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Lettere e racconti epistolari

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Lettera a Joop

Cara Joop, sono molto felice di avere un'amica di penna, anche perchè credo che sia importante confrontarmi con altre persone, non solo a scuola e nei luoghi pubblici, ma anche attrverso le parole scritte. Prima di tutto voglio presentarmi: mi chiamo Josephine, ma tutti mi chiamo Jo. Ho quindici anni, e sono di indole buona, forse un po' cocciuto però ho tanta volontà, se non ne avvesi non avrei mai preso questa carta da lettere e non ti avrei mai parlato di me. Come ti ho già detto (o meglio scritto), ho quindici anni e si sa a quest'età i genitori parlano spesso del futuro, infatti mia madre spesso mi chiede cosa farò da "grande". Io non ho mai risposto apertamente, però ovviamente ho tante idee. Se chiudo gli occhi la prima professone che mi viene in mente è la scrittrice, anche perchè il mio sogno è quello di diventare una scrittrice famosa, in seguito vorrei divenire una giornalista e mettere su famiglia; già mi immagino tutto... La mia scrivania è piena di fogli e penne, ci sonoa nche pile di libri, e le mie mani sono imbrattate di inchiostro, insomma mi immagino molto indaffarata a scrivere di tutto. La mia concrentrazione viene interrotta da un gemito. Ascolto meglio e capisco che quel gemito è il pianto di un bambino: è mio figlio, probabilmente avrà fame. Passo per l'angusto corridoi e mi dirigo verso la camera del piccolo. Squilla il telefono, mollo tutto e vado a rispondere: è quello zotico del mio vicino, non fa altro che blaterare. Dopo aver riattacato, una pallottola di pelo mi salta addosso: è Joke, il mio cagnolino. Mi ricordo che devo spazzolarlo, vado nel ripostiglio e prendo l'occorrente. Fischiando e battendo le mani invito Joke a venire da me. Nessuna risposta. Capisco subito che si è nascosto, ormai mi ci sono abituata. Dopo un po' lo trovo, lo acchiappo dal collare e lui si arrende, ma proprio quando tutto sembra tranquillo Joke mi morde il polso, io mollo il collare e lui scappa via. Mi ha ingannato con uno stratagemm

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   1 commenti     di: silvia costante


Insomma

Ancora una volta mi trovo in balia delle onde. Solo che non potevo dirti durante la telefonata, che mai come ieri sera, l'unico modo per evitare di sentirmi come mi sentivo, era quello di scappare insieme a te.
Insomma per farti chiamare devo segnalarti su facebook che sto a pezzi?
Ma allora un po' di bene me ne vuoi se almeno ti preoccupi di me?
Lasciami illudere, lo so che ne me ne vuoi ne scapperesti con me. Forza, mi devo dare forza da solo, magari cercarmi una distrazione. Stasera se mi sento uguale me ne esco, mi faccio un bel giro a piedi, e smaltisco le incazzature.
Mi sto ricreando la situazione di molti anni fa, sfocando nel lavoro il malessere del non essere in pace con me stesso, insoddisfatto del mio status sentimentale. Lo sai che sei l'unica donna che ho amato e che amo veramente, e non posso nè farci niente, nè dirtelo apertamente, atrimenti corro il rischio di non sentirti più. Non ti arrabbiare, non ne vale la pena, con me è tempo perso. La canzone di Venditti... alta marea... descrive il mio stato d'animo. Ogni cellula del mio corpo, che anche se sono dimagrito, sono miliardi di miliardi, mi parla di te. Dovrei ammazzarle tutte, ma onestamente anche se sono convinto che per come mi sto adoperando, prima o poi il coccolone mi viene, non me ne frega niente. Lo faccio solo per non pensare. Bell'egoista che sono vero?
Mi ritrovo ancora una volta a scriverlo alla tua mail, sperando che un giorno, anche se non ci sarò più, ritrovandole potrai dire... Non lo so, non voglio metterti parole in bocca.

   2 commenti     di: clem ros


A Matteo

Eccomi qua, a fare ciò che mai avrei pensato di fare e dire cose che mai avrei pensato di dire, tantomeno di pensare, ma te lo dovevo. Mi dispiace se non riesco a parlarti, ma una mail non si emoziona, non s'inceppa, non ha vuoti di memoria e soprattutto non si mette a piangere. Ci tengo subito a precisare che è terribile scriverti un messaggio di posta elettronica piuttosto che una lettera piena di cancellature da lasciarti direttamente nella cassetta della posta. Quello che cerco di dirti da tempo, in modo probabilmente sbagliato e di sicuro molto confuso, è che non avevo mai provato niente di simile. Mi manca tutto di te, mi manca tutto di noi... mi manca l'ansia che avevo prima d'incontrarti, lo stupore appena ti ho visto; mi manca il modo in cui mi ha chiesto di potermi prendere la mano e quello in cui me l'hai presa, mi mancano i tuoi complimenti al porto, i miei occhi rivolti verso il basso, la voglia di baciarti, mi mancano le tue mani sul mio viso, l'impazzimento che mi hai creato quando ti avvicinavi e allontanavi in continuazione; mi manca la paura mista al terrore durante il nostro primo bacio, il tuo viso visto dal basso, il tuo dirmi "sei buonissima", i brividi che mi procuravi, mi manca la notte insonne che ho trascorso pensando a te e la voglia di rivederti del giorno dopo, mi manca l'imbarazzo di mettermi in costume davanti a te; mi manca persino il "vecchio" contrario al fatto che ci baciassimo; mi mancano i baci che mi hai dato mentre tremavi, la faccia che hai fatto quando ti ho detto di stenderti accanto a me; mi manca passeggiare per il centro in tenuta da mare, "prenotare" la panchina al molo e soprattutto il molo stesso; mi manca la pioggia, il "Mamiani" e i vestiti infangati; mi manca la tua voce che mi dice "non andare a vedere, sei troppo emotiva", mi mancano le mie cazzate al cinese, la paura che non volessi più rivedermi, quello che mi hai detto in lungomare; mi mancano i fuochi d'artificio e le tue braccia intorno a

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L'amico migliore

Luigi guardava dal finestrino del treno di ritorno dalla casa dove era stato invitato dall'amico Dario. Era contento d'aver accettato; aveva trascorso un giorno diverso, un giorno bello.
Mi piacerebbe dirgli quello che penso di lui ma è così difficile esprimere i propri sentimenti, specie quando si tratta di un amico. Sappiamo che basta uno sguardo, un cenno, per intendersi ed è forse per questo che le parole sono superflue. Tuttavia stasera ho voglia di dire le cose che penso. Ti ho lasciato insieme con tua moglie ed i tuoi figli ed io mi sento solo".
"Scrivo, ho bisogno di esprimere in qualche modo quello che ho dentro:
"Sarò breve perché le cose grandi della vita non sono facilmente esprimibili e non richiedono molte parole.
Ciò che rende cara la tua presenza nella mia esistenza è proprio ciò che sei: persona bella, semplice, intelligente, prudente, fida, seria, umile ed alle stesso tempo capace di affermare la propria volontà, a volte con una fermezza che intimidisce.
Non ho voluto fare l'elenco di elogi a mo' di sviolinata, ma soltanto dire di te ciò che conosco.
Ti ho visto in tutte le situazioni ed ho osservato il tuo comportamento sempre: di uomo, di padre, di figlio, di amico.
Io ti ho voluto bene quasi subito, fin dal primo giorno che ti conobbi ed era il giorno delle tue nozze. Da allora, attraversando il tempo ed elevando lo sguardo su ogni occasione che ci è stato dato di vivere insieme, non ho mai ravvisato artificiosità o doppiezze.
Ho sempre gradito la tua discrezione e, sebbene tu mi abbia raccontato tante cose, da come le dicevi, io capivo che il tuo non era mai uno sfogo, né tanto meno un pettegolezzo. Comunicavi a me la tua vita, i tuoi pensieri ed io li accoglievo dentro di me come fiori da mantenere freschi il più a lungo possibile nel vaso della memoria.
Era il tuo sincero desiderio di riporre in luogo sicuro brani della tua vita, con quella confidente fiducia di chi è certo che non sarà tradito.
Laborioso, pr

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   3 commenti     di: Verbena


Il buio si avvicina

Il buio si avvicina.
Camminerai. Camminerai per la strada. Sempre sicura di te. Senza mai fermarti, senza mai voltarti indietro, nemmeno nel suonare di un clacson. Il buio scenderà comunque. Scenderà e coprirà tutto e tutti col suo blu intenso. Non lascerà spazio alle lacrime. Scenderà e basta.

Sarah. Così mi chiama la gente. Sono una ragazza giovane e piena di emozioni. Cammino per le strade cercando di tenere la testa alta, nascondendo ogni fottuta paura che ho acquistato pian piano negli anni. Mi riesce piuttosto bene. Mentire è sempre stata la soluzione più facile. Per tutti. Una piccola bugia per salvarti il culo. Altro motivo per cui il mondo stra andando a rotoli. Se la gente si aprisse di più al mondo, fregandosene delle paure, delle critiche della gente, sarebbe tutto migliore. Io mi sento tirata in causa. Sapete è bello quando un'amica si sente a disagio per qualcosa e voi a stile "donna vissuta" , le dite cose in cui, nemmeno voi stesse, credete. Mi sento novamente tirata in causa. Parlo tanto, forse troppo, dico frasi che fanno stupire me stessa e poi mi chiedo: - Chi sono io per dire questo se poi sono la prima a fare il contrario? NESSUNO. La risposta è nessuno. Brutto da dire. Brutto pensare di essere un nessuno insignificante, un nessuno di cui nessuno si interessa. Puoi essere un nessuno con mille qualità, ma quando vieni etichettata con quel nome, la gente non si interessa nemmeno un po' per cercare di capire come sei realmente. In questi anni mi sono sempre posta una domanda, una domanda a cui una risposta non sono ancora arrivata. Credo. Tante persone hanno paura del buoio sapete? Anche io, ma solo a volte. Per quanto possa far paura, penso che il buio, sia una delle poche cose belle e indolore che stanno rimanendo ancora intatte nel mondo. Quando il buio scende copre tutto. Non fa sconti per nessuno. Eccetto per alcune stelle. Quelle che riesocno a brillare più forti di altre. Copre tutto, non ti fa vedere le cose belle, ma alm

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   2 commenti     di: Valentina I


Mi manchi

Ciao piccolino.. ecco lo sto rifacendo.. non riesco a non scriverti.
Non so neanche se leggerai mai tutto quello che scrivo per te,
ma scrivere e sperare che un giorno leggerai, è l'unico modo che ho per sfogarmi,
per tenermi stretta l'idea che il nostro filo sia ancora integro, per sentirti con me.
Ho paura, è inutile che dici o pensi "non devi averne" non serve a niente, io so come si sta con te e anche senza di te.. e ho paura. Sono quasi 20 giorni che non sento la tua voce e mi sembra di impazzire, la sento nella mente che mi ripete quelle paroline così dolci, sento le tue lacrime, le mie, che non riesco a fermare. Cerco un appiglio, una speranza per credere che torneremo a sorridere insieme, a giocare, a scherzare, a prenderci in giro, a progettare le nostre giornate.. i nostri desideri sempre uguali.. le nostre paure, le nostre speranze.. sempre insieme.. Ma fa male. La tua assenza pesa sul mio stomaco, mi fa mancare il respiro e allora mi torna in mente ancora l'ultima notte.. le lacrime, i respiri resi difficili dalla paura, dalle lacrime stesse, dall'emozione insana di quella specie di addio. Dolore, troppo dolore. Troppi flashback, la mia mente e i miei pensieri viaggiano senza che io possa fermarli, vorrei non pensare anche solo per poco, ma è impossibile. E penso.. perchè ci siamo incontrati?? la stessa domanda che mi hai fatto qualche tempo fa.. non ho esitato un secondo.. io so che dovevo incontrarti. La mia risposta. Sono qui seduta, sola, piango e mi chiedo la stessa cosa.
Io dovevo incontrarti, lo so bene. Tu completi la mia vita, le tue parole. Anche tu.
Perchè allora tutto questo?? Perchè non ci è concesso di viverci un briciolodi quella felicità che sentiamo di poter vivere solo insieme?? Perchè sembra che tutto e tutti facciano in modo che tu non possa tornare da me?? Perchè farci assaporare la felicità e strapparcela così..?? Perchè io ora sono qui sola a ricordare il nostro amore e a sperare che possa farlo anche tu un gior

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   4 commenti     di: Giada..


E lucevan le stelle

Caro..., anzi carissimo.
L'ho scritto così perché ho voluto riprendere l'inizio della lettera che ti mandai anni fa e fu fonte di malinteso.
Ti ho ingannato, e spero che tu mi perdoni. Te lo chiedo e lo spero.
Non sono andata lontano, non ne ho mai avuta l'intenzione, sono andata in una clinica per essere curata, con poche speranze.
E visto che ricevi questa lettera, è stato tutto vano.

So che eri alla stazione il giorno della partenza, ti ho visto sai? Mi ha fatto piacere, nonostante fossimo rimasti d'accordo che non saresti venuto, per non rischiare che tu incontrassi i miei ed anche per non farmi commuovere.
Ho resistito, ma dopo essermi sporta un po' di più per farti intenzionalmente un ultimo saluto, sono rientrata nello scompartimento ed ho pianto.
Ho pensato a te e ai miei. Anche loro non sapevano nulla.
Ho voluto fortemente così. Non volevo che vedessero quest'ultima parte della mia vita. Ho visto tanta gente, purtroppo, soffrire e non volevo straziarli. A loro ho scritto diverse lettere immaginandomi i primi mesi della mia nuova vita lontano da loro.

L'ho fatto a fin di bene, come si dice.

Perché ti ho inventato questa storia del figlio che mi dovevi regalare? Ora te lo spiego.
Sei stata una persona importante, per me. L'unica, tra i non familiari, che ho ritrovato dopo anni, e che mi ha, in un certo senso, fatto compagnia nella gioventù e nella fase ormai finale della mia vita.
Volevo vedere, facendoti quella strana proposta, quanto del nostro rapporto complice era rimasto, e devo dire che sapevo che mi avresti fatto il regalo.
Quando mi hai detto che era una cazzata quello che ti chiedevo ti ho guardato bene, ed ho capito che non lo era.
Si vedeva che ti avevo sorpreso, ma ti aveva fatto piacere. A mano a mano che ti spiegavo la proposta, aumentava la mia convinzione di fartela, e portarla a compimento.

Quei quattro giorni che ci siamo, per così dire, incontrati (vedi come sono diventata pudica nel parlare di certe

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Questa sezione contiene una raccolta di racconti scritti in forma epistolare, diretti ad uno o più destinatari.