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Racconti horror

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Zeitgeist Hotel - Scricchiolii

I. Dopo la fine del mondo.



Il giorno dopo "la fine del mondo", Lorenzo Damiani si ritrovò il corpo completamente ricoperto da denti.
Accadde tutto un martedì mattina, pochi giorni dopo la festa tema "Anni '40" del sesto piano. Origliando dal tavolino della sala ristoro dal piano terra dello Zeitgeist Hotel, venne a sapere che buona parte della gioventù di Parma si era riunita per festeggiare tutta la settimana i pochi giorni rimasti prima dell'annunciata fine del mondo. Il perché gli invitati dovessero obbligatoriamente vestirsi come i loro nonni non era dato saperlo.
La fine del mondo non arrivò, ma quella data per Lorenzo coincise con "la fine del lungo dolore".
Bordate possenti di musica elettronica e swing l'hotel cinque lunghissimi giorni, finché martedì mattina, tutto d'un colpo, la musica cessò.

Aprì gli occhi, cullato da un silenzio fino quel giorno solo immaginato e sorrise.
Alzò la schiena dal letto e si sedette sul bordo del materasso, resistendo alla tentazione di tornare e stendersi e dormire per un altro paio d'ore. La colazione continentale che lo attendeva alla sala ristoro era un buon incentivo per tentare almeno un rapido cambio d'abito e gustarsi pane, prosciutto e formaggio accompagnati da un buon numero di bicchieri di succo d'arancia.
Guardò la luce pallida del giorno filtrare attraverso le persiane dell'unica finestrella di cui disponeva la camera. Si guardò intorno, come se si fosse ritrovato catapultato in quella stanza per la prima volta in vita sua.
Passò in rassegna i muri di legno scuro, scricchiolanti e gonfi d'umidità, e i pochi brandelli di carta da parati color crema che pendevano dai muri.
Un leggero sorriso gli sgranchì la guancia alla vista dello specchio ovale contornato di arabeschi dorati posto sul muro spoglio davanti al letto, appeso troppo in alto perché qualcuno vi si potesse specchiare.
Alla vista del sottile computer portatile nero che occupava la scrivani appoggiata vicino alla porta, t

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   1 commenti     di: Rida Wahbi


Tela di Ragno

Il treno somiglia un po' alla vita, si entra in una carrozza e ci si ritrova in mezzo a delle persone, ma basta scegliere di cambiare carrozza ed ecco che cambia lo scenario, cambiano le persone, i compagni di viaggio. Ogni tanto il treno si ferma ad una stazione dove puoi scendere e scegliere una variante per la tua vita o restare li a fissare dal finestrino, facendo da spettatore e optando magari per la fermata successiva, che offre maggiori spunti, maggiori personaggi utili alla propria personale esistenza, maggiori nutrimenti per la vita spirituale. Centinaia, migliaia di anime passano per le stazioni ferroviarie, alcune in rapida successione, altre si trattengono più a lungo, altre semplicemente appaiono e scompaiono. È il caso di Eugene un ragazzo chiuso, introverso, relativamente timido che stazionava in modo quasi perenne vicino la passaggio a livello della ferrovia. Eugene amava osservare la gente che passava, forse perché non avendo una vita sua amava impossessarsi della vita di altre persone, di fingere, anche se per poco di essere una di quelle persone che osservava. Qualche volta immaginava di seguirle a casa, e di essere un loro amico o un loro parente, di festeggiare un anniversario o una ricorrenza con loro. Con le ragazze era un vero dramma, Eugene non si sentiva meritevole dell'attenzione di un individuo di sesso femminile per cui le guardava in modo scanzonato come se fossero un dipinto di inestimabile valore su cui non avrebbe mai potuto mettere le mani e che era sorvegliato a vista in una galleria d'arte. Non si tormentava nemmeno più di tanto era convinto che alle donne lui non piacesse e se qualcuno gli avrebbe chiesto come facesse a dirlo lui rispondeva che lo sapeva già senza che ci fosse bisogno di una conferma con prove e che se lo sentiva. La stazione ferroviaria era situata nelle vicinanze di una scuola superiore e di una università per cui ragazze di ogni età e aspetto pullulavano da ogni angolazione tanto che lui non a

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   2 commenti     di: Stefano


La figura misteriosa

7 GIUGNO 2012, 21:07

Renzo stava percorrendo la strada che lo avrebbe portato alla casa di Samuele ormai da venti minuti. Non mancava molto, presto sarebbe arrivato.
Erano migliori amici fin dall'asilo e lo erano anche adesso che facevano le superiori, sebbene andassero in due classi diverse.
Si volevano davvero bene, anche se non sembrava. Passavano interi pomeriggi a farsi stupidi scherzi o raccontarsi storie sulle loro conquiste femminili, molte delle quali erano inventate. A rendere ancora più particolare e profonda l'amicizia erano i loro due caratteri completamente diversi: Renzo era spavaldo, coraggioso, estroverso e amante delle compagnie e delle uscite serali, mentre Samuele, nonostante avesse in comune l'amore per la bella compagnia, era più introverso, schivo e riflessivo, ma aveva un fascino davvero invidiabile.
'Ancora un po' e sarò arrivato' pensava Renzo. Le gambe si stavano facendo pesanti e aveva anche un il fiatone, motivo per cui aveva deciso di smettere di fumare. Non era stata una buona idea iniziare.
Un leggero rumore lo distrasse dai suoi pensieri, come di tacchi che battevano sul cemento.
'Strano' disse fra sé 'chissà cosa è stato. È ormai tardi e anche buio, a quest'ora non dovrebbe esserci nessuno, specie in una strada deserta come questa'.
Continuò a camminare e lo sentì di nuovo. Stavolta più vicino.
Iniziava ad agitarsi. Aveva addosso una strana inquietudine fin da quando aveva girato l'angolo di quella strada. Sapeva che non era l'unico a percorrerla, e questo non gli piacque molto. Sarebbe stato più saggio prendere la strada principale, quella illuminata e dove non mancavano mai le persone. Ma ora era troppo tardi per cambiare.
Accelerò il passo.
Eccolo di nuovo quel rumore. Si faceva sempre più vicino.
Stavolta però si girò. Non vi era nessuno. O almeno così sembrava.
Improvvisamente scoppiò un forte temporale.
Con la coda dell'occhio vide una sagoma nera, indefinita appoggiata al muro, quasi

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   0 commenti     di: Deborah


Musica di mezzanotte

Silenzio di tomba. La sala è gelida come una ghiacciaia. La luce lunare che entra dalle finestre rischiara i mobili e disegna rettangoli luminosi sul pavimento.
Il signor Bert, proprietario di questa vecchia villa, sta accanto a me teso e agitato. Egli è un uomo alto e magro. Cammina avanti e indietro per scacciare il nervosismo e fuma in continuazione. Non so bene cosa aspettiamo né perché mi ha proposto di venire qui questa notte.
Questa attesa snervante dura da oltre un'ora. Poi, all'improvviso il signor Bert mi afferra un braccio e sento la sua voce roca ed emozionata:
"Zitto. Ascolti. Sta per arrivare ".
Nel silenzio si odono deboli suoni acuti, distanziati. Dopo un po' comprendo che qualcuno sta battendo i tasti di un pianoforte. A volte suona a casaccio, a volte incomincia una melodia, poi si interrompe e riprendono le note a casaccio. Poi ancora una melodia sommessa, implicita, segreta.
"Chi sta suonando a quest'ora?" chiedo.
"Nessuno. L'appartamento superiore è disabitato".
"Vuole dire che ".
"Sì! Quel pianoforte di notte suona da solo. Venga".
Bert accende una candela e mi precede su per una scala con ringhiera in ferro lavorato. I suoni si sentono a volte forti, a volte deboli fino a scomparire.
Al piano superiore percorriamo un corridoio. Bert si ferma davanti a una porta di legno lucido, estrae una chiave e apre. Entriamo.
La luce della candela rischiara una saletta polverosa con poltrone di velluto e un tavolino rotto.
Il pianoforte sta in un angolo e a intervalli emette suoni di corde che vibrano. È uno strumento vecchio con due candelabri ai lati. Quando mi avvicino vedo che i tasti sono ingialliti e pieni di polvere.
Perplessi e impauriti torniamo indietro e scendiamo giù.
Al mattino seguente io e Bert siamo seduti in uno studio severo con alte librerie e quadri anneriti appesi alle pareti. Incomincio a fare domande nel tentativo di spiegare il mistero.
"Ci sono adolescenti che frequentano la casa?"
"No. Io vivo solo".
"H

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   1 commenti     di: sergio bissoli


Gelidi morsi [parte I]

PARTE I

Il suo odore... È una droga per me. Appena la vedo, appena avverto che lei è vicina non riesco a smettere di seguirlo.
Il suo odore leggero, delicato è così buono;è così irresistibile...
Le ragazze di questo secolo sono così lascive, così diffidenti; eppure aprono il loro cuore e il loro mondo proprio a chi non dovrebbero; proprio a chi in realtà vuole solo fare loro del male.
È così che incontrai per la prima volta Annah; è così che la sentii per la prima volta!
È stato proprio quell'odore ad attirarmi qui, in questa città.
È stato proprio lo stesso odore che sento ora.
Lo posso avvertire sul cappotto che ha appeso all'entrata dell'aula; sulla penna che sta appoggiando sul banco; sul compito finito che ha consegnato tra le mani della professoressa Fitz.
Ah, quest'odore mi sta facendo impazzire.
Più le sono vicino e meno riesco a controllare la mia sete.
È così strano. Questa volta è diverso dalle altre. Non può essere solo la fame a spingermi verso di lei. No, non può essere solo quello.
Ieri sono andato a caccia, sono pieno adesso, eppure il suo odore, il suo sguardo, il modo in cui si tocca i capelli... C'è qualcosa di diverso in lei. Qualcosa di irruento, sempre più incontrollabile a mano a mano che i giorni passano, a mano a mano che la sua curiosità la avvicina sempre di più a me.
Lo so che fa domande in giro;lo so che chiede di me. Lo so perchè riesco a leggerla dentro, riesco a sentirla, ogni momento.
Lo so che c'è qualcosa in lei che la spinge verso di me, qualcosa che per le sue amiche è semplice attrazione.
Non è l unica che è attratta da me. E di certo non è la prima volta che mi succede.
Sono un vampiro dopotutto. Il fascino ce l'ho nel sangue. E poi sono di bell'aspetto, quindi mi capita molto spesso di attrarre le ragazze, e non solo quelle.
Ma questa volta non è semplice attrazione e lei lo sa, sento che lo avverte dentro...
Le mie vene stanno scoppiando in questo momento. Ogn

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   7 commenti     di: Flowers night


Una porta sul cortile

Avevo studiato fino a tardi quella notte ed il sonno mi aveva colto all'improvviso. Urtai con un piede i libri abbandonati sul letto e fu proprio quello che mi fece aprire gli occhi, ormai era mattino. Era il 6 giugno e nell'aria si sentiva quella calura di primavera inoltrata, anche se un vento forte e asciutto faceva ondeggiare i grossi rami del ficus, unico albero che si vedeva dalla mia finestra. Il ficus apparteneva al cortile interno del palazzo in cui abitavo, aveva tronco e radici possenti che spuntavano sul pavimento formando quasi una raggiera, non vi era altro in quello spazio circolare a parte le riserve d'acqua che alimentavano gli appartamenti nei momenti di siccità estiva; neppure i gatti avevano piacere di circolare in quel luogo perché , si diceva, i topi erano talmente grossi e quindi terreno di caccia particolarmente difficile. Il mio appartamento era costituito da una cucina, un bagno, una grande camera da letto che dividevo con una delle mie sorelle, con porta che s'apriva direttamente nel cortile. Prendere il sole in quello spazio significava vedere un fazzoletto di cielo, piccolo, azzurro, ma sempre rassicurante, che si spostava con qualche nuvola al seguito, trascinando con sé voci e rumori provenienti dalla vicina strada. Sono le otto, per me è già tardi! Con una falcata mi precipito alla porta e la spalanco; un'ape sfreccia davanti ai miei occhi, poi, ronzando, vola in picchiata in cortile.. meno male! Sono sola in casa, mia sorella è andata a lezione e il palazzo, a quest'ora, è semi deserto. Devo studiare e mentalmente, seduta al tavolo di studio, dopo aver appoggiato i libri sul petto e essermi coperta il volto con le mani, cerco di ripassare la lezione della notte precedente. Improvvisamente apro gli occhi e volgo lo sguardo verso la porta aperta della mia camera e scorgo, con grande sorpresa, un animale che lentamente s'affaccia, peraltro guardingo, noncurante di non aver chiesto il permesso.. Ma è mostruoso! è grande q

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   8 commenti     di: antonina


Alys On Hell (Parte da 9 a 17)

(Nona)

(Sei mesi dopo)
Toby scodinzolò felice quando vide Alys alzarsi dal letto.
Il suo viso era parzialmente tumefatto; le mani e le braccia pure.
Strani lividi le percorrevano la pelle;
in su ed in giù fino alle costole ed in parte anche sul collo.
Alys sorrise a Toby.
"Ciao amore mio come stai oggi?" Chiese.
Il cane abbaiò qualcosa che lei non comprese.
"Immagino bene! Dove sono i vetusti?"
Il cane mosse la testa come se un dubbio alla domanda si esternasse solitario nella sua coscienza di cane;
poi scodinzolò;
Si diresse verso la bambina e si strusciò a lei.
"Sono Giù con Fromm vero?" Chiese ancora.
Poi dei passi interruppero ogni ulteriore quesito.
Quell'uomo entrò in camera; osservò la bambina e le sorrise
"Ciao Alys! Come andiamo oggi?" Domandò.
"Guarda te Fromm! Lividi e cicatrici dappertutto!" Rispose allegra.
"Si! Non male direi! Sei pronta?" Chiese quasi titubante.
Alys lo guardò e poi gli disse:
"Io sono sempre pronta! Ma sei sicuro che anche i miei lo siano?"
"Cosa ti fa pensare il contrario?" Chiese l'uomo un po preoccupato.
"Lo sai Fromm! Lo sai Benissimo anche se non ne parliamo apertamente!" Si fermò mentre l'uomo abbassava la testa.
"Non è così facile fargli comprendere dove devono venire!" Concluse.
"Lo so mia Cara Alys! Lo so.
Ma come già spiegato innumerevoli volte, loro devono capire; devono vedere il male che ti affligge con i loro occhi.
"Sono ormai quasi sei mesi! Credo" Apostrofò la bambina.
"Sei mesi esatti! Confermo!" Disse L'uomo.
"Perché non spieghi loro tutta la verità?" Chiese Alys
"C'è una procedura! Te l'ho sempre detto!" Ribadì quasi alterato.
"Una procedura da seguire!" Poi si voltò verso il cane e lo accarezzò.
Toby leccò la mano dell'uomo con naturalezza.
"Ah! Caro Toby! Potessi aiutarci te!" Disse Alys.
"Non si sa mai! In fondo qualche lezione l'ha seguita!" Fromm sogghignò con una smorfia.
"Lezioni? Quelle?" Alys fece spallucce.
"Si Alys! Per entrare in sintonia con

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   1 commenti     di: Dark Angel



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