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Preistoria
Erano ormai molti in quella grotta; per i bimbi era andato bene quell'inverno, nessuno di loro era morto, il freddo era stato più mite, le pelli erano bastate a coprire tutti, il fuoco non si era mai spento così nessuna belva era entrata a seminare il panico e a rubare le provviste di carne, solo quel serpente era riuscito a eludere la sorveglianza, era entrato e puntava dritto al piccolo mentre succhiava al seno della mamma.
Era l'odore del latte che lo attirava, era quasi arrivato sopra il piccolo, ma il lupo cresciuto da noi ringhiò in modo spaventoso, come non aveva mai fatto, fu così che gli uomini si svegliarono, come tutti i cacciatori erano sempre pronti, sempre allertati, ci fu panico, urla, e solo Hag, il cacciatore più anziano, ebbe l'idea geniale, con la sua lancia puntò sotto il ventre del serpente e usando la stessa lancia alzò e buttò il serpente proprio sul fuoco che si aprì in mille scintille. Si mosse veloce il serpente, si attorcigliava nel tentativo di fuggire, ma più si muoveva più il fuoco si sparpagliava, fin quando non ci fu più movimento, un fumo acre si alzò da quelle braci, un odore sgradevole in un primo tempo, poi ci fu l'allegria nel nucleo familiare, il fuoco fu di nuovo raccolto nel fosso, il serpente, ormai morto, fu messo bene sulla brace per essere cotto e no bruciato e le donne tutte attente a rigirarlo, una cena inaspettata, scartando la testa (non era commestibile, c'era il veleno)sarebbe andata a HAG, era stato lui e la sua lancia ad avere ragione della bestia. Avrebbe di sicuro usato gli incisivi come ornamento per una delle sue collane, era davvero esperto di caccia, spesso la morte lo aveva scartato proprio al limite della sua raccolta, aveva grosse cicatrici sul torace, il suo vanto più grosso. E la sera, attorno al fuoco Hag raccontava delle sue avventure, delle bestie feroci che aveva ucciso, delle tecniche che usava, dei colpi di fortuna che aveva vissuto; in gran considerazione erano tenuti i suoi racconti, lezioni di vita per i giovani uomini. E c'era quella cantilena, da ripetere tutte le sere, i giovani dovevano imparare gli avi, dovevano conoscere da chi discendevano e far nascere in loro lo stesso coraggio degli avi, ed era così che si imparava a sfidare quelle bestie feroci, era così che si imparava il terrore della vita. Le donne anziane spartirono il serpente, davvero lungo, la parte del cuore fu data ad Hag, a lui andava il coraggio della bestia, perché lui ne avrebbe fatto un buon uso, sempre tra i primi in temerarietà, sempre il primo ad essere ferito, poi fu la volta della sua squadra preferita, poi fu dato a tutti i cacciatori, fu Haf a dividere, lui era il secondo cacciatore in ordine di coraggio, Lop, lo stregone, prese per se e per il capotribù Nom la coda, avrebbe usato il sonaglio del serpente per fare un potente talismano per il capo tribù, qualcosa che doveva incutere terrore ai nemici e così , in breve tempo del serpente non restò nulla, tutti ne avevano avuto un pezzo, ora masticavano foglie, per mandar giù quel sapore sgradevole della bestia. La sua carne era tra quelle meno pregiate, ma si era alla fine dell'inverno, si era alla fine delle provviste, tanti capricci non si potevano fare e si masticava di quelle foglie acidule, aiutava la digestione.
il giorno dopo per Hag fu giorno di tregua, da sempre era stato così, il cacciatore più abile, quello che aveva assicurato un pasto alla tribù, poteva riposarsi, ripristinare le lance rotte, rifare le punte, raccogliere altro veleno per le nuove armi; beh, c'era un gran bel da fare; quella mattina Hag si recò verso il lago, la poteva trovare le pietre giuste per le sue lance, cercava con attenzione, se trovava delle pietre già mezze abbozzate nella forma, il lavoro era dimezzato; doveva anche andare alla grande grotta, vi avrebbe trovato le salamandre, gli servivano per il veleno, messe in piccole dosi sulla punta delle lance otteneva un specie di sonnifero che di sicuro sarebbe stato utile nella caccia di animali grossi. Stette fuori tutta la mattinata e trovò tutto quel che gli occorreva, ormai la sua esperienza gli faceva recuperare molto tempo, tornò al villaggio, proprio quando la sua compagna Mog aveva finito di intrecciare le nuove corde, servivano per montare le punte alle aste, si rovinavano le mani a lavorare quelle piante, erano dure al principio, ma Mog lavorava con lena, voleva bene al suo Hag, l'aveva accettata anche se non camminava bene, da piccola un animale le aveva morso un piede, era stata molto male e dopo aveva una parte della gamba dura come un legno, sempre fredda. Quando ci furono le feste degli accoppiamenti, Mog non era stata visitata da nessuno, il tempo era passato e la sua bellezza di giovane donna si era persa, solo Hag le fece spazio nella sua capanna, ebbero un solo cucciolo, lo chiamarono Got, Mog ormai aveva vissuto troppe stagioni, e quel suo cucciolo, sempre mal messo sulle gambe, sempre un passo indietro agli altri, ma era amato e protetto dai suoi genitori e i due si vollero così semplicemente, non avevano più pretese verso la vita, solo Mog, aveva paura ogni volta, di non vedere tornare Hag dalle stagioni della caccia, cosa ne sarebbe stata di essa? Ora Hag era li, lei gli si avvicinò con le braccia piene di corde, Hag ne prese alcune tra le due mani, avvicinava le mani e poi con uno strattone le tirava ognuno verso il loro esterno facendo schioccare le cordicelle in un suono tipico, un sorriso gli apparve sulle labbra e con gli occhi valorizzò la sua donna, aveva fatto un buon lavoro, ora bisognava solo tenerle un po' in acqua, così quando le avrebbe intrecciato, avrebbero avuto una buona tenuta, perché asciugandosi si sarebbe strette ancora di più frenando a dovere la punta sull'asta. Hag e Mog, guardandosi teneramente negli occhi, entrarono nella loro capanna, non si accorsero di Kal. Kal, secondo cacciatore del villaggio, aveva anch'esso una bella esperienza, ma non era tanto bravo; la sua era solo tecnica, non aveva quel guizzo particolare che gli permetteva di avere ragione di ogni situazione, e anche quella stagione degli accoppiamenti non era stato capace di scegliere Mog, il pensiero che il resto del villaggio lo additasse come un fallito per la compagna scelta, lo frenò, non ebbe il coraggio di dire e fare quello che il cuore comandava. Ed ora ogni qualvolta li vedeva insieme, una sorta di sporchi sentimenti di gelosia albergava nel suo cuore e cresceva a dismisura nutrendolo di odio, un odio sordo verso Hag. Cercava in tutti i modi di aver ragione del rivale, ma era debole come cacciatore rispetto ad Hag, e tutti i suoi tentativi per denigrarlo finivano miseramente. Nasceva in lui sentimenti di odio e vendetta; studiava la sua mente un modo per neutralizzare Hag; ma certo non lo poteva sfidare, sapeva che avrebbe perso. Non si dava pace, più il tempo passava più lui cercava soluzioni.
Era il tempo dei nuovi cuccioli; ci sarebbe stata una festa, dal villaggio vicino sarebbero arrivati altri giovani guerrieri e giovane donne, gli anziani sapevano di dover mischiare le tribù per avere cuccioli sani. La festa sarebbe durata tre giorni e tre notti, si intrecciavano le foglie sottili del salice per farne dolci legacci;scorte di frutta accantonate e radici commestibili furono raccolte, accatastata legna in abbondanza, bisognava evitare predatori durante la festa, lance senza punta per i tornei dei giovani, si sarebbero dovuti sfidare in un gioco posticcio di caccia, i vincitori della stagione precedente avrebbero rappresentato le belve indossando le pelli di animali scuoiati.
Lop aveva ultimato il suo talismano, davvero impressionante, appena un alito di vento e il sonaglio emetteva il suo suono, durante la festa lo avrebbe regalato al capo. le giovane donne infilavano ghirlande di fiori, erano le anziane a raccogliere i fiori, c'erano dei fiori molto simili, ma una varietà era velenosa e solo le anziane del villaggio sapevano distinguerli, la differenza stava solo nel loro profumo, più dolciastro erano quelli velenosi. Tutti i fiori erano poi ispezionati da Sag, era scrupolosa nel suo lavoro, non poteva permettersi il lusso di perdere qualche donna per un fiore non scelto bene. E finalmente ci fu la festa, balli, canti e zufoli e tamburi, movimenti frenetici, note acute, la mattina, al centro del villaggio, solo i giovani per le finte azioni di caccia, la sera per i balli e i canti entravano in quel cerchio anche le donne, ornate con fiori e conchiglie. Non ci furono animali feroci nei pressi del campo, i fuochi accesi ad intervalli regolari e tenuti ben vivi avevano spaventato i predatori, ma qualcosa non andava, le donne si muovevano in una maniera strana, i loro balli erano troppo frenetici, come se lo Spirito della Notte fosse entrato in loro e quell'ultima sera i loro balli erano davvero pazzeschi, i giovani uomini facevano fatica a seguirle nelle danze, era la sera in cui si sarebbero formate le coppie, era la notte della Procreazione, da questi momenti dipendeva la discendenza della tribù.
La musica era al culmine, lo stregone lanciò sui fuochi la sua polvere magica, una nuvola bianca si sprigionò da ogni falò, un odore acre avvolse il campo, le donne si dovevano posizionare in cerchio attorno al fuoco principale, gli uomini sarebbero stati in un secondo cerchio più esterno, la legge del villaggio voleva che l'uomo scegliesse la sua donna, le porgesse la sua lancia, la donna accettando la lancia accettava anche il compagno, ed allora, insieme, in una corsa sfrenata si dirigevano nella capanna a loro destinata, la capanna che il giovane uomo aveva costruito un mese prima, la musica sarebbe continuata tutta la notte e i due giovani avrebbero compiuto l'atto riproduttivo, poi, poi bisognava solo aspettare il tempo dei nuovi cuccioli.
Quella sera qualcosa non funzionò, le donne non riuscirono a formare il cerchio attorno al fuoco, ad una, ad una caddero in terra in preda a delle convulsioni, una bava grigiastra fuoriusciva dalla bocca, furono bloccate dagli altri uomini; piano, piano smisero le convulsioni ed una febbre gelida si impossessò dei loro corpi, furono distese attorno al fuoco, ma un senso di impotenza, di sconfitta pervase l'animo di tutti.
Lop lo stregone trattenne il talismano, era convinto che facendolo suonare potesse avere ragione dello Spirito della notte, poi preparò un intruglio di erbe mediche, ma non successe nulla, la febbre continuava, le ragazze sbiancarono per i primi giorni, poi il loro viso assunse una colorazione giallognola, come pure gli occhi, le unghie; lo stregone aveva tentato di tutto, quelle donne deperivano ogni giorno un po' di più , ed ecco che Kal seminò il seme della discordia, avanzò l'ipotesi che Lo Spirito della Notte si fosse impossessato dell'anima delle ragazze, che ora la tribù sarebbe finita e che grandi disgrazie si sarebbero abbattute sul villaggio, lo guardarono tutti con occhio torvo, ma credevano nelle sue parole, bisognava fare un sacrificio, bisognava rabbonirsi il Dio della Notte.
Kal aveva designato Got come agnello sacrificale. ci fu un attimo di silenzio cupo su tutto il villaggio, Mog strinse al petto il suo cucciolo, quella donna non aveva conosciuto affetti, aveva solo Hag ed il piccolo Got, ed ora lo Spirito della Notte lo voleva per se. Un solo cucciolo in cambio di tante fanciulle e altri cuccioli nella prossima primavera? Ma che se ne faceva lo Spirito della Notte di un cucciolo malconcio? La paura prese l'animo di Mog; si nascose inutilmente nella capanna trascinando con se il suo cucciolo nella vana speranza di sparire agli occhi dello stregone.
Era stato dato un comando, nulla potevano le vecchie braccie di Mog, il suo piccolo le fu strappato e portato all'altare. Per il sacrificio servivano dei fiori, proprio quelli che Sag aveva scartato, ma non furono trovati, eppure Sag sapeva di quando fossero pericolosi,; Nom fece sentire il suo giudizio:- che Lop scoprisse il ladro, che Got fosse chiuso nella gabbia fino al sacrificio, che Lop usasse il suo potente talismano per svelare il tutto.
Lop iniziò la sua danza caotica agitando quel sonagli, emetteva un suono di morte quella coda monca. il cerchio si aprì come se nessuno volesse essere toccato da quel suono nefasto e in quel largo si scorse, come per incanto tracce di quei petali; lo stregone sentenziò:-è lo Spirito dell'Alba che non vuole dare sacrificio a suo fratello, Lo Spirito della Notte
Lop si mise a seguire quella tremenda traccia, erano quelli fiori che perdevano, alla maturazione, petali e semi in gran quantità e la striscia di semi portava alla capanna di Kal.
Subito il cacciatore sbarrò l'entrata allo stregone, con fare minaccioso, ma non si poteva fermare uno stregone; Hag intervenne, puntò la sua lancia al ventre di Kal spingendo con forza, non fu ferita seria ma del sangue uscì dall'addome di Kal che si tirò da parte.
Nella capanna furono rinvenuti i resti di fiori pestati, allo stregone subito furono evidenti i fatti; e si slanciò fuori dalla capanna inveendo contro Kal, comandò poi alle donne di trovare di quei ragni gialli e verdi, il loro veleno contrastava quello dei fiori, Kal, ferito, iniziò a indietreggiare, era stato scoperto, voleva eliminare Hag facendolo passare per artefice del malessere delle donne, sacrificando, poi, il suo cucciolo, avrebbe avuto la strada libera per il cuore di Mog, ma era stato scoperto, ora scappava, ma i cacciatori della tribù erano abili, lo sospinsero verso il burrone, un crepaccio naturale dove venivano gettate le carcasse degli animali macellati per allontanare l'odore del sangue dal villaggio perchè avrebbe attirato le belve. Tentò Kal di aggrapparsi a quelle radici, ma i cacciatori, da sopra la rupe lo bersagliarono di pietre, e Kal divenne sempre più piccolo, poi un tonfo, e tanti uccelli rapaci volteggiarono sulla rupe, per poi planare nel suo fondo scuro. Ecco di Kal non sarebbe rimasto neanche il ricordo, non sarebbe stato tramandato nelle nenie dei cuccioli, solo gli eroi ed i giusti potevano lasciare memoria di se.
Furono sventrati i ragni, da loro si estrasse l'antidoto che donò nuova vita alle fanciulle, le coppie rimasero fisse, ma per quella stagione non ci sarebbero stati cuccioli, stella negativa che andava dimenticata.
E il sole sorse di nuovo sul villaggio, ora Got poteva seguire il padre nelle battute di caccia, ora sicuro muoveva i suoi passi all'ombra del coraggio paterno.
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- Ciao Bruna... ho letto... grazie di avermi dato questa occasione...è molto fantasioso articolato... idealista... c'è amore... c'è passione... c'è fantasia... si vede che scrivere ti piace... una buona lettura... mi è piaciuto... ciao
- L'ho letto ma in tutta sincerità ho faticato parecchio ad arrivare alla fine e qua e là ho perfino saltato qualche frase. A mio parere questo tuo racconto non funziona per diversi motivi. Primo, per la punteggiatura, ci sono frasi troppo lunghe, occorrerebbero più punti e ogni tanto anche più punti a capo per rendere il racocnto più fruibile. Secondo perchè ci sono veramente troppi personaggi e per giunta tutti con nomi monosillabici e dopo un po' ci si perde. Terzo perchè questi peronaggi fanno un sacco di cose, pure troppe, ma non sono delineati psicologicamente - che siano preistorici non giustifica a mio parere il mancato approfondimento - e questo rende difficile appassionarsi alle loro vicende. Insomma, scusami, ma stavolta il mio è pollice verso.
- Bellissima storia, verosimile e appassionante. Si vede che la materia ti affascina molto e l'hai studiata approfonditamente... In ogni tempo, fosse pure la preistoria, l'amore è sempre uguale, trionfa sempre quando è puro e affiora sempre nei cuori gentili... Piaciuto.
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