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Racconti d'avventura

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La partenza

Anno 1963 quando il mare era ancora incontaminato e non esistevano colate di cemento sulle spiagge.
LA PARTENZA
Aspettavo con ansia il tredici giugno, giorno in cui chiudevano le scuole, la mia casa diventava in questo periodo una fucina di energia creativa. Iniziavano i preparativi per le vacanze estive. La mia famiglia assieme ad altre dieci del paese erano consuete passare i mesi estivi al mare. Mio padre aveva acquistato a Cagliari una grossa tenda da campo, si comprava facilmente in quei negozietti dietro il porto in via Sardegna, sempre pieni di indumenti e vettovagliamenti militari. Per poter piantare la tenda nella sabbia e renderla più solida aveva fatto costruire, dal fratello falegname, uno scheletro di legno i cui assi s'incastravano nella sabbia in pochi minuti, poi la tenda veniva adagiata sopra e zavorrata con dei sacchetti riempiti di sabbia.
I sacchetti venivano legati a delle funi che cadevano ai lati dell'impalcatura, cosi, anche se avesse soffiato un forte vento la tenda non si sarebbe mossa. A fine stagione, la tenda veniva lavata e poi riposta nella "cassa del mare" in soffitta. Il compito di separare gli ambienti interni nell'abitacolo e la disposizione dei pochi mobili era riservato a mia madre che, con tanta pazienza, cuciva delle lenzuola colorate e ricavava, in breve tempo, dei teli che separavano i vari spazi. La sala da pranzo era un rettangolo di sabbia, occupato da un grande tavolo di legno e da due panche disposte a destra e a sinistra del tavolo, dove prendevamo posto noi dieci figli, alternandoci uno grande ed uno piccolo per evitare che si ribaltassero, per il peso non ben distribuito; mio padre assieme a mia madre stavano a capo tavola, uno di fronte all'altro. Un altro spazio fungeva da camera da letto, era molto ampio, specie al mattino quando arrotolavamo le stuoie che avevamo disteso per la notte. Per cucinare era stato ricavato un angolo, dove troneggiava una vecchia cucina a gas con quattro fornelli ancora ben funziona

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   5 commenti     di: antonina


Il Guardiano

Una volta al mese, nella notte in cui la luna è piena, proprio quando è allo zenit, praticamente dritta, dritta sopra la vostra testa, tutto il mondo si ferma per 30secondi.
Quando dico tutto, intendo proprio tutto. In America, Cina, Giappone, Mongolia, Pakistan, Kurdistan, Arabia, Cile, Giappone, Italia, tutta gli esseri viventi della terra si addormentano per 30secondi, persino i microbi.
Voi mi contesterete immediatamente che quando la luna è piena in Italia non può essere piena pure in Giappone nello stesso istante. Eh, eh, ingenui che siete, non sapete di che magie è capace la luna, pensate solo alle maree! Voi ne sareste capaci?
Malgrado il vostro scetticismo, continuerò a narrarvi questa fatto di cui sono a conoscenza. Ah dimenticavo: se non credete alla magia della luna chiudete il libro e mettetevi a dormire…ops volevo dire spegnete il computer.

Era una notte in cui non riuscivo a prendere sonno, nel mio palazzo non si sentiva volare una mosca, andai in balcone erano le ore 23, 01 del 15 settembre 1989. L’estate volgeva al termine, ma la serata era fresca e limpida. Le stelle in cielo sembravano migliaia. Cassiopea svettava alta vicino alla stella polare e spostata verso sud la luna piena era quasi allo zenit.
Restai abbagliato a guardarla, una luce strana le faceva da contorno, poi improvvisamente un enorme bagliore mi accecò.
Non seppi come, ma mi ritrovai in un altro luogo. Ero in una grotta buia, ma non avevo freddo, né caldo, non sentivo nulla: nessun rumore, non c’era vento, non più le stelle, la luna era scomparsa.
Vi garantisco che il terrore iniziò ad impossessarsi di me quando una voce profonda mi disse
-Tranquillo amico, non uscire e non ti succederà nulla-
Mi voltai, più incuriosito che impaurito, ed il mio sguardo che si era abituato al buio scorse un vecchio dai capelli bianchi. Mi avvicinai, sentendo la tranquillità invadere il mio essere.
Vicino a lui non potei fare a meno di notare i suoi occhi, grigi come l?

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   2 commenti     di: cesare righi


C era una volta

un giorno d"inverno una bambina decise di scendere in giardino, lei sentiva sempre rumori di notte e un bel giorno decise di uscire a vedere cosa ci fosse. si avvicino ad un albero grande e sentiva che li arrivavano i rumori, dopo un attimo l"albero inizio a parlare e gli disse che era il suo angelo custode che lo manda... la piccola ELISA era impaurita ma poi si calmò e capi che lui era l"amico che lei tutte le sere sognava.. la notte cala e lei si addormenta accanto a lui. l"albero la protegge con i sui rami ed è cosi che lei si sentiva la bimba più felice del mondo. sapeva che aveva un angelo accanto a lei e non doveva più avere paura della notte

   4 commenti     di: annalisa


L'insolito sesso

I vetri della lunga finestra erano rigati dall'acqua piovana. Le gocce ne segnavano la superficie scivolando lente, poi più veloci quando si univano fra loro. Ciascuna mostrava a suo modo il mondo intorno. Migliaia di minuscoli specchi ricurvi riflettenti una realtà deforme: questo erano. Luisella - che detestava il suo nome trovandolo insulso - le guardava, seguendo la loro triste sorte, il loro inevitabile suicidio sul davanzale, il momento in cui cessavano di vivere come gocce, mescolandosi al bagnato informe del freddo travertino.
"Che mattinata di merda!" pensava.
Al lavoro le avevano affidato troppe commissioni, come sempre. Così era uscita di corsa salutando i colleghi con un " Ciaoooo!" e si era infilata frettolosamente in auto. Dopo aver programmato rapidamente una mappa mentale dei vari luoghi della città da toccare, aveva deciso di fare la prima tappa alle poste. Il traffico era intenso nonostante fossero le nove del mattino e l'ufficio postale dove si recava di solito, a qualche chilometro di distanza. Lentamente, si era avvicinata in zona e aveva parcheggiato. Di buona lena si era avviata a piedi pensando che forse, data la distanza dal parcheggio, non era valsa la pena di andare in macchina.
Finalmente era entrata, sudata. Cinque sole persone in fila, quasi un miracolo! Mentre era assorta nel pensiero delle rimanenti ambasciate, si era avvicinato un giovane alto e scurissimo che lentamente l'aveva oltrepassata e con nonchalance, si era appoggiato con un gomito in prossimità dello sportello. Non una parola da parte di alcuno. La tensione era diventata palpabile, mentre la prima signora della fila stava terminando la sua operazione. Il giovane accennò ad ignorare il suo turno per rubare il posto agli altri, così Luisella sbottò:
"Guardi che c'è una fila!"
Senza neppure rivolgerle lo sguardo, lui:
"E chi si muove! Anzi, io non ho fretta. Quasi quasi mi leggo il giornale! "
E così detto, estrasse dalla tasca posteriore dei je

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Vacanze in tenda

Lo spettacolo dei giorni spensierati, sulla riva dell'elemento acquoso che più diverte e rallegra, era appena cominciato. Era la prima domenica di vacanza, le famiglie erano al completo e anche coloro che erano impegnati in campagna si concedevano una mezza giornata di mare. Davanti alla lunga fila di baracche c'era una gioiosa agitazione con scambi di saluti e di cibarie come frutta e verdura, perché chi la possedeva la regalava volentieri ai vicini. I bambini più piccoli non si rendevano conto del tempo, pur avendo appena fatto colazione, piagnucolavano attaccati all'orlo delle vestaglie delle mamme, volevano fare il bagno, "andaus mà a nadai"(andiamo a nuotare) dicevano, "ma è prestu"(è presto) rispondevano le mamme. Allora fuggivano, si facevano rincorrere, si udivano nomi e voci dal timbro ora duro ora dolce, mamme con i piccoli in braccio che ripetevano sempre le stesse parole" manca pagu!"(ci siamo quasi, manca poco)Anch'io ero lì, lasciavo errare i miei occhi nell'immensità di sabbia e mare, immersa in quella semplicità che sa d'eterno, che non lasciava pensare... perché il nulla m'invadeva, libera... di quella libertà che ha le ali e racchiude il cielo dentro il mare. Verso le undici la spiaggia s'animava.. si vedevano nell'azzurra distesa piatta alcuni che nuotavano, altri avvolti da asciugamani multicolori comprati nei negozi " d'orroba americana"(roba usata), coricati sulla sabbia con le mani incrociate sotto il capo.. Sulla riva bambini nudi come Dio li ha fatti ridevano e scherzavano, si rovesciavano acqua salata addosso, pestavano i piedi sulle onde per sentire quel dolce rumore e accumulavano sabbia bagnata per fare i castelli. Alcuni giocavano sulla riva con i cerchietti, altri s'affannavano appresso ad un pallone perché non riuscivano a star fermi. Sapevamo tutti che all'ora del bagno, se la fortuna ci assisteva e passava il benedetto "dottore" con il motoscafo, ci sarebbe stata anche la gita in alto mare... così si diceva. Appena si

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   5 commenti     di: antonina


Andrey e l'isola di Meth

Capitolo 1

C'era una volta, in un lontano paese del nord, un ragazzo, un certo Andrey, chiamato anche "Andre", aveva quindici anni, era vivace e in cerca di avventura, ma sfortunato. Era magrolino, esile insomma, ed era dunque il soggetto preferito dei ragazzi piu grandi. Ne vedeva di tutti i colori, ma non parlava. Ogni volta, quando usciva con una ragazza, cominciavano a prenderlo in giro, e gli fecero perdere perfino il vizio di uscire. Insomma, quel povero ragazzo non ne poteva più. Poi, un giorno, arrivò l'opportunità che gli avrebbe sicuramente permesso di cambiare vita : un trasloco. A proporre ciò fu lo zio, Simone, che sarebbe dovuto andare in un'isola sperduta per motivi di lavoro per fare ricerche, e se lo sarebbe voluto portare, per avere un po' di compagnia. Ovviamente Andrey accetta, tutto pur di liberarsi di quelle orribili persone che lo perseguitavano. L'avventura inizia!
Il viaggio, sarebbe durato circa 3 mesi, ma i genitori non avevano timore a mandarlo con lo zio Simone, si fidavano, quindi quei 3 mesi sarebbero passati velocemente. Il ragazzo, appena saputa la notizia comincia a fare i bagagli, felicissimo di intraprendere una nuova avventura; Finalmente arriva il tanto atteso giorno della partenza. I genitori erano in ansia, ma lo lasciarono partire ugualmente. Dopo tanti saluti, abbracci e raccomandazioni finalmente zio e nipote entrano in aereo (un aereo privato, ovviamente, non andavano a fare una vacanza e nessuno conosceva l'isola). Il volo è straziante, ma una volta arrivati tutto cambia. Andrey si sente una persona nuova, speciale, si vede sommerso dalla natura. Però c'è qualcosa che non quadra: dov'è la loro casa? Infatti appena scesi sull'isola egli domanda allo zio: " Zio, ma... ecco dov'è casa nostra? Cioè dove abiteremo per questi 3 mesi? E lo zio : "Bhe, caro Andrey, non abbiamo una casa, dobbiamo costruirla noi, se vogliamo avere un minimo di comodità, non credi?" "Sì, comunque hai ragione, e ti aiuterò! Sarà d

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   2 commenti     di: silvia


Io e le zanzare.

Va bene cosa volete che vi dica è più forte di me, non ho paura dei topi, non ho paura dei serpenti non ho paura dei pipistrelli ma è più forte di me appena sento zzzzz, zzzz, zzzzz, ecco incomincio a far girare le mani di qua e di la che assomiglio Bruce Lee nel film dalla Cina con furore, ormai è diventato un incubo. sono capace a stare sveglio tutta la notte con la luce accesa e con l’ammazza mosche in mano alla ricerca di zanzare appoggiate alle pareti certe volte sembro Superman per come li vedo a distanza ma appena arrivo lì sferro il colpo e sono già scappati hanno un’abilità per scappare sembra che ci sia qualcuno nascosto con un joystick della play station in mano che appena alzo la mano per colpire tà gli danno il via e volano.
Un giorno d’estate insieme ad amici decidiamo di farci una settimana all’isola di Favignana, eravamo in quattro e come sempre ci capitava da giovani partivamo allo sbaraglio senza prenotare e senza mai sapere cosa trovavamo però avevamo la Fiat 128 habart rossa fiammante riempiamo il cofano con i nostri bagagli equipaggiamento per immersioni e per la pesca subacquea e via con la speranza di trovare una camera d’albergo libera (in pieno agosto puoi capire), comunque sia partiamo, prima tappa Trapani decidiamo di arrivarci in tarda serata così dormivamo in macchina in attesa del traghetto che partiva alle 05, 00 di mattina, tra me e me pensavo iniziamo bene dormire in macchina non è che mi piaceva tanto ma si tra ragazzi tutto questo è normale, comunque trovato un piazzale in terra battuta sperduto nelle vicinanze del porto ci fermiamo per dormire. Ah ecco tra un sonnellino e una manata in faccia di qua arriva l’ora di salire sul traghetto.
Favignana eccoci qui che bella quest’isola ancora selvaggia e si selvaggia perché non troviamo una camera per la notte e adesso che facciamo ci guardiamo e decidiamo dopo esserci informati ci fanno sapere gli isolani che in fondo la scogliera c’è la parte selvaggia

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