username: password: dati dimenticati?   |   crea nuovo account

Racconti fantastici

Pagine: 1234... ultimatutte

I tre angeli custudi cap 6 Reynah

-“Quale onore, il mio maestro di corte, il mio mentore che viene in visita dalla sua più pestifera allieva-“ Esordì Reynah, sorridendo per la gioia di tale incontro, ed allargate le braccia corse incontro a Roppo e lo strinse a sé con impeto affettuoso.
-“Calma, calma Diavoletta, vedo che gli incarichi di governo non ti hanno trasformata, temevo di trovare una dama imparruccata e grassa e borbottante…invece trovo in te la mia piccola gentile e graziosa bambolina che mi faceva disperare per le sue marachelle….-“ Ed anche il sorriso di Roppo era di una evidente e commossa gioia.
Seduti nel bovindo, in perfetta solitudine, illuminati da caldi raggi di sole resi multicolori dal passaggio attraverso le vetrate istoriate, i due rimasero per qualche istante a fissarsi negli occhi, quanti ricordi, quanti battibecchi, quante sfuriate del Maestro e quante boccacce di scherno della allieva, molti anni erano passati, ma quel connubio affettivo era, evidentemente, rimasto inalterato.
Con la dovuta cautela, Roppo spiegò, o meglio raccontò a Reynah il suo progetto, le raccontò di Leira, che somigliava invero molto alla sua interlocutrice; le raccontò del suo inganno per salvare la vita della piccola…insomma, come si suol dire, vuotò il sacco!
Reynah, attonita per quello che aveva ascoltato, si mordeva le labbra, si stringeva forte le mani, un piede nervosamente picchiettava il pavimento; passarono alcuni minuti durante i quali Roppo temè per la sua sorte, “ora chiama le guardie e mi fa condurre in catene davanti al Gran Consiglio…oppure mi chiede di andarmene via e far finta di non averla mai vista…. oppure …chissà? ” si tormentava così l’anziano Mago, ed altri minuti, sempre più imbarazzanti, trascorsero.
“Maestro” con un filo di voce esclamò Reynah, “Maestro, tu…ecco…insomma non so se posso, non so se creerò un disastro…però ecco c’è una cosa che a questo punto non ti posso più tacere” e tirato un grosso

[continua a leggere...]

   4 commenti     di: luigi deluca


Il voto dell'Elfa

Dedicato a tutti coloro che si amano,
che vorrebbero innamorarsi e
a chi, comunque sia,
continua ad amare la vita...

Quasi mi mancò il fiato per quanto avevo corso, come fossi inseguita.
Corsi fino alla balconata laterale, dove la madreperla del palazzo rifletteva i raggi di luna di quella notte così noiosa e fresca. Forse desideravo essere inseguita, almeno avrei avuto un motivo reale e tangibile per scappare in quel modo dalla sala da ballo.
Il tintinnio delle perle sul vestito, si univa nel concerto dei grilli estivi che
accompagnava i miei frenetici passi. Ero ferma ora, ma non al sicuro.
Contemplavo i giochi d'acqua... rumorosi anch'essi alle mie orecchie,
ma così terribilmente silenti al cuore. Mi sforzavo di trovare gradevole quella serata, a tutti i costi, ma inutilmente. Li e altrove mancava qualcosa. Qualcosa di meraviglioso e lontano.
Il rumore delle grandi fontane, accolsero discrete una lacrima che, si perse in un istante nel prato sottostante. Proprio come lei, in quell'inutile "prato" di persone, il vuoto scavava il suo solco attorno a me. La solitudine; unico rifugio, mera salvezza.
Le risa, arrivavano a piccole ondate dall'interno, disperdendosi sulla battigia del mio animo triste.
I pensieri e i desideri viaggiavano sommessi e lontani, ma incatenati come ad una sfera di piombo
a quel malessere incombente.
Ma, come d'incanto, la prigioniera fu libera. La catena si spezzò, ricreando un presente diverso...

Rimasi immobile alle dita delicate che mi cinsero, come piume candide, i fianchi.
Neppure il tocco freddo della balaustra sotto i palmi, mi riportò alla realtà. Non lo avrei permesso.
Tutto fluiva lentamente eppure tutto si fermò... nel mio petto.
Parole soavi pronunciate con premura, scivolarono seriche li dove volevano arrivare.
Forse era il mio bisogno di calore che rese quei sussurri ancora più dolci... chissà.
Pensai d'istinto alla triste storia di Psiche, che voltandosi scacciò per sem

[continua a leggere...]

   10 commenti     di: Sophie DMF


Fotografie

L’avevano risvegliato alcuni giorni prima e gli avevano detto che si chiamava Giò. Gli avevano dato una casa, una famiglia e un lavoro. Quando dal futuro si attendeva un mondo migliore in cui la Scienza sarebbe stata capace di dominare anche morte e malattie, era stato fra i primi a farsi ibernare e dopo di lui centinaia avevano seguito. La memoria, man mano che il tempo passava, gli si faceva più incerta ed i contorni, i volti, le cose che in essa emergevano dal passato avevano l’aspetto di vecchie fotografie che il tempo, cominciando dai margini, facesse progressivamente ingiallire. Il mondo in cui ritornava a vivere, gli era divenuto scontato dopo solo pochi attimi; ed anche i suoi gesti avevano ormai il peso fiacco di vecchie abitudini contratte in anni. Senza sapere come, si era trovato subito su quella che doveva essere la via di casa. Era l’alba.
Il sole, sorgendo rapidamente in un cielo di un grigio luminoso, affievoliva la luce delle lampade elettriche ed andava ad illuminare con precisione tutte le cime di quei grandi palazzi bianchi ed uguali. Bianchi essi, bianche le strade e le vetrine, bianco il vestito che portava. Giunto a casa, una donna vestita di bianco che non ricordava, gli si fece incontro. Doveva essere sua moglie, o meglio, la moglie di un Giò. Gli sorrise, punto sorpresa che egli si trovasse lì, gli fece gli auguri. Oggi era San Giò, il suo onomastico. Oggi, ieri, domani. Le uniche unità di tempo oltre le ore. Si sentì salire alle labbra un sorriso automatico di risposta, che, come quello del gatto di Alice, rimase anche dopo, quando il suono delle parole della Moglie era svanito. Il paese delle meraviglie! Che Paese era quello in cui si era svegliato? Chiudendo gli occhi, proprio come se guardasse una vecchia foto, vedeva qualcosa di diverso filtrare da sotto ciò che appariva un attimo prima. Ma non riuscì a bloccare quella sensazione ed a dare corpo a quella intuizione. Dalla finestra aperta il sole non era così accecant

[continua a leggere...]



Storie vere in caramelle:la danza dei colori

NERO


Intanto anche Nero, abbassata la cornetta del telefono e grattandosi, senza accorgersene, la barbetta nera che gli spuntava dal mento, rimase pensieroso. . ritornò in sé quando sentì un miagolio di dolore.
Non si era accorto di aver calpestato Nerina la sua vecchia gatta, che ormai senza più grinta, tendeva ad addormentarsi anche in mezzo alla stanza o in qualsiasi luogo si trovasse.
Questo invito lo aveva un po' lasciato di stucco. Erano passati i periodi in cui tutti lo invitavano, lo volevano, in cui lui si concedeva senza aver paura di consumarsi.
"Un tempo giocavo molto"disse a voce alta, come se qualcuno lo stesse ascoltando," stavo in compagnia del mio amico Bianco, vivevamo insomma in bianco e nero.. ah! che tempi! penso i migliori della mia vita. Lo sapevate che i cani vedono in bianco e nero? Ogni tanto mi è capitato di piangere, avrei desiderato essere amato per cose felici e gioiose, invece mi usavano per i funerali, per le paure, per rappresentare la morte.
Mi fecero entrare anche nei tribunali a vestire i giudici...
Nel medio Evo non mi usavano molto, perché mi nascondevo, ero difficile da trovare.
Qualche riccone però mi rintracciava, mi comprava, mi sbatteva in piccoli angoli delle tele... allora ero veramente prezioso. In pochi potevano comprarmi, perché ero un bel Nero lucido, molto costoso. Certe volte mi ricavavano dal fumo, facendomi fare brutte figure perché come il fumo, sbiadivo in fretta, svanivo. Poi qualcuno ha voluto farmi un bel regalo, mi ha utilizzato per colorare pizzi e sete in nero, che eleganza ragazzi! Ho vestito bellissime donne, anche alcune brutte per la verità! dando loro raffinatezza e charme.
Il mio bel d'affare lo ebbi nel periodo delle riforme, insomma nel XIV secolo, perché bisognava ritornare ai colori sobri, seri, che richiamassero l'umiltà del peccatore. Allora Lutero si vestì di nero, anche Carlo V ed altri re.
Fino al XVIII secolo solo gli aristocratici mi usavano per colo

[continua a leggere...]

   5 commenti     di: antonina


Le due regine

C'era una volta un pianeta ricoperto da una vegetazione folta e lussureggiante e popolato da una gran quantità di animali. C'erano uccelli, rettili, pesci. C'erano animali grandi e piccoli, e c'erano due regine, Vita e Morte.
Vita percorreva le strade del suo regno accarezzando amorevolmente i suoi sudditi o sfiorandoli dolcemente con le labbra. Il suo tocco faceva crescere l'erba, dischiudere le uova e partorire le madri.
Anche Morte percorreva quelle strade dispensando il suo tocco su piante e animali, ma il suo tocco era violenza, guerra e fame, soprattutto fame.
Morte era veloce e Vita era stanca di rincorrerla per costruire e ricostruire ciò che veniva distrutto, così, un giorno, le chiese un incontro per parlare di pace.
Per oltre due ore si parlarono, si spiegarono, cercarono l'una di convincere l'altra. Per due ore non nacque nessuno in quel pianeta e nessuno morì, ma alla fine Morte fu categorica:
- Non dobbiamo fermarci, - le disse e riprese la sua falce per rimettersi al lavoro.
- Aspetta, - la trattenne Vita afferrandola per il braccio - se questa lotta deve continuare lascia almeno che trovi chi mi possa sostituire per un po' di tempo.
Morte le concesse un giorno di tregua e Vita creò due Araldi, in cui infuse tutto il suo potere e tutto il suo sapere. Infine si preparò ad un lungo riposo.
- Dormirò per milioni di anni, - disse loro - Fate del vostro meglio fino al giorno in cui vi richiamerò al mio cospetto e tornerete ad essere parte di me.
Con un sorriso Vita chiuse gli occhi e cadde in un sonno profondo.

Per molti secoli gli Araldi percorsero il pianeta in lungo e in largo toccando le piante e gli animali, rendendoli fertili, facendoli figliare come Vita aveva loro insegnato: i figli come i genitori, un po' come la mamma, un po' come il papà. Qualche volta, raramente, commettevano degli errori. Non si può sempre essere precisi quando si lavora sotto stress. Uno stress che cresceva di giorno in giorno e metteva a dura

[continua a leggere...]



Lo zainetto magico

Il tempo non prometteva nulla di buono e la mamma pregò Mirko di non uscire in moto quella sera.
Un gran bel giovanotto Mirko, appena ventenne, alto, di corporatura media, portava i capelli lunghi ed aveva degli occhi verdi bellissimi. Si era iscritto in Economia e Commercio e ne frequentava il secondo anno con ottimi risultati. Di famiglia agiata, il padre un affermato avvocato e la mamma una professoressa di matematica. Nonostante le possibilità non mancassero aveva sempre, nel tempo libero, cercato di espletare qualche lavoro per essere indipendente. Alcune sere faceva il cameriere per una pizzeria della zona e durante il periodo estivo amava fare l'animatore nei villaggi turistici. Era riuscito ad acquistare quella moto, di seconda mano, interamente con i suoi risparmi e tranne qualche giorno di pioggia o freddo intenso la utilizzava sempre.
" Mirko aspetta che torni papà e ti fai prestare l'auto" gli disse sua madre ma non riuscì a convincerlo, era già tardi ed in pizzeria lo aspettavano. La mamma si rassegnò e gli chiese se cortesemente avrebbe potuto consegnare alla sorella sposata, che abitava sulla stessa strada che doveva percorrere, uno zaino pieno di peluches. Erano alcuni orsetti e scimmiette dell'adorata nipotina che la sera prima aveva dimenticato dalla nonna.
Fu tentato a dirle di no, era una seccatura portarsi appresso quello zaino piuttosto ingombrante, non aveva un portapacchi, ma poi lo prese dicendole di stare tranquilla che lo avrebbe consegnato prima di arrivare in pizzeria.
Ci passava spesso dalla sorella, era di alcuni anni più grande e aveva una bambina di due anni che lo adorava ed anche lui era innamorato di quella bimba.
Mise lo zainetto in spalla, diede un bacio sulla guancia alla mamma ed imitandone la voce disse: " ti raccomando stai attento" poi ridendo la sollevò, facendosela girare intorno, la posò e le ridiede un bacio.
Scese la piccola rampa della villetta, aprì il garage e prese la moto, indossò i

[continua a leggere...]

   0 commenti     di: andrea


L'era spirituale (ultrapallio) - 1a parte

Viviamo tempi bui (emergenza profughi e nefandezze Isis) e il mio sogno resta l'era spirituale (ultrapallio), allorquando il sistema nervoso (materia grigia), grazie alla corretta istruzione e cultura, evolverà in sistema spirituale (anima: pensiero illuminato dall'amore alla luce della coscienza) con l'altruismo dell'intelletto (dono spirituale) a sopravanzare l'egoismo della propria ragione (surrogato materiale)!

Dalla sfera perfetta di Parmenide (Cartesio gli carpì il cogito ergo sum/lo stesso è pensare ed essere) passando per la teoria eliocentrica (rivoluzione copernicana) si arriva così all'era spirituale secondo la profezia Maya, allorquando l'umanità evoluta vivrà alla luce (Spirito Santo) dell'amore (Figlio) sotto i raggi del Sole (Padre)!

L'era spirituale

L'universo del Sole
alla luce dell'Amore
nella sua perfezione,
artistica creazione
di divina ideazione,
sarà fantasia di colori
con il profumo dei fiori
ed armonia di cuori
con la fragranza dei valori.

E in virtù dello spiritualismo, messo da parte l'innatismo di Platone, il sillogismo di Aristotele, il naturalismo di Telesio, il metodismo di Cartesio, il razionalismo di Spinoza, l'induttivismo di Bacone, l'empirismo di Locke, lo scetticismo di Hume, il criticismo di Kant e l'idealismo di Hegel, fermo restante il metodo deduttivo (a priori, dal generale al particolare) e il metodo induttivo (a posteriore, dal particolare al generale), sarà l'intuizione (guardarsi dentro da in/dentro e tueor/guardare) dell'intelletto, presidio e dono spirituale, a farci percepire l'essenza dell'umana sostanza, che è amore, il vero motore della vita (quidquid movetur ab alio movetur) che ti conduce tra le braccia del Creatore e questa, senza ricorrere ad amuleti e scongiuri, è la più bella fine che si possa fare...

meglio l'essenza per la speranza (divina misericordia) che l'esistenza per la sostanza (carta moneta)

Questo aforisma la sa lunga sulla filosofia (amore della sapienza), la

[continua a leggere...]




Pagine: 1234... ultimatutte



Cerca tra le opere

Racconti fantasticiQuesta sezione contiene racconti di fantascienza, storie fantasy, racconti fantastici