"L'ho visto prima io!", disse un signore, mentre tentava di raccogliere l'ultimo libro di quell'autore dallo scaffale.
Intanto che cercavo di ricacciare il moto di rabbia che mi stava assalendo per l'impossibilità di cogliere brandelli di quel racconto, scorgo un immagine che non avrei più cancellato: una ragazza stava annusando i libri subito dopo aver letto la quarta di copertina per poi riporli con somma precisione sulla pila di volumi accatastati in ordine di genere.
Non aveva altri sintomi visibili che potessero lasciar trasparire qualche forma di sofisticata perversione.
Sembrava gracile e al tempo stesso aveva una postura solenne. Lo sguardo era smarrito nel labirinto di chissà quale pensiero, mentre le dita seguivano l'olfatto nell'esplorazione della trama del libro.
Avrei potuto passare ore ad interrogarmi su che tipo di donna fosse, quale lavoro facesse e persino chiedermi il segno zodiacale del quale non me ne è mai fottuto un cazzo.
Era riuscita ad incuriosirmi. Qual'era il mistero che la spingeva rapportasi così fisicamente con un libro? Saranno passati dai 30 secondi ai 5 minuti, quando mi accorsi dello sguardo delle persone che mi scrutavano pensando che fossi un maniaco. Non si capacitavano che rimanessi lì impalato ad osservare quella ragazza che non era consapevole nemmeno dell'esistenza di un mondo esterno. Nulla poteva rompere quella ricerca sublime che aveva intrapreso.
Si trattava di cogliere l'attimo, il frammento giusto per tentare di accedere nel suo universo.
Potevo avvicinarmi e annusare qualche libro anch'io: -No! Troppo banale.-
Tentare d'interloquire con qualche scusa: -No! non avrei mai rotto quell'idillio simbiotico col suo libro.-
Distratto nelle mie elucubrazioni mi avvicinai, e inciampando come un bradipo corridore tirai giù tutta la vetrina con i libri addosso. Mentre le persone si cominciarono ad affollare attorno a questo pirla che era volato per terra, lei disse: -spostatevi che sono un medico. Fatemi passare...-