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Racconti sulla natura

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Quel giorno a scuola non c'era nessuno

A scuola non c'era nessuno, io mi trovavo da solo a vagare tra i corridoi vuoti di quell'abbandonato ex manicomio in un caldo giorno d'estate. Ero al secondo piano, a guardar senza saper il perchè il cortile da una finestra vicino alle scale interne. Era deserto. Mi avviai alle scale antincendio ma quando mi ritrovai dinanzi ad esse le trovai chiuse con delle catene ed un lucchetto. Scesi le scale interne ed arrivai al cortile, d'impulso corsi al bar ma le porte erano chiuse, quindi tornai al cortile. La mia attenzione fu richiamata da un ritmico e costante ticchettio : plic, plic, plic, plic. Seguii il ticchettio uscendo dalla scuola. Arrivai alla recinzione di un parco, che non avevo mai visto. Tutt'intorno nulla si muoveva, sembrava di camminare in una foto che ritraeva per l'eternità la stessa posizione del tutto. Scavalcai la recinzione seguendo, incuriosito, il ritmico rumore, gli alberi si fecero più fitti sino a che non fui abbracciato da una estiva e rinfrescante penombra. Il sentiero che percorrevo sparì da sotto i miei piedi e mi ritrovai, chissà come, in un bosco dove la mia pelle era sfiorata da una leggere brezza, che portava con se un forte odore di muschio e pino selvatico. Continuai a seguire il rumore fino a quando non mi ritrovai dinanzi ad uno specchio d'acqua, abbastanza grande da esser profondo quanto me se non di più . L'acqua era limpida e si riusciva a vedere l'erba del sottobosco muoversi lentamente seguendo il flusso delle acque. Al centro di questo specchio d'acqua sorgeva un isolotto da dove proveniva il ticchettio. Ancor più incuriosito mi incamminai verso questo entrando in acqua tutto vestito. Man mano che mi avvicinavo all'isolotto le acque si facevano sempre più limpide e profonde tanto che, ad un certo punto, mi sembrava di volare. Raggiunsi l'isolotto e vidi che al centro di esso c'era una conca scavata nelle radici di un albero abbattuto. Mi avvicinai e li vidi una cosa molto strana : la conca era piena d'a

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   2 commenti     di: Federico Savino


Autunno

Autunno: stagione di malinconia...
La natura sembra stanca e quasi desiderosa di riposo. Gli alberi appaiono sempre più spogli: le foglie perdono il loro bel verde brillate, diventano rossicce, poi gialle e, alla fine, si staccano, come morte, dall'albero ed il vento le porta lontano "chissà dove". I prati soffici di erba e pieni di fiori variopinti, in autunno diventano aridi, polverosi o fangosi, a seconda del tempo che per lo più è piovoso anche qui da noi.
Prati e boschi diventano deserti e silenziosi: nei parchi si stende un fitto tappeto di foglie secche che scricchiola sotto i piedi dei visitatori che si fanno sempre più rari.
Forse l'unico regalo dell'autunno è la vendemmia, che rappresenta una festa per i contadini, come se la terra volesse fare un ultimo regalo prima di addormentarsi sotto il bianco e freddo lenzuolo invernale.
Amo la primavera: preludio dolce della calda e magnifica estate. Stagione di dolci sogni e di primi amori. Mi ammalia nell'aria quell'odore di tiglio, un odore acre e dolce che punge le narici ma che placa gli animi. Mi incanta lo sbocciare dei fiori che colorano d'improvviso l'aspetto severo e monocolore che lascia il gelido inverno. Amo l'estate. La magnificenza e la luminosità delle giornate di sole, la brillantezza dell'aria, la chiarezza e il colore di una giornata estiva non hanno eguali. Amo sentire il vento d'estate che accarezza il viso e scompiglia i capelli. Amo i colori brillanti e variopinti, quella sensazione che preannuncia l'estate, il mare, le vacanze. Amo la pelle abbronzata e profumata di lozione solare, quel colore dorato che rimuove il pallore della stagione fredda, lo sguardo diventa più luminoso, il colorito ambrato rende il viso più bello e più sano. D'inverno, quando piove e c'è vento, qualche volta vado a rovistare nella borsa per il mare: a volte, dimenticata sul fondo, c'è qualche conchiglietta ancora sporca di sabbia: un odore di sale e iodio invade tutto il mio essere, odore remoto

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   10 commenti     di: Angel Bruna


Il freddo

.. fa freddo. e il freddo è una di quelle cose che ti s'infila dappertutto. esci, e credi di stare caldo, invece.. è come se fossi nudo. e il naso è umido. gli occhi piangono senza sapere.. le mani scordano di fare le mani. e pure i piedi.
a me, mi si ubriaca il cervello. sì, io non è che ho pensieri assai elevati, però anche quei pochi abituali mi si sparpagliano.. spariscono.
.. non è per la perdita dei pensieri abituali, è che io, penso che il freddo è come il letto di chiodi dei fachiri.. uguale. peggio.



Bolivia un viaggio sopra i tremila metri

Siamo arrivati in Bolivia con un viaggio da Puno, città del Perù la più importante sul lago Titicaca.
Il lago è enorme (8. 562 km²) diviso tra Perù e Bolivia. La parte boliviana occupa circa 3. 770 km² dell'intero lago. Il nostro viaggio è stato effettuato con mezzi misti, autobus e catamarano, siamo arrivati a La Paz approfittando di spettacolari vedute del lago Titicaca e pranzi a base di pesce del lago e visitando la Isla del Sol, nei luoghi mitici in cui apparvero i primi incas.
La Paz è una città davvero particolare ed unica, si divide in due città dove El Alto è sopra i 4000mt, e si scende a La Paz che è comunque alta 3630 mt. La Paz è situata a 700 metri circa più sotto dell'altopiano che la circonda. Nella parte bassa della città dove l'aria è meno rarefatta si trovano i quartieri più ricchi e turistici, nella parte alta della città, in cima al canyon e sull'altipiano, invece si trova il quartiere più povero e degradato.
IL panorama è incredibile perché le case, in genere piccole, ricoprono tutta la montagna e non essendo intonacate Il tutto sembra un enorme presepe. Abbiamo subito notato che a differenza del Perù, qui il popolo andino conserva del tutto l'abbigliamento tradizionale e le signore hanno lunghe trecce e larghe gonne variopinte.
La cosa straordinaria è la vicinanza con la Cordillera Real che è costituita da numerose montagne di cui molte superano i 6. 000 metri e alcune, l'Illampu e hanno imponenti ghiacciai che fanno da corona alla città ed accompagna il panorama di tutta la Bolivia ed attirano un turismo di scalatori.
Nelle vicinanze di La Paz vi è l'interessante sito di Tiahuanaco, la più famosa località archeologica preincaica della Bolivia, dove sono conservati reperti archeologici della civiltà di Tiahuanaco, di cui origini e tramonto restano avvolti nel mistero. L'imponente complesso architettonico comprende la mitica Porta del Sole, ruderi di templi e palazzi, e giganteschi monoliti

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Il vino

Il banco era pieno zeppo di cibo e di vino, di grappe e di birra e qualsiasi cosa potesse cullare deliziare o far viaggiare la mente. Marco usava l’alcol per farsi infettare, era una specie di fecondazione dove lui era la donna che avrebbe dato alla luce qualcosa, brutto o bello non aveva così tanta importanza. L’arte per lui era qualcosa che lo avvicinava in maniera mostruosa a Dio, il poter creare come il perdurare nel tempo. Marco scriveva… e scriveva di tutto: racconti, storie, pezzi di sceneggiature e poesie ma il suo punto forte era il romanzo. Aveva pubblicato da poco, con una casa editrice minore il suo primo romanzo: “Se l’amore è una cosa inutile” in appena 500 copie e non senza doverne acquistare una settantina di copie che prontamente pensò di regale ad amici, e ad amici di amici e fidanzate di amici di amici.
Lentamente, con la sua nota camminata da poeta maledetto o malato mentale che si voglia, si avvicinò alla tavolata dove gli amici mezzi sopiti da un po’ ridevano e schiamazzavano. Senza dire nulla prese un bicchiere e lo riempì per tre quarti di morbido vino rosso, facendolo roteare con classe quasi fosse un intenditore. Guido s’alzò di scatto esclamando “eh no caro, tu non l’hai pagato” riferendosi a chi effettivamente aveva procurato e organizzato il banchetto. Ma Marco non se ne curò minimamente, bevve un sorso del vino plastico da supermercato e disse “il vino è dei pensatori o dei lavoratori”, qualcuno già sorrideva, continuò “io lavoro con il mio pensiero, dovrebbe pagarmelo lo Stato il vino” e i ragazzi allucinati scoppiarono in una risata liberatoria da tensione accumulata. Guido era a questo punto, più ubriaco di prima, si mise a sedere e diede una pacca sulla spalla all’amico e scoppiò anche lui a ridere.
Tutti ridevano e tutti bevevano la notte scura, ognuno cercava di eliminare ricordi che avevano fatto nidi in testa come maledetti ragni che non volevano andarsene più. Tutti ridevano e tut

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   9 commenti     di: Nicola Lotto


La volpe

Due giri di chiave. Giacomo sentì la serratura scattare poi tirò la porta verso di se per controllare che fosse chiusa bene. Erano le 3. 25 di mattina ed aveva ancora le orecchie sature da una notte passata ad imprimere idee sul nastro e riascoltare. Unici amici erano stati i bobinoni BASF e una birra. L'uomo si chiuse il cancello alle spalle e percorse la discesa dirigendosi verso l'auto pensando che il giorno dopo sarebbe tornato allo studio per riascoltare con orecchie diverse, ripulite dalla saturazione. Era ancora immerso in questo pensiero che aveva già raggiunto l'auto. Sul cofano raggomitolato c'era un bellissimo gatto tigrato che balzò giù appena vide che l'uomo si avvicinava. Giacomo lo chiamò e tentò di accarezzarlo.
"Micio, vieni!!" lo esortò con il tono dolce della voce.
Lo guardò divertito mentre il gatto diffidente si nascose sotto la vettura. Giacomo sorrise poi salì in macchina. Prima di mettere in moto si assicurò che il gatto fosse uscito da sotto l'auto per evitare di schiacciarlo. Una volta che lo vide in mezzo alla strada mise in moto.
"Ciao micione!" disse dentro di sé e partì.
La serata era afosa e Giacomo guidava giù da Cozzile con i finestrini abbassati. Nello stereo girava un bellissimo cd di Chet Baker registrato dal vivo a Tokyo e dai finestrini arrivava forte il profumo dolce dei glicini che erano lungo la strada. Era rilassato e sereno Giacomo, con le dita che battevano sul bordo del volante a tenere il tempo del batterista.
All'improvviso l'uomo si trovò di fronte una volpe che dietro una curva stava attraversando la strada. Frenò di colpo non nascondendo una certa paura che subito cedette il passo allo stupore. La volpe era bellissima nel suo manto rosso. Era ferma in mezzo alla strada. I suoi occhi e quelli di Giacomo si incrociarono. Si guardarono un solo istante che parve infinito all'uomo. Sentì che erano due parti di una stessa esistenza, sempre in fuga da qualcosa, per tornare nel proprio nasc

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Molveno

Una località di montagna, a molti forse nemmeno conosciuta, un paesino piccolo con pochi abitanti stabili, un lago, nemmeno tanto grande, ad una media altitudine...
Detto così sembrerebbe insignificante... privo di interesse ma... se solo ti capita, per volere o per caso, di passarvi, o ancor meglio di soggiornarvi, ecco che tutto cambia, tutto assume un colore ed un aspetto diverso e scopri che... nel suo piccolo, questa località sa rendersi grande, capace di ristorare qualunque fisico e, cosa non facile, qualunque animo!
I bordi del lago sono lasciati liberi da cemento e costruzioni, e così puoi vedere una grande fascia verde di prato, con alberi, cespugli ed un'infinità di motivi floreali di buon gusto che degrada verso il lago con una spiaggia di ghiaia bianca che nulla a da invidiare ad un paesaggio caraibico.
Il paese poi, dal canto suo, si erge "spavaldo" e sovrasta il lido con case e alberghi curati ed ordinati con al centro la bella piazza con Chiesa, campanile e terrazza con vista incantevole, negozietti discreti ed accoglienti, senza sfarzi, ma anche questi gestiti con buon gusto nel proporre prodotti locali e souvenir per i turisti che vi si aggirano in poche centinaia di metri della via centrale.
Nei dintorni poi le possibilità di escursioni non mancano, per tutti i gusti o per tutte le esigenze... così puoi scegliere di salire un po più in alto con gli impianti e passeggiare godendoti la vista dall'alto... oppure puoi trovare sentieri che costeggiano il lago od il ruscello fino a trovare anche vie per salire ad alta quota per malghe e rifugi delle nostre inimitabili Dolomiti.
Durante il giorno tutto si anima, il prato diventa un grande lido per bagni di sole, pic-nic, partite a carte, bimbi che giocano festosi, o semplicemente dolci dormite al fresco di un'ombra, solleticati da quell'arietta leggermente fresca e frizzante che difficilmente manca.
Però è al tramonto, oppure di primo mattino, che questo luogo si esprime al massimo, ne

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   2 commenti     di: Carla Maselli



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