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Fiabe

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La principessa del bosco di Lavanda

C'era una volta in un casa fatta di ciottoli di pietra candida e luccicante una pincipessa dai capelli viola, fatti di tanti fili profumati di lavanda. Era nata dall'amore tra il Re della Valle dei fiori ed una Fata dei boschi e, da entrambi, aveva ereditato l'amore per la natura e gli animali.
La principessa, dall'animo gentile ed amichevole, amava scrivere poesie e storie. Timida ed introversa sedeva sempre sotto lo stesso antico albero di noci, su una coperta che le aveva cucito la mamma tanti anni prima e, quando avevo terminato un racconto, amava leggerlo a voce alta con il viso rivolto alle nuvole.

Il suono della sua voce sembrava la melodia di un magico violino e si spandeva leggera in tutto il Regno ed amata da chi la udiva. La principessa si era innamorata una sola volta, di un cavaliere che si era fermato sulle sponde del lago per riposarsi dopo un lungo viaggio. L'aveva fissata a lungo e lei era fuggita frettolosamente.

I suoi racconti da allora erano sempre molto malinconici e nascondevano una profonda tristezza: quella di un sogno che non si avverava. La principessa pensava che quel principe non l'avrebbe mai potuta amare, perche' il suoi capelli, fatti di petali profumati erano cosi'diversi da quelli delle dame e delle principesse del Regno.

Non sapeva, invece, che il principe si era innamorato di lei al primo sguardo e, quello che per lei rappresentava un limite, per lui era un dono speciale.

Vorrei scrivervi che i due si incontrarono di nuovo e che ne nacque un amore appassionato e duraturo, ma cio' non avvenne mai, perche' la principessa continuo' a scrivere suoi racconti malinconici ed il Principe trovo' un'altra Regina per il suo Regno. Il tempo passo' lentamente in una giostra di stagioni e di colori senza che la principessa trovasse mai il coraggio di parlare al principe.

Le nostre vite sono fatte di sorprese, a volte belle a volte spiacevoli, talvolta, pero', il mondo che costruiamo intorno a noi e' chiuso da mura invisibili,

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   3 commenti     di: Lilybets


Katjuscia in cucina

Nella nostra solita cucina, katjuscia, rimasta sola, osserva con molta attenzione tutto ciò che si trova sul tavolo di lavoro.
La salutano con molta riverenza, della frutta, degli ortaggi, del pane fresco e per finire del bel formaggio bianco.

L'arancia si fa avanti e dice:

- Katjuscia, si dico proprio a te, bambina mia!

Katjuscia:

- Che pertinente, io non sono la tua bambina!

L'arancia:

- Si fa per dire, scusami se ti ho offeso.

Katjuscia:

- Va bé, ma che vuoi da me?

L'arancia:

- Forse fra poco mi sbucci e mi mangi, o mangi la mia collega banana, o più semplicemente la mela rossa, già ben lavata, e non serve nemmeno sbucciarla, quattro morsi con quei tuoi bei dentini et voilà. Ma sai come siamo finiti qui?

Katjuscia:

- Il mio nonnino, cuoco di tutto rispetto, anche se brillo, vi ha comprato al mercato qui vicino.

L'arancia:

- Eh già! Siamo venuti dal nulla. Ma come siamo finiti al mercato lo sai tu?

Katjuscia:

- Ma sei proprio scocciante arancia bella! Ma che ne so io!

L'arancia:

- Te lo dico io! Mio padre è un bell'albero e si chiama Arancio, piantato a sua volta fu dalle mani esperti e sapienti di un contadino, e poi ancora piantina verde e carina, le mani callose ma sicure dello stesso contadino la innaffiava e la curava con amore fino a quanto crebbe e diventò un albero fiero e maestoso.
Un bel mattino questo buon uomo lo vide in fiore, di una bellezza tale, che al suo sudore si mischiarono lacrime di gioia e soddisfazione. Direi più che meritate. Questi fiori infine divennero frutti di colore arancione, come il tuo bel vestitino, e di forma ovale.

Katjuscia:

- E poi? Continua, continua.

L'arancia:

- Il buon contadino si inginocchiò e ringraziò il Signore, poi, chiedendo scusa ad ognuno di noi, ci colse ad uno ad uno e con molta delicatezza ci pose in una bella cesta e al mercato ci portò.

Katjuscia:

- Che bella storia! Suppongo che le tue colleghe hanno una storia simile.

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L'Albero

Un campo spoglio, il fetore dell’erba riarsa dal sole punge le narici e secca le labbra deboli storpiandone il riso. Cala la notte e le sue gelide, seppur dolci, spire catturano il rumore dei pesci in trepida ricerca di spazi nel letto secco del fiume. Il buio è breve ed a malincuore deve lasciare spazio al Fratello Sole, ma una cosa strana accade; il lezzo di morte è stato coperto dal profumo dell’aria fresca, mentre la luce viene lentamente spenta da nere nubi colme di pioggia. L’Acqua giunge tiepida alla Terra assetata che par riprendersi da un letargo non voluto; il fiume si riempie copioso ed avido di vita rincorre la fauna giunta quasi ad abbandonare l’attesa.
Nel frattempo, in un campo infangato, si fanno spazio ciuffi d’erba che colorano di verde argenteo la selva sbigottita. Le nubi fanno spazio ad un sole nuovo, tiepido e carico d’affetto per un giovane ramoscello che veloce cresce in questo verde mare. Accompagnato da questo caldo sorriso e dalla pioggia generosa viene sfamato crescendo rigoglioso e fiero.
Una notte il giovane Albero venne destato da un suono dolce e leggero ed avvertì immediatamente la fresca brezza annunciare l’arrivo delle nubi. Contento si mise in attesa di ricevere il solito dono; purtroppo al posto della fame fu saziato nel dolore da un’ira alla quale non chiese mai di partecipare. Fiero si erse a combattere la follia del Vento ululante e tagliente, mentre i suoi piccoli rami venivano spezzati dalla furia della grandine. Il Vento aumentava ed allo stesso modo aumentava la resistenza posta dal giovane Albero, ma le sue radici cominciarono a fremere di dolore. Il respiro si fece urlo ed infine boato; alla pioggia ed alla grandine si mescolarono le lacrime di fiducia infranta ed il delicato fusto cominciò ad abbandonarsi alla follia del Vento mettendo a nudo le sue radici in preda all’incubo. Quando cominciò a sentir venir meno la scintilla che gli diede vita ecco che venne afferrato da qualcosa, una forza pos

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Il lupo che diventa buono

C'era una volta un piccolo lupetto che viveva con la mamma nel bosco, il suo nome era Luppi.
Questo lupetto era un po' dispettoso e birichino con gli altri animali.
Una mattina si svegliò, il sole splendeva e lui si mise a tirare la coda alla volpe. Lei si arrabbiava, ogni volta, ma poi facevano pace.
Poi rubava le noccioline allo scoiattolo e anche lui si arrabbiava, ma lo perdonava.
La sua mamma lo sgridava ma lui non l'ascoltava,
"Devi fare il bravo, loro sono tuoi amici"!
"Va bene mamma, non farò più scherzi a nessuno".
Invece era una bugia, perché quando vide il cerbiatto che mangiava dell'erbetta, si nascose dietro l'albero e uscì all'improvviso spaventandolo, ma anche con lui riuscì a fare pace.
Un giorno, tutti gli animali del bosco erano veramente stanchi dei suoi scherzetti e così decisero di mandarlo via, sua mamma non era d'accordo, ma capì che così avrebbe imparato a fare il bravo.
Luppi se ne andò, aveva paura e si sentiva solo, ma appena uscì dal bosco incontrò una bella bambina. Il suo nome era Gabriela e aveva un vestito con il disegno della sua cars preferita, con i capelli mossi e gli occhi azzurri.
"Ciao cucciolino come ti chiami"?
"Ciao io sono Luppi"!
"Come mai sei qui tutto solo"?
"Perché sono stato dispettoso con i miei amici e loro mi hanno mandato via, non mi vogliono più!"
Luppi piangeva, e la bimba lo accarezzò dolcemente.
"Non preoccuparti non sei solo, ci sono io, vuoi diventare mio amico"?
"Certo! Grazie come sei gentile"!
"Però promettimi che non farai più dispetti a nessuno".
"Te lo prometto".
"Ora ti accompagno dai tuoi amici nel bosco, gli diremo che sei diventato buono e loro saranno contenti di vederti".
"Grazie!"
Si avviarono così verso il bosco e Luppi presentò la sua amica a tutti gli animali, che si avvicinavano intorno a lei ed erano felici.
La piccola Gabriela disse a loro che Luppi non avrebbe fatto mai più scherzi dispettosi e loro sorrisero mentre lui abbracciava la sua

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   8 commenti     di: sara zucchetti


Chicco e la fattoria 2/3

... Un ruggito di leone, un balzo fulmineo dalle ginocchia di Giorgione e Tommaso si impose con la sua stazza davanti a Chicco, che restò immobile con la bocca aperta e i denti sporgenti nell'intento di raccogliere la briciola.
Al topolino, paralizzato dalla sorpresa sgradita e dal terrore, sembrò ghiacciare il sangue nelle vene! Non si era proprio accorto fino a quel momento del gatto, poiché tutte le strategie escogitate non includevano la sua presenza e, adesso, quella piccola insignificante briciola non sembrava nemmeno così appetitosa!
Lucido pelo grigio striato da sottili linee bianche, orecchie scure e ritte come baionette innestate, zampe come batuffoli di soffice cotone da cui uscivano artigli affilati. La schiena arcuata pronta a sferrare con slancio un attacco fulmineo, una lunga coda ricurva verso l'alto danzante ad un ritmo lento e ipnotico, occhi verdi solcati da una pupilla verticale nera priva di ogni compassione e... le fauci: denti appuntiti tutti in fila come soldati d'un plotone d'esecuzione, passati in rassegna da una ruvida lingua rossa che inesorabile comandava l'assalto con un lungo e penetrante miagolio minaccioso.

Chicco deglutì nuovamente, ma s'accorse d'avere la bocca secca e pochissimo tempo per fuggire. In un attimo raccolse tutto il disperato coraggio rimanente nel suo cuoricino che batteva all'impazzata e, mentre Tommaso si lanciò con un salto improvviso verso di lui, il topolino schizzò più veloce che mai proprio sotto il gatto puntando dritto al caminetto. Tommaso in volo, nel guardare la preda in fuga, sbatté rumorosamente contro le gambe di una sedia, atterrando in scivolata sotto il tavolo proprio sul cartoncino di colla che gli rimase incollato alla coda.
A questi pochi istanti seguì un guazzabuglio generale in casa. Giorgine pigramente assorto, al sonoro schianto di Tommaso, scattò in piedi facendo cadere la sedia a dondolo e cominciò a sbattere ripetutamente i piedi per terra nel tentativo di far fug

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   0 commenti     di: Nico Schibuola


Liscio come l'olio

Il vecchio camminava lentamente per i viottoli del parco cittadino con la bimba al fianco. Una pesante artrosi lo costringeva in una posizione ripiegata in avanti. Si muoveva lentamente sostenendosi con un bastone. La bimba, Alessia, lo teneva per mano e lo allietava con la sua fresca ingenuità. Lei voleva tanto bene al nonno, e lui adorava la piccola nipotina che chiamava la mia farfallina.
Era una bella giornata di primavera. Qua e là nel parco numerose persone passeggiavano godendosi la bella giornata di sole, chi a piedi chi in bicicletta chi perfino a cavallo. Due passerotti si inseguivano in acrobatici quanto incontrollati voli, finirono proprio per incrociare lo sguardo basso del nonno. Egli rimase per un momento disorientato, agitò le braccia spaventato, perse l'equilibrio e finì per cadere in avanti.
"Nonno!" Gridò la piccola. L'uomo mise avanti le mani e rotolò goffamente sul fianco lasciando cadere il bastone. La piccola gli girava attorno spaventata, non sapeva cosa fare, il nonno era troppo pesante per lei. Arrivarono subito in soccorso una coppia di giovani che stavano facendo jogging.
"Tutto bene signore?" Lo aiutarono ad alzarsi.
Uno dei due giovani inforcò delicatamente gli occhiali al vecchio e chiese di nuovo,
"Tutto a posto?"
Il vecchio abbozzò un sorriso, "Tutto liscio. Liscio come l'olio."
I due giovani spolverarono con le mani la giacca del vecchio e dopo un rassicurato sorriso ripresero la loro corsa rigirandosi più volte.
"Che paura che mi hai fatto nonno."
"Va tutto bene piccola." Rispose lui ancora in affanno.
Lei lo fissò puntando l'indice alla tempia e chiese, "Cosa vuol dire liscio come l'olio?"
Il nonno sollevò per lo stupore le sopracciglia, "Non sai cosa vuol dire liscio come l'olio? Quindi non conosci la storia della principessa Margarina?"
La bambina con le braccia dietro la schiena ondeggiò due volte sui fianchi "no..." disse con un filo di voce, cogliendo la gravità del fatto.
"Vieni sediamoci su quel

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   3 commenti     di: Rudy Mentale


Lino e Lina con Alice e la farina

Lino e Lina, due spiritelli ex custodi di alcuni granelli di grano, che ahimè ora farina è divenuta dopo la macina al mulino, e si trova proprio sul tavolo di lavoro della cucina a noi ormai ben nota.
Lino è maschietto, con due belle ali dorate appiccicate, un cilindro per nascondere il difettuccio delle sue orecchie, veramente non ben riuscite, ma con un visino bello e simpatico, che lo rende splendente a quei raggi di sole penetranti dalla finestra a vetri colorati.
Lina è femminuccia, sua amica e compagna di vita, anch'ella con due ali dorate ed un vestitino a pois oro e bianco, un visino con un bel nasino ed una boccuccia a bacio di rose da far invidia a tutti gli altri spiritelli.
Tutto questo vede meravigliata Alice ad occhi nudi, la nipotina del gran cuoco, come ben sapete! Ma non sa se dorme o è sveglia, se è un sogno o una realtà fantastica. Osserva con molto attenzione quel mucchietto di farina, ed in realtà tra tutto quel candore saltellano due puntini d' altro colore.
La bambina prende una lente d' ingrandimento, che ha a portata di mano ed osserva di nuovo quel mucchietto di farina, e vede con sua sorpresa che quei due puntini sono veramente due spiritelli e non stanno mai fermi.

Alice:

- Chi siete piccini? Come siete carini!

Lino:

- Io sono Lino, e questa qui è Lina, la mia compagna, siamo due spiritelli che fino a l' altro ieri custodivamo dei granelli di grano, che ora si trovano come farina in mezzo a questo mucchietto.

Alice:

- Molto interessante; ma sapete che la farina, in quanto tale, se non viene lavorata, almeno per noi umani, è inservibile?

Lina:

- Cosa significa lavorata? Il processo non finisce qui?

Alice:

- Io sono ancora una bambina, ma il mio nonnino mi ha imparato a fare molte cose con la farina.

Lino:

- Ma davvero? Io ad esempio trovo molto bello saltarci sopra, ancora più bello dare la mano a Lina ed insieme fare anche salti mortali, anche tripli se vogliamo, tanto cadiamo sempre

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FiabeQuesta sezione contiene storie e racconti su fate, orchi, giganti, streghe e altri personaggi fantastici

Le fiabe sono un tipo di racconto legato alla tradizione popolare e caratterizzata da componimenti brevi su avvenimenti e personaggi fantastici come orchi, giganti e fate. Si distinguono dalle favole per la loro componente fantastica e per l'assenza di allegoria e morale - Approfondimenti su Wikipedia