannoloni e traverse usa e getta, che avveniva con cadenza trimestrale. Inizialmente aveva ricevuto 180 pannoloni da giorno, 90 da notte e 90 traverse, per un totale di 360 pezzi che, come ho detto, servivano per tre mesi. Nell'ultima consegna però i pezzi sono stati solo 240: 180 pannoloni e 60 traverse. Non si trattava di un disguido ma di una necessità di risparmio da parte dell'Ente erogatore del servizio.
Sentendo profondamente lesa la sua dignità la nonna ha dichiarato: - Ho novantasette anni: ho il diritto di non volere più vivere in un Paese dove la corruzione dilaga e i privilegi diventano diritti ma si risparmia sull'igiene quotidiana dei vecch

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Perché scrivo

Occasionalmente accade che chi scrive, per passione e non per lavoro, si chieda quale sia la ragione essenziale del proprio scrivere.
Non è come il chiedersi per quale motivo si vada al cesso al mattino; in questa ultima eventualità passione e lavoro condividerebbero la stessa valenza.
Tra le innumerevoli ragioni che vogliono soddisfazione dalla scrittura una è la mia preferita, e credo sia quella che le dita stringono quando si sventola il ventaglio costituito da tutti gli altri motivi: io scrivo per me stesso.

— Oh oh... — qualcuno dirà
— Che idiozia!
— Che scusa puerile
— Tutti sanno che il pensare esaurisce le funzioni del dialogo con se stessi
— Perché lasciar tracce così sconvenienti di sé? —

— Perché io non scrivo per avere in cambio una convenienza— risponderei... se fosse del tutto vero.

Invece una convenienza c'è ed è data dal fissare, nero su bianco, concezioni migliorabili nel tempo che io trascorro cercando di migliorarmi.
Il pensiero scolpisce se stesso attraverso le emozioni che suscita, ma non è l'emozione il faro che cerco. Troppo mutevole è il sentimento perché possa sperare di rappresentare valori immutabili, e io scrivo per destabilizzare un errore.
L'errore che si commette quando ci si affida soltanto all'emozione, nella speranza di riempire un vuoto di valori.
L'ovvietà criminale che consiglia di andare dove porta il cuore è, dal mio punto di vista, analoga a quella che assicura il lavoro renda liberi.
Il vero cuore è quello che non contraddice la ragione, e la vera ragione è quella che senza il cuore si rifiuta di agire.
Che l'esistenza corrisponda a una donazione solo chi ruba non lo sa, e questo deve essere sufficiente per associare al sacrificio di sé un valore che il sacrificare gli altri non ha il diritto di rappresentare.

Io scrivo, ogni volta, per ricordarmelo.

   12 commenti     di: massimo vaj


Emergenza

Avevo fortunatamente trovato posto a sedere sul tram n. 16 circolare destra, direzione collina, quando, in prossimità del Palazzo Nuovo dell'Università, sale un tipo strano, sulla sessantina, allampanato, magro e lungo, una via di mezzo tra un barbone pulito e un intellettuale trasandato, con una cartella sotto il braccio. Sento che sta chiedendo a tutti i passeggeri se hanno un cellulare, perché ha bisogno di fare una telefonata urgente; si offre di pagare, beninteso. Tutti, uno dopo l'altro, si rifiutano, negando di essere in possesso di telefonino.

Io penso, vigliaccamente, adesso mi alzo e mi posiziono vicino all'uscita, così quando arriva da me gli rispondo che devo scendere, anche se non è vero, e risolvo il problema.
A ben pensarci però, la soluzione un po' ipocrita non mi soddisfa granché, e resto seduto, mentre il personaggio continua la sua questua, avvicinandosi sempre di più. In men che non si dica è arrivato al mio vicino di sinistra, un signore molto ben vestito, giacca e cravatta, scarpe lucide, probabilmente almeno due telefonini addosso. Anche lui nega di averlo, e non gli scappa neppure da ridere. Mi vergogno per lui e aspetto il mio turno.

Ci siamo: "Lei ce l'ha il telefonino?".
Certo, rispondo io.
"Guardi, se potesse farmi la cortesia, io ho davvero bisogno di fare una telefonata urgente, le dico il numero, lo compone lei stesso e poi mi passa il telefono, io parlo con la persona e glielo restituisco subito, pagando il disturbo".
Non sono molto convinto dell'innocenza della proposta, ma decido di correre il rischio, tiro fuori il telefono, compongo il numero dettatomi e glielo passo, tra gli sguardi di disapprovazione di tutti i passeggeri.

A questo punto Ceronetti (non era lui ma gli assomigliava parecchio) inizia a parlare, in dialetto, con un tono di voce altissimo, quasi gridando: "Papàaaaa! Sono ioooo! Sto arrivandooo! Eh, c'è stato un contrattempo, poi ti spiego, ma non preoccuparti, tu incomincia a preparare la

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   12 commenti     di: PIERO


Il mio tesoro

Sono una persona che si potrebbe definire benestante, anzi spesso mi sento rimproverare di essere borghese e forse è vero.
Da agiata sessantenne, senza molti problemi finanziari, ho cercato di localizzare un "mio tesoro" arricchitosi nel tempo. Ho deciso che il mio tesoro è una piccola agendina piena di indirizzi e preziosi numeri telefonici.
Andrea l'imbianchino: Proviamo a scorrere le pagine ed inizio con Andrea, che poi è un imbianchino. Uno strano omone che si è presentato al mio appartamento per valutare i lavori, aveva una curiosa borsa di paglia che conteneva una parte dei suoi attrezzi, una borsa smisuratamente piccola e graziosa per quella figura enorme. Forse l'insistenza con cui l'ho osservata lo ha indotto, con un certo imbarazzo, a dichiarare di aver trovato comodo quell'accessorio sicuramente inadatto e vezzoso.
Andrea è un artigiano allegro e puntuale, riesce a non lasciare tracce del suo lavoro e deve essere difficilissimo. Soffre di solitudine mentre lavora e allora si è presentato il secondo giorno con un amico che non fa niente altro che chiacchierare con lui, così con il suo compagno, soprannominato "bimbo" , chiacchierano tutto il tempo e mi sono incuriosita. Parlano di sport, un giorno BIMBO lo ha lungamente sollecitato a decidersi ad accompagnarlo in barca, Andrea però era titubante e alla fine sembrava capitolare a patto che Bimbo avesse la ciambella per lui, sì ha proprio detto la ciambella e non il salvagente ed io ho immaginato questo gigante avventurarsi per mare con una ciambella che è un salvagente da bambini. Andrea mi ha detto che adora il suo lavoro perché si sente libero, gli dispiace solamente di imbrattarsi tutto perché è un imbianchino. Dopo che hanno finito i lavori ho cercato disperatamente un paio di pantaloni neri che avevo dimenticato in un attaccapanni. Solo quando è tornato a prendere i soldi dovuti mi ha confessato che, siccome aveva inavvertitamente schizzato i pantaloni con la vernice, ha deciso di

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Ricordi di scuola

In quel Tempo
nel radioso mattino di un'estate precoce,
me ne stavo seduto, intontito, abbruttito dal vino,
sul ciglio di una via polverosa.
Ebbro di melma stavo a piangermi addosso,
quando presi a volare sul scintillante Carro di Fantasia,
una voce misteriosa e bizzarra mi giunse all'orecchio,
sopra ad un fiore avvelenato da nubi di piombo
un'ape mi guatava con occhi simili a capocchie di spillo roventi.
Ma la voce proveniva dall'alto, dall'interno di un serico bozzolo,
domicilio di larva, qual ero io in quel momento.
Il sussurro si trasmetteva nell'etere come onde di idromassaggio,
dello stesso aveva il potere di rilassare i miei muscoli tesi.
"Ricostruiremo Tutto, più Antico di Prima."
Furono queste le prime note curiose di quella melodia che giungeva dal Nulla.
Antico: fu ciò che mi costrinse a pensare,
a far scoccare la scintilla che mise in moto il motore e presi a rammentare.
Ero tornato sui banchi di scuola, durante l'ora di Epica e Mitologia,
udivo una dolce voce di donna narrare ad un allievo rapito
dell'Ira funesta del Pelide Achille, invulnerabile Eroe,
della tragica morte di Ettore, del dolore di Andromaca sua sposa adorata,
ma quello che più esaltava il fanciullo eran le gesta di Ulisse l'Astuto.

"Dopo un assedio durato due lustri,
cagione di morte per innumerevoli Eroi di entrambe le schiere,
la Superba Ilio dagli Achei fu violata e combusta.
Dopo di ciò gli Eserciti Greci volser le prue delle agili navi verso le rive natie,
verso la Patria lontana.
Ma ad Ulisse, che con l'inganno diede agli Achei la vittoria,
fu negata la rotta più breve.
Poiché Odisseo era inviso a Nettuno, Padrone e Signore dei Mari,
fu, da quel Dio furente ed offeso, condannato per mille tempeste a navigare,
mille perigli costretto ad affrontare, in mille battaglie forzato a pugnare.
Un giorno, esaurite le scorte di acqua e di cibo,
diresse la prua della nave verso la spiaggia di un'isola ignota.
Lui e i suoi com

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.. non lo sa nessuno il fatto della perdita dei pensieri

.. un sistema di specchi mi porta l'immagine del monitor. che non sono riuscita ad appendere. è un po' sfocata e lontana e non riflette solo il monitor.. a volte si sovrappone la visione della pioggia. quando piove.
.. e i bracci secchi del noce che si agitano al vento. quando c'è vento.
.. una serie di cavi usb tiene unito il tutto.. come una famiglia di una volta. potrei lavorare solo di notte. tanto il monitor è illuminato e illumina.
.. ma non dovrebbe esserci nessuno.. perchè questa cosa non la deve vedere nessuno. nessuno lo sa il fatto della perdita dei pensieri..



Riproviamoci

È passato ormai un anno e mezzo da quando ci siamo lasciati. E tu ancora mi cerchi. Dici di essere innamorato di me, pazzamente e so che questa è la verità.
Ad un mese che stavamo insieme, mi scrivesti una lettera che ancora oggi, leggendo, mi fa piangere.
Era esattamente questa.
"Quando la fiamma del mio cuore sembrava ormai spenta scoccò una scintilla che mi fece ribattere il cuore. Il tre aprile 2009 quando ci siamo messi insieme la mia vita è cambiata totalmente e in un attimo le cose andarono per il verso giusto. Giorno dopo giorno capii che mi stavo innamorando di te. E non posso fare a meno di amarti e dirti quanto ti amo.
Sei stupenda: bionda con due occhi grandi e belli come l'oceano, labbra sottili e un corpo da favola. Sei la ragazza che ho sempre sognato ma senza alcun risultato. Grazie alla tua voglia di amare, mi hai liberato dalle catene della solitudine. Quando vai via da me lasci un vuoto incolmabile nel mio cuore. Sei tutto per me: la luce dei miei occhi, l'aria che respiro, la mia vita.
Quando sono con te vorrei bloccare il tempo, per dedicartelo tutto. Quando sei lontana sembra che il tempo non passi mai ma quando ti rivedo le ore insieme passano velocemente e quando devi allontanarti di nuovo da me, rinizia la malinconia. Ogni mattina però mi sveglio e ti penso, non finirò mai di dirti quanto ti amo e quanto sei bella."
Leggendo queste parole ripenso a ciò che ho fatto. Ho lasciato un ragazzo d'oro, pronto ad amarmi e sopportarmi, giorno dopo giorno come se fosse sempre il primo.
Ed ora, ad un anno e mezzo che passiamo lontani, io ci voglio riprovare. Mi cerchi ancora e dici ancora di amarmi. Mi consideri sempre la più bella, mi cerchi ogni momento e vorresti ancora passare del tempo con me. Ed ora, ancora mi ripeti quella frase con la quale iniziammo la nostra storia: Tu starai sempre al primo posto. Nel mio cuore e nella mia vita.
"Sei la mia stronzetta, bella e solare, pronta con il tuo sorriso a rendermi di nuovo

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   1 commenti     di: Sara Turco



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