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Il negozio delle maschere degli esseri umani

Mi ricordo ancora che quella sera pioveva molto forte. Uscito dal pub, dopo l' ennesima partita in tivu, una birra di troppo, e tutti gli Eeehh, Oohhhhh, Uuuuuuu, goal! Degli astanti tifosi o curiosi presenti, che mi coinvolgevano meno che niente, tanto ero distratto nel parlare con una ragazza spagnola tifosa del Barça, e lei gioiva convinta, cantando cori..
Uscito senza impermeaile per la via dei Calzaiuoli, a Firenze; la stavo prendendo tutta, l' acqua. E cosi, per riparo mi fermai sotto una tettoia e davanti a me un nuovo negozio. Da quanto lo avevano aperto? L' insegna era strana. Su fondo bianco, sbiadito su scritto in blu "Il negozio delle maschere di esseri umani che bisbigliano pensieri". Certo il negozio era elegante, tutto illuminato, le solite belle signorine come commesse, una luce color azzurro, e il proprietario al pc, sul banco in fondo.
E dentro il negozio non c'erano oggetti, c' erano semplicemente maschere come sagome di uomini, donne, bambini, di tutti i tipi e razze, con diverse sensazioni impresse sul viso. Chi di gioia, chi di sofferenza. Alcuni mi pareva di averli conosciuti personalmentem o visti in televisione. E c'era anche la mia faccia! Che diamine. Che storia era questa?
Entrai d' impeto nel negozio per chiedere spiegazione e subito una commessa mi si presento scultorea, bella.

"Buonasera, posso aiutarla?". Che inquietudine mi prese, aveva occhi come leggesse cio' che stavo pensando, o che scritasse anche angoli remoti della mia mente e pluf, in fondo a una vetrina dove c'era la mia maschera, ne apparse subito un' altra accanto ed ero sempre io, con il sorriso beato. Si avevo pensato che quella commessa era proprio carina, e lei era arrossita al mio sguardo Era talmente bella da sembrare un' angelo. Al che gli chiesi: ehm, mi scusi... potrei parlare con il vostro direttore? "Certo, vada pure! Continuo' sorridendo e invitandomi verso il banco.

E cosi' un po' tremante, un po per il bere, un po' nel vedere che ogni maschera in vetrina bisbigliava piano piano come viva, preso ora da vero panico domandai: "Ehm, buon-uona sera" e pluf! Un' altra maschera dal volto terrorizzata, sempre accanto alla mia faccia di prima apparve in avetrina. E puff, puff, entravano clienti e comunque continue maschere si aggiungevano esposte... che delirio|! Lessi sotto una vetrimna che la faccia parlante non aveva un prezzo ma un nome: "Pensieri ad alta voce di Raffaele Arena". Ma come.. che diavoleria!! Mi scusi ma cosa vendete. Maschere? Ci sono anche io in vendita, cioe' la mia faccia!!!.

L'uomo dalla testa rasa, come un guru tibetano alzo lo sguardo dagli occhi azzurri, sorridendomi gentilmente. "Benvenuto Raffaele, ti stavamo aspettando da tanto tempo. Ogni tanto smetti di pensar troppo. In magazzino abbiamo 10. 000. 000. di tue maschere che bisbigliiano ogni tuo pensiero passato. Per favore, passa un po' anche all' azione, dovremo esportarle in Cina, li hanno un buon mercato, ma non so se le piazzeremo tutte! Il suo sguardo. Le sue parole. Era davvero il negozio dei volti che bisbigliavano pensieri, anche smarriti.

Svenni tra le braccia di una commessa corpulenta. Mi ritrovai non so quanto tempo dopo sulla strada, la luna nel cielo e il tram che arrivava. Mi alzai, senza pensare.. non potevo perdere l' ultimo autobus della sera per tornar a casa.

 

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4 commenti:

  • Grazia Denaro il 26/01/2012 23:10
    Bel racconto che ha una sua morale, bravo Raffaele mi è piaciuto
    molto.
  • Massimo Bianco il 18/09/2011 15:40
    Toh, un raccontino breve ma decisamente originale. Interessante. Mi sa che passerò la prossima mezz'ora a meditare sul suo significato. Saluti.
  • Anonimo il 17/09/2011 20:22
    Bello, oiginale, divertente ma nello stesso tempo profondo. Ciaociao.
  • Anonimo il 15/09/2011 20:57
    Attualissimo racconto.. una bellissima descrizione dell'ipocrisia umana.

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