C'era una volta un pianeta ricoperto da una vegetazione folta e lussureggiante e popolato da una gran quantità di animali. C'erano uccelli, rettili, pesci. C'erano animali grandi e piccoli, e c'erano due regine, Vita e Morte.
Vita percorreva le strade del suo regno accarezzando amorevolmente i suoi sudditi o sfiorandoli dolcemente con le labbra. Il suo tocco faceva crescere l'erba, dischiudere le uova e partorire le madri.
Anche Morte percorreva quelle strade dispensando il suo tocco su piante e animali, ma il suo tocco era violenza, guerra e fame, soprattutto fame.
Morte era veloce e Vita era stanca di rincorrerla per costruire e ricostruire ciò che veniva distrutto, così, un giorno, le chiese un incontro per parlare di pace.
Per oltre due ore si parlarono, si spiegarono, cercarono l'una di convincere l'altra. Per due ore non nacque nessuno in quel pianeta e nessuno morì, ma alla fine Morte fu categorica:
- Non dobbiamo fermarci, - le disse e riprese la sua falce per rimettersi al lavoro.
- Aspetta, - la trattenne Vita afferrandola per il braccio - se questa lotta deve continuare lascia almeno che trovi chi mi possa sostituire per un po' di tempo.
Morte le concesse un giorno di tregua e Vita creò due Araldi, in cui infuse tutto il suo potere e tutto il suo sapere. Infine si preparò ad un lungo riposo.
- Dormirò per milioni di anni, - disse loro - Fate del vostro meglio fino al giorno in cui vi richiamerò al mio cospetto e tornerete ad essere parte di me.
Con un sorriso Vita chiuse gli occhi e cadde in un sonno profondo.
Per molti secoli gli Araldi percorsero il pianeta in lungo e in largo toccando le piante e gli animali, rendendoli fertili, facendoli figliare come Vita aveva loro insegnato: i figli come i genitori, un po' come la mamma, un po' come il papà. Qualche volta, raramente, commettevano degli errori. Non si può sempre essere precisi quando si lavora sotto stress. Uno stress che cresceva di giorno in giorno e metteva a dura
Nella primavera del 2039 era in pieno svolgimento la dodicesima stagione ufficiale del cosiddetto campionato "grigio", disputata in parallelo ai tradizionali campionati di calcio "verde" a ventidue calciatori. Si trattava di autentiche battaglie, cruente ma rigorosamente regolamentate, combattute direttamente dagli ultras ed valevoli per l'assegnazione di uno scudetto e di sostanziosi premi in danaro. Ideate anni prima dall'allora Presidente del Consiglio italiano e poi Presidente dell'Unione europea, il discusso magnate televisivo Pier Silvano Garlasconi, venivano trasmesse in diretta tv o, per meglio dire, telernet, con un crescente successo internazionale. Moderne panem et circensem, avevano pacificato la società italiana, riducendo a dismisura non solo le violenze e il teppismo gratuiti ma perfino le tensioni sociali e il tasso di criminalità.
Il campionato grigio era disputato sia in serie A sia in serie B, con lievi differenze nel regolamento. Limitandoci alla A, a inizio stagione ogni squadra schierava rose variabili da un minimo di 150 a un massimo di 200 guerrieri. Gli scontri si svolgevano in zone degli spalti appositamente attrezzate e a prova di danneggiamenti, in contemporanea ai match calcistici, e vi partecipavano due formazioni di settantadue guerrieri ciascuna. Si poteva combattere solo a mani nude o con spranghe, randelli, magli elettrici e pochi altri oggetti contundenti, calibrati in modo da causare danni relativamente limitati. Le coreografie presentate e/o mantenute a fine incontro concorrevano all'assegnazione del punteggio finale, ma la principale determinante era rappresentata dal successo conseguito nei combattimenti veri e propri, a seconda del numero di nemici abbattuti o catturati, delle posizioni conquistate o perdute e dell'avvenuta cattura del vessillo nemico.
A fine gara venivano assegnati 3 punti in caso di vittoria larga, cioè avendo totalizzato più del doppio del punteggio conseguito dagli avversari, due punti per le vittor
Sdraiata sul pagliericcio della cella, vedeva e non vedeva il cielo ancora scuro fuori dalla piccola finestra, serrata da spranghe di ferro. Non aveva più forze, il corpo aveva ceduto alle torture; presto avrebbero messo fine alla sua esistenza.
La coscienza andava e veniva come piccoli flash. Una volta era stata potente, invincibile poi il tradimento di chi l'aveva resa tale; accecata dall'ambizione si era resa vulnerabile e adesso lui voleva la sua anima tutta per sé. Dalla vita alla non vita.
Sentiva le urla e gli schiamazzi della folla intorno. Qualcosa la colpì alla testa e le fece aprire gli occhi: attraverso le sbarre del carro di legno, i volti accaniti del popolo le urlavano la loro verità.
"Brucia strega!"
"All'inferno"
"Maledetta! Al rogo"
Ci mancava poco, la luce le si spense.
La trascinarono fuori dal carro. Un corpo inerme ormai vicino alla fine. Indossava una tonaca lacera e rotta. I capelli, una volta fluenti e neri erano stati tagliuzzati in segno di disprezzo.
La legarono ben stretta al palo, un corpo martoriato che non la rappresentava più.
L'odore del fumo, forte e secco le penetrò le narici, risvegliandola un'ultima volta. Fece appena in tempo a rialzare la testa e le sembrò di vedere Martino in fondo al mucchio dei volti. Poi crollò definitivamente, sperando di risparmiarsi gli atroci dolori che le avrebbe procurato il fuoco.
Se non volete perdervi
in un bicchier d'acqua,
portatevi una mappa dettagliata.
Si trovava in quella piccola città del centro Italia da poco più di tre mesi. Il Prof. Philip Hazon era stato fortemente voluto dal Consiglio Accademico dell'Università, con la stessa determinazione e intensità con cui, a Napoli, il popolo aveva pregato tre giorni e tre notti per l'arrivo di Maradona. Grande conoscitore di tutti gli aspetti della comunicazione, temprato a Eton, si era laureato a Oxford in Psicologia della Comunicazione. Poi, aveva conseguito un Ph. Doctor a Cambridge, in Scienza e Tecnica della Comunicazione. Entrato a far parte del gruppo di Palo Alto, per circa tre anni aveva lavorato gomito a gomito con Paul Wazlawick e la sua équipe. E, in seguito, insegnato in alcune delle migliori università degli States. Sue alcune delle più importanti pubblicazioni a cavallo tra gli '80 e '90. La più nota, Effetti Collaterali della Comunicazione Umana, aveva dato origine ad un libro, edito dalla Random House, che aveva riscosso un discreto successo fra gli addetti ai lavori. Adesso, alla soglia dei suo settantesimo anno, aveva deciso di accettare quell'incarico per concludere serenamente la carriera.
Il Prof. Phil Hazon conosceva alla perfezione la lingua italiana, avendo sposato una bellissima ragazza di Firenze, incontrata per caso a Cambridge. Purtroppo un cancro gliela portò via ancora nel fiore degli anni. E lui non volle più saperne di risposarsi. Era solo. Ma il ricordo di lei, così allegra, positiva, solare, e i numerosi incarichi nei vari atenei ne facevano un uomo sereno. Gli piaceva relazionarsi con tutti, specie con i giovani. Era molto interessato ad approfondire ogni aspetto della storia e della vita dei luoghi dove si recava a lavorare. Non poteva certo dirsi uomo chiuso nei suoi studi e sordo agli apporti del mondo esterno. Gli piaceva stare al passo coi tempi. Si accostava a tutto ciò che era vivo e vital
Sarah tentò di liberarsi con tutte le sue forze ed assestò un pugno alla cieca che provocò un grugnito di dolore e sorpresa, ma smise di lottare quando venne introdotta in un magazzino ingombro di scatoloni e, successivamente, in un negozio di elettrodomestici. Guardandosi intorno alla luce dei neon si rese conto che non erano mostri ad aver preso lei e Jake, bensì persone impaurite almeno quanto loro.
Uno degli uomini che l'avevano trascinata dentro era Anthony Corliss, il farmacista di Rockford, un ometto smilzo dall'aria eternamente persa, che le lasciò andare un braccio e si allontanò da lei tamponandosi il naso sanguinante col dorso della mano. Era stato il bersaglio involontario del suo pugno, evidentemente, mentre l'altro uomo che l'aveva presa era Rod Hensenn, il tuttofare della città, alto quasi due metri e robusto come un tronco di sequoia; per lui i suoi pugni erano soffi di brezza.
<<Non abbiate paura>>, la rassicurò Sonny Meltzer, il proprietario di quel negozio, andandole incontro dopo aver messo a sedere uno sperduto Jake Sanders sulla scatola di una stampante. <<Sappiamo cosa vi è capitato, è successo a tutti noi, sta accadendo in ogni angolo di questa sventurata cittadina.>>
Sarah non faticò a credergli, avendo visto con quanta velocità si propagava quella maledizione, tanto da raggiungere casa di Jake nel giro di un paio d'ore dopo quello che era successo a scuola, abbastanza da invadere Rockford prima di mezzanotte. Tuttavia restò immobile e muta, diffidente per natura e più ancora in una situazione tanto assurda. Inoltre era preoccupata, la qual cosa la sorprendeva non poco, per Jake, il quale se ne stava fermo con lo sguardo vuoto dopo che era fuggito via alla vista dei genitori morti. La sua accusa le opprimeva il petto, nonostante sapesse che non c'era altro da fare, niente se non morire, e desiderava che lui si riprendesse per potergli spiegare, per potersi scusare. Per ragioni che non sapeva dire, le importava di lui.
Circa una settimana dopo il suo ventesimo compleanno, passeggiando, Laila scoprì per caso la Valle dei Tramonti, rimase subito ammaliata dalla magia del luogo; ogni pianta, fiore, ogni singolo elemento era inondato di luce dorata. Il fatto più sorprendente era che non vi fosse un singolo sole, bensì cento, di diverse dimensioni e ognuno di loro con gran maestria andava a dipingere il cielo con infinite pennellate di colore dal rosso carminio all'arancione acceso, differenti tonalità di giallo fino al rosa pallido; le riusciva piuttosto difficile riuscire ad abituarsi a tale capolavoro della natura.
Quel luogo la ricaricava d'energia ed era così silenzioso da permetterle di ascoltare i suoi pensieri più profondi. Era certa di essere l'unica fortunata spettatrice; nonostante fosse una ragazza solitaria questo pensiero la rattristava un poco.
Come ogni pomeriggio s'incamminò attraverso il fitto bosco che conduceva alla vallata. Il sentiero era costeggiato da pini silvestri, enormi felci e rocce ricoperte da muschio umido; la distesa verde era interrotta qua e là da macchie viola e rosse di mirtilli e fragoline il cui dolce profumo si espandeva nell'aria mescolandosi a quello più selvatico della resina dei pini. Riusciva ad accorgersi di essere a metà strada perchè da quel punto in avanti il suolo era costellato da campanule blu; la forma pendente dei fiori rivolti verso il basso la induceva a immaginare che soffrissero per un misterioso e antico dolore.
Dalla cima di un pendio l'acqua di una piccola cascatella faceva da sottofondo al silenzio della selva, la sua unica preoccupazione era di non inciampare in una delle radici nodose che fuoriuscivano dal terreno.
Finalmente la sua lunga passeggiata la condusse all'ingresso della valle, desiderava giungere sino allo scintillante lago situato al suo centro per poter assistere alla maestosa danza di tinte calde all'interno delle sue placide acque.
Lo spezzarsi di un ramo e un fruscio tra le felci fec
C'era una volta una donna sola e infelice di nome Silvia, che aveva un figlio di nome Marc, un ragazzo dodicienne con occhi azzurri e lunghi capelli ondulati e neri, nato dalla sua relazione con un bel gentiluomo di nome Herman morto di tisi.
Silvia viveva con Marc in una grande casa di campagna e conduceva vita solitaria, per questo tutti la chiamavano la vedova della collina, e il figlio Marc cresceva in solitudine e non aveva amici, tranne forse i governanti. Silvia non sapeva che Marc era destinato a fare grandi cose e portare un gran bene al mondo, per questo il re delle ombre una maligna creatura che viveva in un mondo di desolazione e oscurità e voleva portare tristezza agli uomini, lo odiava e voleva che morisse; e perciò ingaggiò un sicario infallibile un babau di nome Alder.
Esternamente Alder amava presentarsi come un bell'uomo vestito di nero, con occhi blu e capelli bruni, senza nulla di orribile o maligno, dentro era un mostro che poteva assumere le sembianze di chi voleva e colpiva i bambini, solitamente spuntava dal buio o dagli armadi e aggrediva improvvisamente le sue vittime, ma stavolta voleva giocare un po' per conoscere quello che gli esseri umani chiamano sentimenti; quindi adescò Marc mentre passeggiava solo in un giorno di nebbia presentandosi a lui come un bravissimo prestigiatore, facendogli vedere piccole magie lo divertì molto e promettendogli di tornare tutti i giorni alla stessa ora, poco a poco gli divenne amico e si guadagnò la sua fiducia.
Guardando nel cuore del ragazzo comprese che ciò che gli mancava di più era il padre perduto, così iniziò a simulare il comportamento e la personalità che il padre Herman avrebbe avuto e ottenne non solo la fiducia ma anche l'amore del ragazzo che lo nutriva e gli dava una sensazione di potenza e euforia come una droga, così il mostro continuò il suo gioco per un certo tempo non sapendo l'errore che stava commettendo. Al re delle ombre però servivano oro e gioielli della cui l
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