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Racconti fantastici

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Il Principe Scomparso

Curhan si guardò attorno per l'ennesima volta.
Fin dove i suoi occhi da elfo riuscivano a spingersi, scorgeva solo enormi sequoie innalzarsi imponenti e maestose sul terreno scosceso e accidentato. Per quanto camminasse da ore, aveva l'impressione di trovarsi sempre nello stesso punto. Non l'avrebbe mai ammesso al compagno, ma sospettava di essersi perso. Del resto, aveva sempre avuto l'impressione che le foreste della Norvegia fossero un vero labirinto.
"Hai con te la mappa, Malhor?".
"Certo, non avrei mai lasciato la città senza portarla con noi".
"Riesci a capire dove siamo?".
Come ogni volta che gli veniva posta una domanda del genere, l'elfo rispose senza nemmeno fermarsi a riflettere.
"Troppo lontani da Nainiel".
Curhan sbuffò. Fra tutti i compagni che potevano accompagnarlo nei boschi che circondavano la città elfica, la sorte aveva scelto proprio Malhor Cuor di Leone, il più codardo fra gli elfi del crepuscolo.
Chiunque avesse visto Malhor per la prima volta sarebbe rimasto certamente intimorito dalla possente muscolatura dell'elfo, dalla corazza spartana, dai selvaggi capelli castani e perfino dagli aspri lineamenti del viso. Malhor aveva tutta l'aria di un guerriero ma Curhan sapeva bene, come ogni altro elfo che abitasse fra le mura di Nainiel, che nel cuore del compagno il coraggio abbondava quanto l'acqua in un deserto.
"Secondo me dovremmo tornare indietro".
Bisbigliando flebilmente, Malhor stette all'erta con fare guardingo. Qualsiasi posto diverso dalla propria casa - certe volte persino quella - gli sembrava una minaccia.
"Indietro?!".
Gli occhi verdi di Curhan traboccarono d'orgoglio, come un anfora piena fin oltre l'orlo. Qualsiasi cosa potesse anche lontanamente ledere il proprio onore di guerriero, infiammava immediatamente il giovane elfo. Per quanto fosse una spanna più basso di Malhor e di ben più esile costituzione, Curhan riuscì a spingere indietro il compagno con lo scudo, fino a bloccarlo contro un albero.
"Scappa v

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La bottiglia in fondo al mare

Riovecchio è un piccolo borgo, aggrappato alla roccia della montagna, alto sul mare quel tanto che basta a evitare che le tempeste se lo portino via. Case vecchie, modeste, proprie di chi vive dell'immensa distesa liquida che poco più sotto sembra volerle inghiottire; colori vivaci a stemperare il profondo blu che all'intorno regna sovrano e in cui l'occhio si perde alla vana ricerca di tonalità meno cupe, come quelle del cielo che incombe a esaltare nei giorni di sole la bellezza di una natura ancora selvaggia.
La gente di qua vive del mare, di quello che può offrire dopo ore di estenuante fatica a tirar su le reti nelle cui maglie, come gioielli, rilucono pesci che si dibattono per ostacolare invano il loro destino.
I paesani sono quindi, per lo più, pescatori, gente rude, con i volti cotti dal sole, le mani callose, e la naturale inclinazione ad allontanare la realtà di un'esistenza tribolata rifugiandosi spesso nell'alcool.
Fra questi famoso era Paolino, detto anche il Nostromo, gran bevitore per buona parte della sua vita fino a quando aveva deciso di smettere e così una sera, mentre si trovava nella piazzetta del paese, quella che sporge sui flutti sottostanti, si era scolato l'ultima bottiglia, poi dall'alto l'aveva gettata a mare.
L'aveva guardata quasi con rimpianto mentre precipitava per poi inabissarsi, dopo aver cavalcato per un attimo i marosi.
- Basta! - aveva gridato in quell'occasione con voce talmente forte da coprire i rintocchi della campana della chiesetta e il fragore delle onde che da millenni si sforzavano di buttar giù quel torrione di roccia su cui sorge il paese.
Da allora era completamente cambiato, diventando, da taciturno quale era sempre stato, particolarmente ciarliero e sempre disponibile a raccontare quelle nuove virtù che aveva scoperto in lui smettendo di bere.
Il fatto che quella principale fosse l'acquisita capacità di parlare con il mare aveva fatto sorgere più di un dubbio sulla cessata assunzione di alcool, m

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Incontri nella Foresta delle zanne

Silenziosamente un'ombra si muoveva nella notte fra gli alberi.
In lontananza la luce di un falò illuminava una radura.
L'ombra si avvicinò silenziosa alla luce per osservare chi fosse così stupido da accendere un fuoco nella Foresta delle zanne.
L'uomo proseguì verso la luce fino ad arrivare al limite della boscaglia e poi svenne.
Al suo risveglio sentì la testa pesante, con una strana sensazione di capovolgimento. Era sospeso in aria a testa in giù, davanti a lui c'era una sagoma scura con i lineamenti poco distinguibili a causa del fuoco alle sue spalle.
<<Ben svegliato>> disse la sagoma.
<<Chi sei?>> chiese il capovolto.
<<Quello che ti tiene sospeso in aria, uccellino>> ribattè <<ora devo solo decidere cosa fare di te, potrei liberarti e parlare civilmente o tenerti sospeso e parlare civilmente>>
<<propongo la discesa>> disse implorante l'uomo.
<<credo che non sarebbe altrettanto divertente per me, ma va bene>> affermò annoiato la sagoma.
L'uomo sospeso iniziò la discesa a terra per poi precipitare rovinosamente.
<<almeno mi sono divertito>> disse la sagoma sedendosi vicino al fuoco, rivelandosi.
Era un uomo con i capelli castani corti, un viso con i lineamenti delicati e occhi verdi con dei riflessi dorati <<lascia che mi presenti, sono Alter>> disse.
<<Piacere io sono Cartan ranger della Foresta delle zanne>> disse l'uomo sfregandosi la testa dolorante <<intuisco che tu sia un mago>>
<<Diciamo di si>> rispose Alter.
<<non dovresti essere in una torre a fare esperimenti o in una gilda ad istruire novizi?>> chiese il ranger.
<<tu sei un guerriero non dovresti essere in una taverna ad ubriacarti o a combattere rischiando la vita?>> rispose acido il mago <<ora dimmi perché ti sei avvicinato al mio accampamento>>
<<La foresta è pericolosa, e se uno è tanto stupido da accendere un fuoco, come ranger devo avvisarlo del rischio>>
Alter con un gesto della mano estinse il fuoco ma la radura continuò a rimanere illuminata.
<<Il fuoco?

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La tremenda profezia (seconda parte)

Erano passati molti anni dallo sterminio dei cavalieri fatei, e adesso il mondo di Anec era molto cambiato: non c'erano più tanti staterelli disuniti e a volte in contrasto tra loro ma un unico e immenso impero che riuniva i vari popoli sotto le medesime istituzioni e una unica bandiera. Una situazione che sembrava positiva, ma non lo era perchè i popoli erano governati con leggi maligne e il pugno di ferro e la bandiera che seguivano era quella della schiavitù.
Adesso tutti erano costretti a sottostare ai decreti infami dell'imperatore Parsek il più potente maestro oscuro mai esistito, più potente del suo maestro Plesius perchè riusciva a fare cose che nessun cavaliere oscuro aveva mai fatto: poteva scatenare tempeste e cataclismi naturali, diffondere malattie e uccidere chiunque a distanza di chilometri con la sola forza del pensiero. Inoltre disponeva di una banda di cavalieri oscuri e di un esercito di soldati ben equipaggiato. La sua residenza era nel palazzo che prima era stato sede del consiglio fateo e da lì Parsek governava da signore incontrastato come aveva sempre sognato. Nessuno sognava di ribellarsi a lui, e chi ci provava di solito faceva un brutta fine che scoraggiava altri oppositori.
Un giorno l'imperatore ricevette una visita graditissima: i suoi figli Quasar e Melinda adesso diciottenni erano venuti a stare con lui. Con slancio e commozione li strinse a se suscitando stupore nei suoi discepoli che si meravigliarono di come un uomo tanto crudele potesse avere simili sentimenti, ma il loro signore era felicissimo e non si curava di nessuna etichetta.
Parsek dispose che sua figlia Melinda venisse educata nelle lettere, nella filosofia, negli affari di governo e nell'erboristeria come conveniva ad una futura imperatrice; mentre di sua mano iniziò Quasar alle arti della cavalleria oscura per farne un cavaliere simka e completò il suo addestramento nel giro di cinque anni, i più felici della sua vita. Per associare a se i figli nel gov

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Il viaggio dell'anima

“Un maledetto viaggio... un maledettissimo, dannatissimo viaggio. Non avrei dovuto accettare! Li avrei dovuti mandare a fanculo sin dall'inizio! Non ho neanche un cazzo di spese di viaggio! Dovevo mandarli davvero affanculo!... già e poi? Rifletti, brutto idiota! Come avresti pagato l'affitto? Le bollette? Che avresti detto a Julie? Lei non sa neanche che hai perduto il tuo precedente impiego perchè un ragazzino laureato con quasi vent'anni in meno di te te lo ha fregato alla grande, spezzando di colpo tutte le tue basi... tutte le tue certezze che ti parevano di cemento armato ed a prova di bomba e sulle quali posavi pesantemente il culo, sono crollate come un castello di sabbia invaso dalle onde; quasi non te ne sei nemmeno accorto fino a che non hai sentito il tonfo ed il male alle chiappe... e dopo vent'anni di onesto impiego statale nel tuo piccolo ufficio postale del cazzo, ti sei ritrovato in mezzo alla strada. Non te lo saresti mai aspettato! Un fottuto bambino prodigio con una pergamena in una cartellina rossa è entrato quel giorno, tutto elegante e leccato di una non ben precisata gelatina in testa, ha chiesto un colloquio e ti ha fatto sbattere fuori... ti hanno detto senza tanti fronzoli che era più adatto di te a coprire il ruolo che avevi coperto per tanto tempo ma la verità la sai tu, la sanno i tuoi capi e la sa anche il nuovo assunto... lui la sa meglio di tutti dal momento che verrà pagato molto più di te per fare molto meno di te... ma così va il mondo adesso... largo ai giovani! Così si dice, no? Ci hai messo poco a realizzare la cosa... almeno sei stato più svelto di altri e non hai pianto come un bambino... in questo sei stato coraggioso. Hai preferito farti un paio di birre nel bar di Sam senza raccontare la tua disavventura... hai fatto un giro in centro ed hai ingannato un'oretta del tuo tanto tempo libero a guardare distrattamente le vetrine dei negozi. Julie ha sempre voluto quel bellissimo cavallo impennato posto in primo piano sulla

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Le ricette dei demoni di Axiliantes

Era sempre un caos, l'ora del pasto, non era per le differenze di credo, gli abitanti di Axiliantes nemmeno avevano un credo, una religione, un Dio.
Non avevano bocca per nutrirsi, bensi' una porta mini usb, ma il menu' era variegato, si andava dalle succolente micronde alle radiazione di Zacchet impanate e formattate fat 32, ai vecchi autoexec. bat alla parmigiana, non gustare quest'ultimi sarebbe come non mangiare gli involtini primavera in un ristorante cinese.
Ad Axiliantes il sesso si faceva con le sim, meglio se a coppie da 2GB, e i dischi rigidi esterni, naturalmente il rapporto protetto con Norton, in caso contrario dopo nove mesi sarebbe venuto alla luce un DLL che andrebbe ad ingrossare le fila delle librerie.
L'alcool era rigorosamente vietato ai minori di 300 tetrabait, e il presidente Billgheiz non transigeva su questo punto, pena la cancellazione dal tuo desktop di Guggle. Praticamente isolamento sociale.
Il Parlamento era composto da 17 allocazioni divise in due dischi virtuali, con i propri Presidenti, il demone Schifat e il gran maestro demone onorario Finfat 64 con scheda di accelerazione GT 9600, invidia di tutta la societa' e pure della scheda madre, nota nipote del battagliero commodore 64 Muxolinus.
Axiliantes non fa parte della NATO.

   6 commenti     di: Isaia Kwick


Per Sempre

Quando credi di non aver più possibilità
Io vedo strade infinite
Quando senti di essere arrivato alla fine
Io credo nella rinascita
Quando pensi di non aver più tempo
Io credo all'eternità
Quando pensi di non aver più bellezza
Io sono inebriato dal tuo fascino
Quando pensi che tutto è sbagliato
Io credo nella giustizia
Quando pensi di esser fallito
Io credo al miracolo
Quando pensi di aver torto
Io credo nella verità
Quando non credi più nell'amicizia
Io ti sono comunque vicino
Quando smetti di ascoltare il cuore
Io so che sentirai la musica più dolce
Quando la notte più nera sarà calata su te
Io so che ne saprai vedere le stelle più luminose
Quando sentirai che il sogno è ormai giunto al tramonto
Io credo all'alba che lo illuminerà nuovamente
Quando pensi di non aver più forza per combattere
Io vedo la vittoria finale
Quando sentirai l'ennesima lacrima bagnarti il viso
Io vedo il sole che la asciugherà
Quando pensi che la felicità sia solo la notte del 32 Dicembre
Io ti dico che stanotte è quella notte

Quando sentirò che tutti i desideri sono scomparsi
Allora capirò che l'amore, quello vero, è arrivato.
E lascerò la terra in cambio del cielo
E solo allora avrò compreso che la terra non è al centro dell'universo
Come io non sono al centro di nessun mondo,
se non del mio
se non di me stesso
se non dei miei desideri

Allora un angelo mi guarderà e si accorgerà di me
E gli sorriderò e mi sorriderà
E lo amerò e mi amerà.
Per sempre.

   7 commenti     di: August Mishell



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