username: password: dati dimenticati?   |   crea nuovo account

Racconti d'avventura

Pagine: 1234... ultimatutte

Due amori

-Non si tratta di inutili parole, ma di fatti- mi sussurrò Antonio, stringendomi le spalle col braccio.-Ti do tre milioni e tu mi porti Penelope in Turchia, ad Antalya,- aggiunse ancora.
-Che ci faccio con tre milioni? Non mi bastano, non se ne parla...- obiettai, conoscendo bene Penelope e le sue esigenze.
- Non fare il difficile, lo so che Penelope ti piace. Ho visto come la guardi, come la sfiori...- mormorò malizioso. -E poi, quando ti capita... hai un mese intero da trascorrere solo con lei, lontano da quel ladro che la mantiene e che la trascura...-
Annuii in silenzio, fissando i suoi occhi lucenti da felino attraverso la fessura delle palpebre. "Ha ragione", pensai uscendo,"io amo Penelope e farei di tutto per stare un po' con lei".
Penelope la vidi per la prima volta a Favignana. Era sola come me, stava quasi in disparte sulla banchina della tonnara vecchia, carezzata dalle acque limpide della baia, dalla brezza tiepida di giugno, ed era, non ho bisogno di dirlo, bellissima.

-Il denaro non è importante- mi assicurava ancora Antonio - l'importante è il mare, l'avventura...- e io, ingenuo, gli credevo, anzi credevo a tutti quelli che mi lusingavano con le sirene dell'avventura ad ogni costo.
Col senno di poi devo ammettere a me stesso che la storia dell'avventura costi quel che costi io l'ho pagata di prima persona e a caro prezzo, mentre i "signori" che me la facevano continuamente baluginare davanti hanno continuato ad essere ricchi adoperando altri deficienti come me per fare i loro porci comodi. Ma questa è un'altra storia.
Quel giorno d'inizio giugno Antonio mi consegnò le chiavi di Penelope... perchè Penelope è uno splendido sloop di quaranta piedi in vetroresina dalle linee molto marine chel'armatore lasciava marcire nelle acque sporche del porto per quasi trecento giorni all'anno. Io ero felice ( da giovani basta poco), avevo una barca, un porto d'arrivo ben distante e quattrini e ancora un carico di nafta, mezza tonnellata d'ac

[continua a leggere...]

   0 commenti     di: Gaetano Grisafi


Marocco-Mauritania-Senegal-Mali

Ricordo ancora, avrò avuto 9 o 10 anni, era una domenica pomeriggio di quelle noiose da passare in oratorio, alla "Azzurro..." per capirci: lezione di catechismo, 2 tiri al pallone con gli amici, poi i film di Bud Spencer e Terence Hill da vedere con la bottiglia di gassosa e la stringa di liquirizia annegata.
Quel giorno però alla lezione c'era un missionario tornato per un periodo di riposo dal centro Africa, ci avrebbe parlato di quello che faceva laggiù: della sua missione, delle popolazioni e ovviamente del messaggio di evangelizzazione che portava. Per farlo cominciò mostrandoci delle diapositive meravigliose: savana, foreste, villaggi africani, animali selvatici, la gente del posto ripresa nei lavori domestici e agricoli. Il mio cuore si mise a battere a 1000 e quando alla fine ci chiese chi volesse fare il missionario, senza esitazione, la mia mano si alzò. La mia voglia d'Africa è nata in quell'istante.
Visto che la mia era una vocazione tardiva (a Bergamo preti si "nasce" a 5-6 anni) in famiglia si decise, su consiglio del missionario, di attendere la fine della scuola per verificare che fosse "sincera e profonda". Ovvio che nel giro di un paio di mesi svanì, sostituita non ricordo se dalla raccolta di figurine Panini o dalla collezione di Tex Willer.
La voglia di visitare quei luoghi, invece, ci mise molto più tempo ad andarsene. Spesso tornava nelle mie fantasie prepotente come un colpo di vento che sbatte la finestra, altre volte si insinuava attraverso un'immagine, un profumo, una musica che, subdolamente, mi riportavano in mente quel sogno. Piano piano, col passare degli anni sembrava svanita: il lavoro, altri interessi e passioni, la famiglia e i figli. Poi, quando sei anni fa mi ripresi la moto dopo un lungo periodo di "astinenza", il desiderio di andare in Africa e soprattutto di andarci su due ruote si fece di colpo più tangibile e palpitante. Cominciai a piccoli passi ad "imparare" a portare la moto e a visitare il Maghreb: Tunisia, L

[continua a leggere...]

   0 commenti     di: John Barleycorn


Profonda poesia

Eccomi finalmente arrivato in un mondo di uguaglianza, di serenità, in cui è assente l'ansia, dove esiste il valore della fratellanza, e tutto si svolge in una pacifica armonia. Eccomi finalmente giunto in una dittatura felice, dove chi detiene la sovranità la mantiene senza censura né bugie. Un bel regno, sembrerebbe un'utopia, tutti prima o poi scopriranno la magia, la profonda poesia, di questa valle incantata, questa isola dimenticata. È un'uscita, dal mondo l'alienazione, permette il rispetto della volontà e l'uso senza rischi della parola. E puoi dire tutto, quello che pensi, quello che sogni, anche frasi provocatorie, puoi trasmettere il tuo sentire, la tua voglia di agire, e sperare senza delusioni, senza soffrire, scordatevi le umane fobie.
La vita è blasfema, è straordinaria, non c'è uno schema, tutto viene travolto dall'umana prepotenza. Nella morte invece, nella conclusione, vige il rispetto, c'è la riconoscenza assoluta dell'ordine imposto.

   0 commenti     di: vasily biserov


Gli Ultimi Cavalieri - Nungesser

Il treno arrivò. Tanto era l’entusiasmo per il suo carico lungamente atteso. Charles era lì in prima fila. Osservava gli addetti intenti a scaricare le nuove cavalcature come un bambino la mattina di Natale. Non riuscì ad aspettare ancora. Pregò un tecnico di montare subito il nuovo Nieuport, fece velocemente qualche controllo e decollò dall’ampio piazzale della stazione sotto lo sguardo attonito dei presenti. Le sue urla di felicità si potevano udire nitidamente da terra. Fece un paio di evoluzioni, poi diresse il muso verso il campo, situato a pochi chilometri di distanza. Passò a volo radente sopra le tende, e poi quasi a sfiorare il circolo ufficiali. Ancora qualche acrobazia sotto lo sguardo ammirato dei propri commilitoni. Quando toccò terra, scese spavaldo dalla sua cavalcatura, e non finiva più di raccontare le incredibili potenzialità del nuovo mezzo. Si fece avanti uno degli ufficiali con aria seccata e lo rimproverò duramente. "Tenete Nungesser, se vuol fare il cretino vada a farlo sul campo tedesco". Un lampo balenò nei suoi occhi. Si congedò dai compagni, chiese ai meccanici di rifornire di carburante il Nieuport e di metterlo in moto. Decollò deciso e fece rotta verso il fronte. Avvistato il campo tedesco scese in picchiata e incominciò il suo spettacolo fatto di passaggi radenti, giri della morte ed evoluzioni da vero acrobata. I tedeschi costernati non se la sentirono di sparare contro quel folle. Anzi, molti applausi si alzarono dai suoi avversari. Rientrato alla base, si accorse che l’eco della sua impresa lo aveva preceduto. Trovò il capitano ad aspettarlo. Era completamente furioso. “Tenente, dove crede di essere?”. “Signor capitano, io ho solo eseguito gli ordini.”

   3 commenti     di: Andrea Oldani


In una strada buia

Passeggiando al buio nella penombra della notte con accanto la tua ombra che a volte ti spaventa, e tu che acceleri il passo per cercare di scappare e lasciarla indietro.
Ti senti inseguito da qualcuno che ti vuole afferrare alle spalle, ti fai prendere dal panico e incominci a correre e correre, poi senti dei rumori delle urla, e il tuo cuore batte quasi ti saltasse fuori dal petto.
E poi ti accorgi che il rumore veniva da una casa li vicino, perché il volume della televisione era troppo alto, ti svegli di sobbalzo e ti accorgi che era tutto un sogno cioè un incubo.

   3 commenti     di: daniela


Il Capitano e l'arte della guerra

Il Capitano si alzò di buon umore. Sbocconcellò con grande piacere una fetta di strudel di mele ancora caldo, che il suo attendente era andato a prendere di buon'ora al villaggio vicino al fronte, sorseggiò con soddisfazione crescente la fumante tazza di caffè arabico che, sempre per opera del suo impareggiabile attendente, gli era stata posta a tempo debito sopra il tavolo da campo, su cui erano distese le carte militari. Badando a non lasciar cadere goccia dello scuro liquido sulle preziose mappe, il Capitano sorseggiava, esaminava e meditava. Erano diversi giorni che il fronte era statico. Le due compagnie si fronteggiavano, ma nessuna delle due parti prendeva iniziative. Ciò lo turbava: si aspettava da un momento all'altro una sollecitazione all'azione da parte degli Alti Comandi ed era sua intenzione prevenirla. Si fece portare il suo potente cannocchiale e si avviò a passo deciso verso la torretta di osservazione. Piazzò lo strumento sull'apposito sostegno, estrasse dal taschino della giubba un immacolato fazzoletto e con esso si stropicciò l'occhio destro, quindi pulì accuratamente l'oculare e si accinse all'osservazione. Grandissima fu la sua meraviglia e il suo sconcerto nel constatare, dopo alcuni minuti di attento e scrupoloso esame, che le linee del nemico apparivano completamente deserte. Chiese all'attendente di osservare a sua volta, per essere certo di non aver preso un abbaglio: questi confermò che da quell'altra parte non si vedeva alcuno. Interpellò la sentinella che rispose di aver notato il fatto e che lo avrebbe riferito all'ufficiale di servizio non appena questi si fosse presentato. In effetti l'ufficiale arrivò in quel preciso momento, giusto in tempo per attirare su di sé le ire del Capitano, il cui buon umore mattutino era definitivamente svanito. Terminata la dura rampogna, il Capitano si ritirò nel suo quartiere per raccogliere le idee. L'assenza del nemico sulla linea del fronte lo sconcertava. Nella sua non lunga ma d

[continua a leggere...]



Come nasce e muore una passione 3° (ultimo)

conclusione 2° parte
Oggi uno prende una boccia di tranquillante, si attacca ai moschettoni di un istruttore e via, di colpo in caduta libera per un minuto. Così, senza aver mai fatto niente prima. Basta un certificato medico e duecentocinquanta euro (con trecento ti fanno anche le foto e il video) e prova già tutto. Non capirà un cazzo, d'accordo, ma intanto impara cos'è la caduta libera. Io allora non lo sapevo. E per impararlo ho rischiato del mio. Come tutti quelli prima di me. Come quelli che io chiamo parà veri.
Per ognuno di quei lanci, e in seguito pure, anche se sempre meno, io ho avuto paura. Paura di tutto, paura di qualsiasi cosa. Paura di me, degli altri, della sfiga. Fin che non son passato all'uscita in tuffo e poi al volo in gruppo (ed anche li c'è da averne di paura e non poca) io ho avuto paura. Ed è stato bello. Solo che non è durato.

Terza parte (conclusione)

L'apprendimento è una cosa appagante. Ci sono momenti in cui direi che è il sale della vita. Se però sbagli e ce ne metti troppo viene una schifezza e rovini tutto. Se ho reso l'idea, bene, se no pensate pure alla trita e ritrita "fare il passo più lungo della gamba". Ma insomma, deve essere graduale, senza mai farsi prendere dalla fretta d'imparare. Se però uno ha quasi quarant'anni e nuota in mezzo a pischelli di 18 - 20 la cosa diventa subito un tantino in salita. E questa era la mia situazione.
C'erano vantaggi e svantaggi: sul ragionato non c'era gara, a quell'età neppure si ragiona, ma sull'istinto nemmeno. L'istinto, se non lo fai da giovane non lo fai più, oppure ti serve il quintuplo del tempo. E comunque non riesce bene uguale. Altrimenti non si chiamerebbe istinto. I riflessi non sono più quelli. Lo san bene gli atleti che a 34, 35 anni le carriere le han finite o sono in procinto di. Io ne avevo 38. Ma ce l'ho fatta lo stesso.
Che cosa? Completare il percorso di addestramento? Ehi, dico, non offendiamo! Io ce l'ho fatta ad andare ben oltre,

[continua a leggere...]

   9 commenti     di: mauri huis



Pagine: 1234... ultimatutte



Cerca tra le opere

La pagina riporta i titoli delle opere presenti nella categoria Avventura.