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Favole per bambini

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Sottovoce

Solo le sue lacrime dolci faceva gustare alla gente che la circondava. Soltanto sottovoce sapeva parlare quando voleva chiedere qualcosa. Qualcosa semplice di solito, una domanda da bambina. Persino le cose che noi altri le diciamo gridando, lei le diceva sottovoce come se parlasse a se stessa.

E fu cosi anche quell'estate per una volta ancora. Neppure il suo "grido" di aiuto nessuno ha mai udito su quelle spiagge addormentate che riposavano vuote e stanche dalle orme lasciate dai piccini vicino ai loro enormi castelli che il vento trasformava in sabbia e con se' li portava via lontano.

Fu gelosa per una sola volta anche lei. Gelosa di quel volo, quell andar via lontano della sabbia mentre senza capirlo si allontanava dalla riva tenendo sempre lo sguardo fisso su quelle nuvolette cosi' libere! Sentiva un piccolo dolore, una tristezza, perche' non era anche lei cosi leggera da poter spiccare un volo simile.

Cosi' il suo appello non lo senti' proprio nessuno. Solo le onde che la circondavano e l'abbracciavano stretta stretta con le loro braccia celesti e tiepide. Le parse d'essere accolta da una compagnia di bambini che la invitava a giocare. Voleva bene ai bambini e con tutto il cuore si fece portar via dalle quelle onde. Sorridendo gli chiese sempre sottovoce: - Allora, voi dove andate? Portatemi con voi!
Non ci fu neanche una goccia di mare a rifiutarle la sua compagnia...

Si fece sera un po più tardi. Il vento si calmo' e la spiaggia era di nuovo pronta ad accogliere i castelli del giorno dopo...



LE LACRIME DEL LUPO

premessa
sono andato al circo diverse volte e allo zoo raramente. Non ho mai visto un lupo sia perché dalle parti dove vivo si sono estinti nei primi del '900, sia perché non ho mai fatto un viaggio nei pochissimi luoghi dove, i pochi rimasti, vivono ancora come una volta. D'altra parte mi rattristerebbe vederne uno in gabbia allo zoo o in un parco nazionale.
Parecchi anni or sono, al circo un elefante mi venne tanto vicino da permettermi di vedere i suoi occhi lacrimare. Mia nonna mi spiegò che gli animali piangevano anche, ma non allo stesso modo degli uomini. Non aggiunse altro, neanche dove stava la differenza. Probabilmente anche a lei, da piccola le fu data la medesima e sibillina risposta cosi, da allora, presa da ben altri problemi non se lo chiese mai più.
La ferocia, l'ingordigia, il coraggio, la dannazione, l'amore, l'orgoglio Esiste qualche altro animale a cui l'uomo ha attribuito tutto ciò come ha fatto con il lupo? Perché ha scelto proprio lui
come ingrediente essenziale di fiabe, di leggende e di proverbi? Forse perché non avrebbe suonato bene vedere Cappuccetto Rosso insidiato da un cammello o che si dicesse " Quel tipo ha una fame da allodola! " Oppure che il terribile licantropo si chiamasse conigliantropo e, infine che Romolo e Remo fossero stati allevati da una simpatica marmotta. Ciò è comprensibile, ma siccome le fiabe e i miti non devono esserlo altrimenti non potrebbero essere tali io, da sempre affascinato da questa creatura, ho dato la mia piccola spiegazione e, con la penna guidata dalla mia fantasia mi è piaciuto scriverla sia per i bambini sia per quella parte sana, pulita e dolcemente ingenua che di essi rimane negli adulti ma soprattutto, per l'altra che il più delle volte prevale.




Dovete sapere che un tempo tutti gli esseri viventi della terra se ne stavano li tranquilli: né in pace e neanche in guerra: questa ancora non era stata inventata e, siccome ogni cosa ha il suo opposto, la pace e la guerra non

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Eloiv e il regno di Kartan

" Che potevo fare io
io sono solo un piccolo falco di carta ripiegata, un origami venuto all'esistenza dalle mani della mia dolce regina "

Io sono Falcor ed è la storia della fine del regno di Kartan quella che vi racconto..

... Kartan era la maestà dei regni. Il più bello del emisfero di Librius.
Il suo territorio si estendeva fino ai fiumi d'oriente dove si ergevano le colline delle favole e a occidente dove moriva nelle paludi dei racconti ombrosi

Ogni cosa in quel regno era di carta : i palazzi, i monti, i giardini, le carrozze, ogni cosa era bella nel mio regno Kartan
Eloiv era la sua regina e fece grande il regno. Fu lei ad edificare fabbriche con mura di cartone dove si fabbricavano tutte le meraviglie. E fece strade e castelli e palazzi usando preziose carta di riso, cotone e papiro
E non c'era strada che non finisse in piazza in kartan, e non c'era piazza che non finisse in fontana e non vi era fontana che non avesse una scultura che parlava della gloria del regno

Gli alberi avevano rami e foglie filanti e prati ricolmi di fiori coriandoli e nei fiumi scorreva colore fuso di pastello e cascate zampillanti di inchiostro di tempera.
Ogni cosa era di carta : dal primo dei saggi all ultimo dei fanciulli eccetto Frederic.
Frederik era un umano, un essere di carne

Fu il vento a trasportare Frederic sino all'emisfero di Librius, quando lo rapì dalle righe di un racconto per poi abbandonarlo nel regno di kartan, quando era poco più di un ragazzino appena più piccolo della mia regina.
La mia regina rimproverò aspramente il vento lo mise severamente in guardia di non soffiare più sul regno. Tutto in kartan doveva esser di carta.

Ma il vento non la prese bene e trasportò un tizzone di fuoco su kartan, e quel fuoco inizio ad ardere. Quasi mandò il mio regno in cenere. Se non fosse stato per il coraggio di piccoli soldati di carta ignifuga che si gettarono senza paura sul fuoco soffocandolo, nulla sarebbe scampato. Il fuoco

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   4 commenti     di: luigi granito


L'uccellino e il verme

Un uccellino che volava da quelle parti vide un vermiciattolo, così si avvicinò a lui.
L'uccellino disse: "Vuoi venire a casa mia a mangiare?"
Il vermiciattolo accettò l'invito.

A casa dell'uccellino la porta era aperta, così il verme entrò nella casa dell'uccellino.
L'uccellino disse forte, forte:
"Sorpresa!"
Poi corse e si nascose.
Il verme si mise così a cercare l'uccellino.
Il verme a un certo punto si voltò verso il lato sinistro, l'uccellino era verso destra.

E se lo mangiò!



Il papero e la tartaruga (CAPITOLO 1)

C'era una volta un papero...
Era un papero come tanti... tutto giallo e pieno di piume, l'unica cosa che lo distingueva da gli altri paperi erano due grandi occhi azzurri. Ancora non sapeva che proprio loro gli avrebbero portato fortuna...
La sua vita, sebbene monotona, era tranquilla e felice. La mattina si svegliava presto e andava a scuola insieme a gli altri paperi. Il pomeriggio lo trascorreva a studiare con una capra e un porcellino d'India ai quali voleva molto bene. Aveva molti amici. Il sabato sera infatti lo passava insieme a loro. Si divertivano un sacco a fare gli scherzi al fattore, a giocare a nascondino... (anche se vinceva sempre il camaleonte)
Nella fattoria c'era un grande cane lupo; sembrava cattivo ma in realtà era molto socievole. Organizzava feste alle quali erano invitati tutti gli animali. Il papero si divertiva a ballare (il ballo del qua qua?) e a stare in compagnia dei suoi amici.
Un giorno, mentre pioveva, il papero decise di uscire dalla fattoria!
Fuggì!!
Non che fosse triste, la sua vita era serena: aveva un sacco di animali vicino, si divertiva con i suoi amici, era in ottima salute (salvo quella zampetta che ogni tanto dava qualche problema), aveva la ciotola sempre piena (infatti il fattore non gli faceva mai mancare nulla)... però sentiva che c'era qualcosa dentro che non andava... UN VUOTO. Non capiva. Decise quindi di scappare.
Una volta uscito dalla fattoria si mise a pensare, a riflettere...
"ma cosa mi manca?" pensava
"ho tutto ciò che un papero desidera!" evidentemente si sbagliava
Attraversò tutta la collina di fronte alla fattoria, passò a nuoto il ruscello e arrivò in un bosco...
Era stanco, provato dal sonno e turbato dalla tristezza.
Ecco!!
Proprio quando decise di tornare indietro, alla fattoria e alla vita di sempre, vide una tartaruga che lo stava fissando.
"Cosa guardi?" disse la tartaruga
Il papero non rispose, ma non per la stanchezza.
Non capiva cosa stesse gli succedendo, ma di una cosa

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   2 commenti     di: Marco Mugnaini


Nella capanna del presepe

Era il 27 dicembre e subito dopo la santa messa la gente si scambiava gli auguri del Natale appena passato. Salutandosi e abbracciandosi calorosamente, tra una chiacchiera e l’altra, a gruppetti se ne stavano sulle gradinate dell’ingresso della chiesa oppure nella piazza adiacente.
Una piccola folla, circa venti persone in tutto, si era anche riunita di fronte al presepe allestito dalla parrocchia e con stupore e disappunto commentava quanto poteva ammirare.
Ovviamente, i commenti della gente non si riferivano solamente al presepe in sé, una composizione semplice e tradizionale che da svariati anni veniva riproposta, pressoché immutata, in occasione delle festività natalizie.
Una capanna in paglia e bambù al centro e svariate sagome di carton-gesso sistemate al suo interno oppure sparpagliate tutt’attorno.
All’esterno se ne stavano quindi una mezza dozzina di pastori, alcuni in piedi con il volto rivolto alla capanna, altri intenti a seguire il gregge di pecore finte di che pascolava attorno immerse nella rada vegetazione. Dirimpetto alla costruzione di bambù, in mistica contemplazione, i tre re magi nelle loro vesti esotiche dai colori sgargianti. Mentre a terra, di fronte ai tre, i doni che portavano facevano bella mostra di sé sul selciato e sul finto terreno creato per l’occasione.
Ma era a ciò che stava all’interno della capanna che la gente di Trebaseleghe indirizzava i propri commenti.
E critiche, soprattutto.
Non tanto per la resa dell’asinello e del bue, animali ricostruiti con discreta fedeltà e dall’aria innocua e sonnacchiosa.
E nemmeno per le sagome di San Giuseppe o della Madonna, due figure semplici e dal volto gioioso in sobrie vesti dai colori tenui: azzurro e marrone per il patrono dei lavoratori, mentre una tunica rosa e bianca definiva la beata Vergine Maria.
Neppure criticavano la resa del bambin Gesù, un frugoletto tutto rosa con le braccia protese in avanti in un gesto di apertura e dono al mondo.
Nien

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Il ciondolo d'argento

C’era una volta una bambina, Lunette, aveva otto anni ed abitava con la nonna in una casetta sita in una piccola campagna. In quel posto non c’era molta vita, le case erano distanti qualche minuto a piedi e ve n’erano al massimo una decina. Si poteva affermare che quello era un posto abbastanza tranquillo.
Jean, abitava nella casa più vicina ed era uno dei suoi migliori amici come Stephan. Passavano spesso le giornate insieme, a giocare nei prati poco distanti, soprattutto in quelli vicini ad una grande villa disabitata, in cui giravano voci fosse infestata da strane creature. Ed era per questo che i bambini gironzolavano spesso da quelle parti, proprio per riuscire a vedere, un giorno, qualche mostriciattolo.
<Per me sono tutte storie> disse Jean guardando le persiane della casa, ormai in rovina. All’apparenza Villa RestFord, così si chiamava per via dei suoi vecchi proprietari morti secoli prima, era di colore giallo ocra con delle crepe ai muri. Il tetto aveva dei buchi enormi che lasciavano entrare l’acqua durante la pioggia e il giardino interno era malcurato, il prato era diventato come una foresta e pieno d’erbacce e foglie secche. <storie> fece eco Lunette emettendo una risatina < ma un po’ di paura, devo ammetterlo, me la fa>.
Passarono i giorni e i bambini, felici, continuavano a giocare fino a che una spiacevole notizia non rattristì la piccola. La sua adorata nonna si era ammalata ed aveva bisogno di cure.
Lunette, disperata, cercava aiuti da qualsiasi persona ma con esiti negativi. Il medico era anche molto lontano dalla casetta in cui abitavano e non poteva procurare loro le medicine per fare guarire la vecchietta.
<Conosco una persona che fa al caso tuo> disse un bel giorno il simpatico Stephan dopo aver appreso la triste notizia. <Si fa chiamare Bianca Saggia e c’è gente che sostiene sia una specie di maga>.
Così i tre amici si recarono alla casa della maga e per loro stupore si accorsero che era proprio fuori dalla porta

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   1 commenti     di: Vale B



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Questa sezione contiene favole e storie per bambini e adulti, racconti con morale e allegorie

Le favole sono dei racconti breve che trasmettono un insegnamento di carattere morale o didascalico. I protagonisti sono solitamente animali antropomorfizzati che rappresentano vizi e virtù degli uomini. La presenza di un intento morale le differenzia dalle fiabe - Approfondimenti su Wikipedia