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Racconti su avvenimenti e festività

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Ricordi di cenere

Una serata speciale, Venerdì 17. Una serata stanca, in pieno tramonto, seduto fuori, al fresco ed al riparo da quel caldo sole. Seduto su una cassetta rossa, vicino al magazzino della nonna, semplicemente a guardarla.
La cassetta era comoda, molto comoda, ed il posto, anche se bruttino, era speciale. Era speciale perchè ero semplicemente vicino alla mia famiglia. La nonna, portava il suo solito vestito, lungo fino alle ginocchia, rosso, come il tramonto, riempito di numerosissimi fiori, di tutti i colori. Lei, seduta su uno sgabello, ( un vecchio sgabello, di grande età, dell' età del vecchio caminetto )aveva una cassettina di cartone, vicino, ed esplorava documenti.
Era seduta lì da ore, tante ore, col peso degli occhiali su quelle semplici carte, con le sue mani forti, sfogliando innumerevoli fogli. Avviccinandomi di più, notai che erano semplici documenti, carte postali, ecc. Finchè, iniziammo a parlare, e capii che quella, sarebbe stata una splendida serata.
Continuò a prendere fogli, a selezionarli, a buttarli, a conservarli. Alcuni, dell' epoca del '71, furono buttati, con un po' di malumore, pieni zeppi di ricordi.
Da quella carta postale del '71, spuntò fuori, un leggero discorso, leggero come la brezza che, nel frattempo avanzava su di noi.
Parlammo a lungo della bisnonna, della mia bisnonna. Una donna premurosa, gentile, forte, tendente alle tradizioni. Non l' ho potuta conoscere... ma già so, con tutte le cose che ho sentito, che era una persona fantastica.
'' Mia nonna era molto solare, era contenta, di vedere tuo padre con Monica.''
''Davvero?'' .. ''Essì, e fu ancora più contenta quando, per la prima volta tua mamma le disse Nonna. Il giorno le si aprì il cuore, fu felicissima e, io, dicevo a tutti: -Avete visto, Monica le ha detto nonna!- Quando si sono sposati era contentissima, anche se prima diceva, che Tonio era troppo bello per lei. Quando però si convinse della sua bellezza esteriore, Guai, chi toccava Monica!''
''Davve

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All'ombra della sera

Giornata particolare quella del giuramento a Falconara, un sabato di fine maggio nell'ottantanove, cominciata prestissimo con tutte le fasi della preparazione e durata a lungo, anche dopo, prima della consegna del Garand in armeria, del cinturone e della baionetta.
Era venuto mio padre, al giuramento, si era fatto qualche centinaio di chilometri, sarebbe ripartito presto, la domenica mattina, per la notte gli avevo prenotato l'albergo vicino alla caserma.

Quel sabato andammo a pranzo a Senigallia, una bella girata sulla FIAT 131, per allontanarci un po' da dove mangiavo sempre.
Durante il CAR, a Falconara, mi ero solo preoccupato di mangiare il più sano possibile, di fare molto uso di verdura.
Avevo trovato la quadratura del cerchio con i Roscani all'anconetana, una verdura che ricordava gli spaghetti, che erano la specialità del posto, mangiati al ristorante dove andavamo con i commilitoni e dove era anche possibile telefonare e ricevere le telefonate.
Il locale aveva la caratteristica di essere sudicio, ma non poco! Basti pensare che lo chiamavamo affettuosamente "Il trogolo".
Le sedie dei tavoli erano così attaccate al pavimento che dovevamo fare un movimento ondulatorio prima per staccarle dal suolo e inserirsi tra loro e il tavolo.
Stavolta invece un bel pranzo sul mare vero e di mare, scordando i Roscani, poi un giro su un lungomare veramente degno di tale nome, a Falconara c'era una bella raffineria che ingentiliva il paesaggio. Mi levai per qualche ora dall'immersione nella vita di caserma, una piacevole sensazione di libertà.

Tornati a cena nell'albergo, in attesa della cena, mi misi alla TV a vedere la finale di basket della "Libertas"; perché se è vero che ero tifoso della Pielle, era pur sempre una squadra di Livorno che si giocava il titolo nazionale.
Il piccolo allungo di Milano, poi il finale, con la rimonta e, dopo il canestro all'ultimo secondo all'ombra della sera, la confusione e il titolo assegnato.
"Livorno campione d'Itali

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Incontro ravvicinato - I parte

Parco delle Apuane - Mi sono ritrovato con gli altri componenti della spedizione a Ponte a Moriano, nella piazza principale del paese, erano le 16 in punto, come in precedenza telefonicamente programmato.
Tre fuoristrada di marca russa ci stavano aspettando. Quando la comitiva fu al completo, eravamo in nove, più i tre autisti.
Uno degli autisti, in jeans e T-shirt bianca mi è venuto incontro, ha chiesto il mio nome, poi ha detto agli altri: "Ora ci siamo tutti, possiamo andare!" ero io il ritardatario.
Ho preso posto su uno dei fuoristrada e ho caricato la sacca che mi ero portato dietro.
Tutti i componenti della spedizione avevano una sacca come la mia. Erano stati presi precisi accordi col gruppo Shado, un sacco a testa delle dimensioni di una sacca da ginnastica, con dentro solo apparecchiature da ripresa, nient'altro.
Siamo partiti e in breve siamo giunti nel Comune di Borgo a Mozzano, i fuoristrada hanno poi imboccato alcune strade sterrate che penetravano sempre più all'interno del Parco delle Apuane.
Ho chiesto all'autista in quale località fossimo diretti, ma lui mi ha risposto che si andava al campo base. Non ha voluto aggiungere altro.
Mi era stato detto che il luogo era un punto focale, già da tempo, per gli avvistamenti e che era costantemente monitorato dall'esercito: quale? l'aviazione, l'esercito italiano o la N. A. T. O.?
In passato qui era avvenuto un "incontro": di più non sono riuscito a sapere.
Dopo aver percorso vari chilometri tra selve di querce, faggi e vari tipi di conifere, i fuoristrada hanno raggiunto un prato, grande quanto un campo di calcio, incastonato tra il verde delle selve e, sul lato nord da una roccia che lo delimitava dal resto della montagna che solo in quel punto continuava a salire.
I fuoristrada si fermarono a fianco alla roccia e il campo era libero davanti a noi. L'erba era in più parti pestata e lasciava intravedere grandi solchi: doveva esserci transitato qualcosa di pesante. Non recentemente però, po

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Valentino Rossi. Finalmente una bella persona

Ciò che è successo a Valencia è qualcosa di più di un evento sportivo. Questo lo dichiaro puramente con l'animo di chi sa appassionarsi di fronte a un uomo di eccezionali capacità come Valentino Rossi. Alludo ovviamente alle sue prove sulla Ferrari.
Un campione che racchiude in sé il perfetto equilibrio tra talento e fortuna e che ne sa trarre il massimo giovamento senza imbarazzo.
Quest'uomo suscita in me una miscela di ammirazione e di invidia così benevola, che mi dico "ma guarda che bella persona!"
Sottolineo uomo perché è di questo che si tratta, nonostante il suo aspetto da eterno adolescente, con quelle sue adorabili sceneggiate che sono il sintomo non di un'apparente immaturità ma, al contrario, di un'enorme maturità. Questo è un uomo che sa giocare, con se stesso e con gli altri perché capisce l'essenza del gioco.
È il ragazzo che tutti noi avremmo voluto essere nel nostro intimo. Non è mai coivolto in quell'insulso gioco per stupidi annoiati che va sotto il nome di Gossip. Si esprime sempre con competenza e spontanea umiltà.
È probabilmente il più grande pilota che la storia ricorderà e lui, ad ogni sua impresa, si esprime come se avesse fatto un buon compito in classe.
In un periodo storico in cui domina la miseria culturale, catapultata nelle nostre menti dalla televisione, un uomo come Valentino alza la media generale di diversi punti percentuale.
Vederlo correre è un piacere sul piano stilistico. Ogni sua partenza è quasi un disastro anche quando parte in pol. Finisce risucchiato nel gruppo, talvolta perde sei o sette o più posizioni. poi comincia una caccia del gatto col topo per raggiungere il secondo posto incollato alla targa del primo. Normalmente impiega una decina di giri per fare questo. Poi il malcapitato di turno alla testa della corsa, tenta in tutti i modi di scrollarselo di dosso, inutilmente, fino a quando a pochi giri dalla fine Valentino innesta la sua marcia e va a vincere.
Questo esserte umano è fra n

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   1 commenti     di: Rudy Mentale


Aisha 4 lettera di Cesca

Ed eccoci qui, stretti stretti, in un buffo divano letto in casa di Tonio, Jil sta dormendo, e come al solito russa!
Sembrerà strano, ma la cosa non mi disturba più di tanto, mi piace quando il suo russare mi sveglia, e mi da modo di guardarlo così, disarmato, abbandonato sul mio corpo, e allora lo accarezzo piano piano, per non svegliarlo, e mi godo questi momenti in cui, il mio uomo è veramente tutto mio, completamente affidato al mio controllo, alla mia protezione, al mio amore.
Sì credo che possa definirlo amore, se il pensare a lui quando non lo tengo vicino, mi fa stringere lo stomaco, e guardarlo, quando è al mio fianco, mi aumenta i battiti del cuore.
Ora che dorme fra le mie braccia, lo vedo per quello che è realmente, un bambino, sì un bambino nascosto nel corpo di un uomo grande (non posso dire vekkio altrimenti mi mette il muso per una settimana), un bambino che da sveglio misura ogni suo gesto, ogni sua parola, per non turbare gli equilibri della nostra vita; sta attento a quel che mi dice e talvolta mi parla come se io fossi ancora una sua alunna, una ragazzina del liceo, bramosa di vita ma spaventata dalla vita stessa.
Ed io rido, quando mi fa le coccole, e la gioia di averlo accanto mi commuove, e lo abbraccio, e lo stringo quasi a fargli male, perché Jil è mio, e lo sguardo da cerbiatto col quale mi osserva, ogni volta, mi convince della sua sincerità, della sua passione, del suo infinito amore; ed allora gli sto preparando un regalo, o meglio una sorpresa; ho smesso da più di tre mesi di prendere la pillola!
Una volta Jil mi scrisse ”succeda quel che deve succedere”. Ecco, io credo che sia ora che succeda qualcosa, che io celebri il mio, il nostro amore, con la sacralizzazione della maternità.
Ho tanti dubbi, è vero, però sono quasi convinta che regalare al mondo un figlio mio e di Jil, sia il modo migliore per esternare il mio amore per lui, il modo migliore per dare al mio uomo, al mio compagno, la conti

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   3 commenti     di: luigi deluca


Il Tizio Qualunque

Il Tizio Qualunque non è una leggenda. Io l'ho visto. Più di una volta.
La prima volta che l'ho visto ero al compleanno di una mia amica in discoteca. Giravo tra i tavoli e la pista da ballo senza fermarmi mai con un buon mojito in mano, quando ad un tratto... eccolo! Era appoggiato al muro della discoteca, aveva un golfino nero sopra una camicia anch'essa nera, i pantaloni non troppo attillati di un colore molto scuro (credo che fossero stati neri anche quelli o un blu parecchio intenso). La cosa che però mi attirò più di lui fu il cappello. Portava un cappello nero con degli occhiali da sole (Ray-Ban penso) e guardava la pista da ballo senza il minimo interesse ne verso i ragazzi, ne verso la musica. Pensai che fosse fuori come un balcone, tenersi gli occhiali da sole e il cappello in discoteca era la cosa più strana che avevo visto. Andai a chiamare un mio amico per fargli vedere lo strano tipo che avevo appena adocchiato, ma quando indicai il punto dove il Tizio si era fermato, lui non c'era più. Scomparso.
Poco dopo una mia amica sembrò avere problemi con un ragazzo. Il ragazzo era ubriaco fradicio e la mia amica cercava in tutti i modi di liberarsi dalla stretta del ragazzo che aveva serie intenzioni di provarci. La mia amica cercava espedienti per resistergli e per andarsene da lì, senza tuttavia riuscirci. Non so perché non feci niente per aiutarla, probabilmente ero l'unico che l'aveva vista in difficoltà, ma non mi mossi. Stavo quasi per lasciare la mia amica al suo destino, probabilmente sarebbe finita male dato che il ragazzo era parecchio ubriaco, quando l'ho rivisto: il Tizio Qualunque.
Il Tizio si mise in mezzo alla mia amica e al ragazzo sbronzo. Blaterò qualcosa al ragazzo che si allontanò come spaventato da un qualcosa che aveva visto. La mia amica strinse la mano al Tizio e dai gesti capì che lo aveva invitato a ballare, il Tizio scosse la testa e si dileguò nuovamente nella folla. Lo cercai tutta la sera. Non l'ho più rivisto,

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   0 commenti     di: Claudio


3 Gennaio

Immaginaria storia di come un neonato racconterebbe la sua nascita se fosse in grado di parlare e di come forse gli piacerebbe raccontarla se una volta imparato a parlare fosse in grado di ricordarla..


Mi chiamo Emanuele e sono nato il 03 Gennaio.
Quel giorno faceva freddo e la mamma, in sala parto per il travaglio, guardando verso la finestra, ha finalmente visto brillare il sole.
Dopo alcuni uggiosi giorni di pioggia infatti ricorda di aver sorriso pensando che quello sarebbe stato un giorno indimenticabile perchè io sarei stato il suo "nuovo" Sole.

Io non ricordo molto solo che ad un certo punto lei ha iniziato a lamentarsi, sembrava stesse male, la sua pancia ha iniziato a stringersi e dilatarsi intorno al mio corpicino e lontano lontano ho iniziato a vedere una piccola luce...

Pian piano quei movimenti sono diventati più frequenti ed intensi. Io ho iniziato a scivolare dal mio guscio e all'improvviso, spinto con forza verso quella luce accecante ho chiuso gli occhi e quasi mi è mancato il fiato..
Ero venuto al mondo!
Solo allora ho capito che la mamma si stava lamentando perchè mi stava dando alla luce.

Ad un tratto qualcosa mi ha colpito ed io ho spalancato la bocca d'istinto... ne è uscito uno strano ed acuto suono.
Era la mia voce ma io non l'avevo mai sentita prima di allora.
Sono stato preso, maneggiato, toccato ed infine poggiato su qualcosa di morbido, ho provato ad aprire gli occhi ancora confusi dalla luce e l'ho vista.. l'ho riconosciuta subito, era la mia Mamma che mi sorrideva e mi salutava!!

Dopo nove lunghi mesi, cullato dal suo tenero e rassicurante grembo materno, finalmente potevo vederla.
Non riuscivo a distinguerla nitidamente, ma ho riconosciuto subito la sua voce quando mi ha salutato ed il suo tocco quando mi ha accarezzato così come faceva quando ero nel suo pancione.

Il nostro è stato amore a prima vista, guardandoci l'un l'altra per quei brevi ed intensi istanti, ci siamo detti "Ti Amo" senz

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