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Favole per bambini

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Guittone da Montcuiex (ultima parte)

"Per queste misere strade ho incontrato solo gente incolta e spesso incivile. Non è da costoro che posso aspettarmi delle risposte" allora alza lo sguardo intorno finché lo stesso non va a posarsi su un un lontano monte che si staglia alto nel cielo. I villici lo informano che su quel monte risiede un vecchio eremita che pare abbia il dono della saggezza poiché ha le risposte a tutti i quesiti che gli vengono posti. Allora si dirige decisamente in quella direzione. Avvicinandosi ha modo di osservare meglio il posto. Si distinguono, adesso, due monti, uno più grande dell'altro che hanno insieme un'unica origine.
Ad una certa altezza il massiccio montuoso si divide in due tronconi dando origine a due montagne. La prima non è molto alta e termina con un dolce pendio su una rotonda vetta ricoperta di foreste, la seconda invece supera di parecchio in altezza l'altra e si inerpica fin oltre i mille metri con balze scoscese, speroni rocciosi e cavernosi fin sulla grulla cima dove, in una caverna deve trovarsi il vecchio eremita di cui parla la gente.
Faticosamente si inerpica da solo con il suo destriero su per le falde. Fabriciano ha deciso di non seguirlo, giù al passo ha notato che sull'altra montagna vi sono delle capanne e quindi vi sarà qualcuno che vi dimora. Confida al suo padrone che lo aspetterà lì, anche per l'intera vita, afferma.
Stanco e affamato, Guittone raggiunge l'umile dimora del saggio, scende da cavallo e cautamente si appresta a varcarne la soglia. Con stupore si accorge del tepore che vi alberga, e con esso una strana sensazione di pace. Si guarda intorno e, quando gli occhi si abituano alla penombra, si avvede che in quella miserrima dimora non v'è altro che uno sgangherato tavolo e alcune sedie ancora più pericolanti. In un angolo un camino emana un po' di calore misto a zaffate di fumo acre e, poco distante da esso, rannicchiato su un consunto cuscino un vegliardo rinsecchito e dalla barba lunghissima. Al suo fianco l'unico mobile

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   5 commenti     di: Michele Rotunno


Il mondo della passione

Ho conosciuto la passione!
Disse una donna ad una oscura ombra.
Ero in un angolo della mia vita e delle mani calde mi raccolsero.
Buon per te donna.
Rispose la voce dell’ombra.
Alla luce di questo ricordo riscalderai la tua vecchiaia.
Perché dici ricordo, io coltiverò questo fiore, vorrei vedesse molti tramonti.
E tu pensi di poter conservare la passione?
Disse l’ombra ridendo senza alcun contegno.
Donna è già un ricordo e neppure te ne sei accorta.
Ombra dalle tue parole scorgo il tuo digiuno, non sai neppure di cosa parlo, tu poco senti o forse poco hai mai potuto sentire.
Insegnami -disse l’ombra - sarò un alunna attenta ed obbediente.
È in ciò il tuo limite, nella passione non si è alunni e neppure maestri, ma si è vento e marea, si è luna e sole, si è presa e arresa alla luce di un’unica è valente pretesa la goduriosa intesa.
Devi volerlo!
Io lo vorrei!
Rispose l’ombra con umiltà.
Ma conosco i limiti di questa cosa.
Limiti?
Disse la donna.
Vecchio concetto indotto, inizia da qui limiti non c’è ne sono, ma ci vuole fiducia!
Fiducia?
La fiducia è quel fiore che sboccia spontaneamente al sole della ragione sulla terra dell’amore, non confondere mai la fiducia con il desiderio d’amore, quella fame conduce ad aprire porte, ma non potrà mai schiudere la profonda porta della passione, dell’abbandono consapevole.
Ricorda la fiducia è quel fiore che nasce al sole della ragione sulla terra dell’amore, e quando quel fiore unico e prezioso sarà nato tu lo stringerai a te, e nello schiudere nuove ali volerai nei cieli immensi della passione.
L’ombra uscì dall’angolo e quando la donna la vide, riconobbe i suoi tratti, l’ombra era priva di energia e scarna, la donna la prese per mano, conducendola sino alla luce della passione. La vestì di abiti nuovi la colorò di emozioni intense, facendola salire dai profondi abissi sino ad altezze inconcepibili, e dall?

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   2 commenti     di: Cleonice Parisi


La casa in campagna

Katerin stanotte si e' svegliata con un senso di disagio, un magone come si dice, la notte e' stata fredda, fuori la neve non permette nemmeno di uscire, i rami delle douglasie sono cariche di neve, Katerin non vede da qualche settimana le ormicine dei sui amici gnomi che gli facevano visita tutte le sere e dava loro biscotti e gocce di caffe, e non solo, uno di loro apprezzava molto il vin Santo toscano con qualche briciola di cantuccini di Prato, comprati da un recente viaggio a Firenze.
Il sogno di Katerin era quello di comprare una casa in campagna in Toscana, amava questa regione le sue tradizioni gli spettacolari colori settembrini, la gente burbera ma schietta.
Ne aveva parlato con enfasi anche ai sui piccoli amici, intrattenendosi con loro serate intere a raccontargli le caratteristiche di questa regione, e gli gnomi a bocca aperta ad ascoltarla, una sera disse loro che anche in Toscana ci sono i boschi, e se un giorno lei si dovesse trasferire permanentemente in Italia gli avrebbe portati tutti con se, gli gnomi erano eccitatissimi per questa eventualita', soprattutto quello a cui piaceva tracannare il vin Santo. Una sera Katerin racconto' loro che aveva visitato un luogo incantato, con un bosco di douglasie uguale a questo che c'era in Canada, un posto dall'aspetto eterno con un Monastero, questo luogo magico si chiama Vallombrosa, nella sua breve vacanza conobbe un monaco che gli avrebbe confidato la presenza in questo bosco di esseri piccoli piccoli, che facevano visita saltuariamente al Monastero dei Benedettini. Katerin si avvicino' alla finestra e guardando fuori fisso' il suo sguardo su quelle ormicine che non c'erano più immaginandosele
, vedendo i sui amici sgambettare e pensare se mai li rivedra'.
Katerin corono' il suo sogno di andare a vivere in Toscana, e in casa non mancava mai una bottiglia di buon Vin Santo toscano.
Quella mattina Katerin si sveglio' prestino e apprese dalla radio, che un vasto incendio interessava la zon

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   0 commenti     di: Isaia Kwick


La ballerina

C'era una volta Marisol, una splendida ragazza dagli occhi azzurri e capelli lunghi, che quando ballava erano legati a chignon. Fin da piccola si era allenata per diventare una brava ballerina, la danza le piaceva molto, aveva nel sangue l'istinto di muoversi leggermente ogni volta che sentiva la musica.
All'inizio era una ballerina di danza classica, poi scoprì anche la ginnastica ritmica. Imparò a volteggiare nell'aria, librarsi e girarsi con il nastro che le roteava attorno, creando piccole spirali e cerchi immensi. Delicati erano i movimenti seguiva la musica ad ogni passo, saltava si abbassava e si alzava e con le braccia muoveva il nastro di seta rosa, attaccato a una bacchetta. Provò anche a danzare con la palla che lasciava scorrere sul suo corpo, lanciava e dopo capriole la riprendeva al volo. Fece diverse gare e saggi poi imparò ad usare anche il cerchio, sempre con leggerezza, lo muoveva, lo lanciava e lo faceva girare attorno alla vita. Tutto questo con passione e gioia, allenandosi tutti i giorni, con energia e vivacità in una concentrazione che le faceva superare ogni difficoltà, facendola sentire soddisfatta di se stessa.
Una notte, dopo una lunga giornata faticosa era molto stanca e si addormentò profondamente senza accorgersi dello spirito maligno che era entrato nella tetra stanza e penetrando nella sua anima le lanciò una maledizione. All'mattino si risvegliò e anche se aprì gli occhi non vide nulla perchè era diventata cieca, non udiva nulla e non riusciva a muovere le gambe, era totalmente bloccata nel letto senza poter fare nulla e dovendo rinunciare al sogno della sua vita. La sua vita non aveva più senso ed era disperata, le carezze della madre le davano coraggio e gli amici le stavano vicino, ma non riusciva a reagire a quella inutile vita.
Una notte, nonostante la sua cecità, vide una luce intensa davanti a sè mentre era sdraiata nel letto e nonostante la sordità riuscì a sentire le parole di una splendida donna che le

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   11 commenti     di: sara zucchetti


il re e la farfalla

La farfalla è simbolo di fortuna, pace e libertà.
V’era un re, che un giorno giunse in un regno per aiutare a costruire il palazzo del sovrano,
suo amico. Si portò con se, tutti i muratori del suo paese. Un giorno, mentre dirigeva i lavori,
incontrò una farfalla, che aveva ali stupende.
Desiderò subito di conoscerla, così iniziò a parlare con lei. La farfalla aveva paura degli uomini, perché spesso le avevano strappato pezzetti di ali, ma il re voleva a tutti i costi che lei si adagiasse sulle sue mani. Per questo tutte le mattine, prima di andare a lavorare, andava nel prato sotto il castello, aspettava la farfalla, con dolcezza la convinse a volare sulle sue estremità.
Nacque un amicizia bellissima, che questo re teneva segreta. Era geloso dei muratori,
temeva che raccontassero alla regina che lui aveva una farfalla come amica, quando ogni tanto tornava nel suo regno. Perla, così si chiamava la farfalla, era felice di stare con il suo re, scriveva per lui bellissime poesie sui petali dei fiori, lo portava di sera sui prati a guardar le stelle, la luna, lo baciava con le sue ali, ma era consapevole che, una volta finito il castello, lui sarebbe tornato nel suo regno, ma lei, avrebbe conservato per sempre nel cuore il ricordo di questa amicizia, che considerava come un prezioso dono che la vita le aveva fatto. Giunse l’inverno, Perla non poteva più portare il re sui prati. Ben presto però si accorse che il re era cambiato nei suoi confronti, ma lei gli voleva sempre bene. I re si sa sono bizzarri, sono volubili, inoltre tantissime farfalle svolazzavano sul prato, farfalle che d’inverno hanno belle case di zucca che possono ospitare un re, ma lei era povera, come ricchezza aveva il suo grande cuore. Inoltre viveva in un tronco cavo di un albero insieme ad altre due farfalle, non poteva quindi invitare e ricevere il suo amico. Si accontentava di stare con lui ogni tanto, dentro la cascina del boscaiolo.
Ma le visite del re, comi

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Il grillo sopra il palo

La strategia per la conquista del granaio, come in qualsivoglia contesa, stabiliva che riconoscere il proprio nemico, soprattutto se mortale, era la prima capacità di difesa.
Si sapeva, infatti, che anche l'arma d'offesa più terribile e potente, più di una volta si era rivelata infruttuosa, se non si adottava anche la strategia di stringere alleanza con qualcuno, avendo in tal maniera l'accortezza di non rimanere soli come un Don Chisciotte ed il suo servo Pancho Sanza, a combattere contro tutti i mulini a vento, che quando soffiava, almeno facevano girare le pale, e con l'aiuto dell'acqua producevano energia.
Il nemico, che sin dal suo apparire sulla scena, utilizzava a proprio vantaggio quest'arte bellica, va-lida anche in tempi di pace, dopo averne provocato la completa rovina, senza pudore alcuno, s'alleò addirittura con l'avversario, per poter innalzare nel successivo girone di sfida, la bandiera d'aver contribuito a salvare per intero, e magari da solo, quel poco che di buono era rimasto nel granaio.
Il grillo capo - orbo, restò così con il cerino acceso in mano, e contro l'avversario, con cui non ave-va stabilito neanche un piccolo patto, ed il nemico "furbo" nella futura contesa per la conquista del granaio, nulla poteva sventolare sopra il palo, se non il suo nemico vero, sè stesso, e la sua fallace idea di conquistarlo tutto e da solo.
In quella lotta, l'aver detto, di fatto, "Tutti nemici e nessun amico, molto onore" naturalmente, non c'era alcuna colpa, ognuno sceglie ciò che più gli aggrada, ma un dato è chiaro, quel madornale er-rore di non sapere e volere riconoscere il suo nemico, ma di fare tutto da solo, ha mandato quel gril-lo sopra il palo, a leccarsi le ferite, per non correre il rischio di fare la fine di quello da Pinocchio schiacciato sopra il muro.
Si narra che qualche sera, con il rimpianto per la mancata azione quando si era presentata la sua bellissima occasione, lo sentirono elevare, con nostalgia alla luna, il

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La farfalla & il bruco

Un giorno una farfalla bianca volava triste in cielo, era triste perchè lei nom era colorata come le altre farfalle e per questo la povera farfalla era triste, e sedendosi su dei fiori piangeva, e pianse così tanto che svegliò un bruco che gli chiese -perchè piangi farfallina?- disse il bruco - sono una bruttissima farfalla bianca e nessuna farfalla vuole passare del tempo con me!- disse in lacrime la farfalla, il bruco losò una grassoccia zampasulla spalla -anche a me insultano perchè sono grasso, e posso capirti perciò facciaarosì, uando sarai sola vieni da me ed io ci sarò-la farfalla decise di dargli ascolto così per tre mesi andò a trovarlo e per tre mesi tornò da lui, loro divennero dei grandi amici e un giorno quando la farfalla disse -quanto mi piacerebbe essere colorata come te- il bruco le rispose -non te ne sei ancora accorta tu sei colorata di mille colori!- e dicendo questo la fece specchiare e su una goccia d'acqua ed era proprio la farfalla era coloratissima lei tornò vide il suo amico bruco trasformato in una bellissima farfalla e così le due amiche volarono unite una all'altra nel limpido cielo d'agosto

   1 commenti     di: Niccolò



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Questa sezione contiene favole e storie per bambini e adulti, racconti con morale e allegorie

Le favole sono dei racconti breve che trasmettono un insegnamento di carattere morale o didascalico. I protagonisti sono solitamente animali antropomorfizzati che rappresentano vizi e virtù degli uomini. La presenza di un intento morale le differenzia dalle fiabe - Approfondimenti su Wikipedia