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Eros, thanatos e brut d'annata
- Dove sei stato?
- In ospedale, da mio figlio.
- Niente di grave, spero.
- Come no? Si è tirato addosso un pentolone d'acqua bollente...
ustioni di secondo grado in tutto il corpo.
- C'era anche lei?
- Non sai pensare ad altro eh? Sai che ti dico? Vaffanculo!
- No amore, scusami...
- Lasciami stare!
- Ti preparo un tè, un caffè... Vuoi un bicchier d'acqua?
- Voglio solo che ti togli dai coglioni.
- Va bene, okay, sono un'imbecille... Tu però sei un mostro!
Sandra scoppiò in un pianto isterico e volse le spalle all'uomo, per gettare la sua impotente disperazione nella sequenza di stanze vuote di quell'assurdo appartamento. L'aveva affittato da poco, nella speranza che Marzio vi si trasferisse definitivamente con lei, ma non c'era verso di coinvolgerlo in un progetto, sia pure di arredamento. Per fortuna l'inquilino precedente aveva lasciato una camera da letto chippendale e una cucina arancione anni '50. Se non altro ci si poteva vivere, ma la mostruosità di quei mobili e il vuoto delle altre stanze non contribuiva certo a sciogliere la tensione che ultimamente serpeggiava nel loro rapporto.
Rannicchiata per terra nell'ultimo angolo dell'ultima stanza vuota, Sandra esaurì presto la sua scorta di lacrime e girò lo sguardo intorno, per fermarsi sulla scia di pulviscolo dorato che filtrava dalla porta-finestra che dava sul giardino incolto. Un'estate di merda.
Raddrizzò le spalle, indurì le mascelle e si alzò di scatto, attraversando in diagonale la stanza, che risuonò ai suoi passi. Il cellulare giaceva sulla mensola sopra il termosifone. Sandra lo arraffò decisa.
- Pronto, Silver?... Senti, sono in un momento di merda e...
Hai impegni per stasera?... Okay allora, sì... alle otto da te.
Riverso sul letto, la faccia affondata nel cuscino, Marzio sembrava la statua dell'Afflizione. Non avrò pietà di te, pensò Sandra. E in punta di piedi attraversò la stanza, aprì le ante dell'orrido armadio guardaroba, fece correre gli occhi sui capi appesi e scelse un tubino nero per andare fuori dai coglioni. Adesso era l'incidente del figlio, il mese scorso il suo compleanno. E poi Natale, Pasqua, ferragosto... Tutte le festività che dio manda in terra erano buone per riunire la famiglia, ovvero per fornire un alibi al genitore separato, tormentato dai sensi di colpa.
A Sandra, il ruolo dell'amante stava decisamente stretto.
Silver l'accolse con un grembiule di plastica dorata e un cucchiaio di legno in mano.
- Ti va un risottino zenzero e radicchio?
- A dire il vero ho lo stomaco chiuso...
- Ssst, non dire niente. Lo so io cosa ti ci vuole - e fece saltare il tappo di una crepitante bottiglia di Cremant D'Alsace. Silver ne aveva due casse piene sotto il lavandino. Aveva pure un bagno che sembrava un'alcova e un'alcova che ricordava i giardini d'oriente. Era un tombeur de femmes senza alcun lato oscuro e risvegliava una parte di lei che aveva ripudiato, ma che non le costava nulla rimettere in scena, dopotutto.
Mentre il liquido dorato scendeva gorgogliante nelle flûtes appannate, Sandra saettò con gli occhi dentro gli occhi di Silver e indugiò sul corpo abbronzato dell'amico, di cui conosceva ogni anfratto. Ne avevano fatti, loro due, di giochi senza frontiere! C'era stato persino un tempo in cui lui sembrava preso in un insolito, quanto temibile, gorgo d'amore.
Perché mai si era innamorata di un proletario intellettuale e sprezzante, che disdegnava ogni forma di socialità e l'aveva buttata fuori dall'auto solo per aver pronunciato la parola "party"? La scrittura, già la scrittura. In questo Marzio era un genio e se n'era accorto persino un grosso editore che gli stava sul collo per pubblicare le sue allucinanti distopìe. Lei invece, oscura redattrice di un femminile innamorata della poesia arrancava da anni per trovare un suo stile. Eppure c'era dell'altro. Cosa, perdio?
- Ti donano le mèches - Marzio non se n'era neppure accorto.
- Grazie Silver... - Ma puoi farmi altri due complimenti, per
favore? Sono in astinenza da un po'.
- Bhé, sei una gran gnocca, hai una bocca... sapiente, due mani
che sanno dove frugare...
- Tutto qui?
- Okay, hai anche un cervello che funziona, scrivi bene, sei
pazza al punto giusto e te ne freghi delle convenzioni.
Soddisfatta?
- Mmmmm...
- Però, scusa se te lo dico, hai anche il gusto dell'orrido.
- Marzio?
Sandra bevve in un fiato il suo brut e allungò il bicchiere per averne un altro. Silver versò accigliato e poi tornò ai fornelli.
Le solide spalle di quell'uomo, diventato improvvisamente serio, erano buffamente in contrasto con il fiocchetto dorato che annodava il suo grembiule. In un impeto di tenerezza, Sandra mosse verso di lui e lo cinse alle spalle, poggiando la guancia sulla sua schiena. Le bastò quel contatto, per sentire che le lacrime stava già pungendo sotto le palpebre. Silver non le avrebbe rette, meglio rientrare subito nel copione che aveva scelto per la serata. L'unghia del suo pollice destro, laccata di viola, prese a scendere lentamente lungo la colonna vertebrale di Silver, procurandogli un lungo brivido e impastandogli la voce.
- Ehi ehi ehi, così finisce che saltiamo la cena!
Sandra non rispose e gli infilò le mani calde sotto la camicia, chiudendo gli occhi e riversando nel respiro la recita del suo desiderio. Un autentico, struggente, smisurato desiderio d'amore
che, a dire il vero, con Silver aveva poco a che fare.
Non si poteva resistere a Sandra. Prima di aprire la lunga cerniera del suo vestito, Silver ebbe l'accortezza di spegnere il gas.
Il sole era già naufragato in un tramonto violaceo e là fuori la città sferragliava la sua movida di traffico e luci.
Silver sfilò il braccio da sotto le spalle di Sandra e si alzò dal letto. Lei rimase a guardare il proprio corpo nudo riflesso nello specchio che s'apriva come un lago appena sotto il soffitto. Può un orgasmo colmare un vuoto che sembra una voragine?
Eppure Silver faceva l'amore molto meglio di Marzio. Come ogni playboy che si rispetti, si dedicava interamente al tuo piacere, indugiava sui preliminari, conosceva persino il punto G! Per un attimo eterno ti faceva sentire una regina.
Marzio! Una fitta. Sandra rotolò su se stessa e affondò la faccia nel cuscino. In quel momento sentì suonare il citofono.
- Era Paola - disse Silver tornando in camera con due flûtes riempite al punto giusto.
- E allora? Non l'avrai mica mandata via...
- No infatti, sta salendo.
Grata per quella distrazione, Sandra tracannò d'un fiato il suo Cremant d'Alsace, consegnò a Silver il bicchiere vuoto e si catapultò in bagno. Era impaziente di conoscere l'ultima fiamma dell'amico e di assistere alla sua reazione. The show must go on.
- Ehmm, sono arrivata in un momento poco opportuno?
Paola era il tipo di ragazza che qualsiasi uomo avrebbe volentieri presentato in famiglia e portato all'altare. Nel suo vestitino a fiori, nel cerchietto che tratteneva i suoi capelli
biondi, nell'imbarazzo che le incendiava le guance di fronte al torace nudo di Silver erano concentrati decenni di putibonda educazione borghese. Sandra ne rimase sconcertata e il suo
primo desiderio, alimentato dall'alcool, fu di dare un bello strike a quell'algida rappresentazione.
- No cara - disse stringendosi intorno al corpo un kimono arabescato di Silver - Abbiamo già scopato e un orgasmo mi basta. Un drink?
Paola rivolse a Silver uno sguardo tra l'irato e l'interrogativo.
- Bhé, ecco, lei è Sandra - fu tutto quello che uscì dalla bocca di lui, irresistibilmente attratto dal fuori-programma che si stava allestendo.
- Vieni, siediti, raccontami qualcosa di te... - e già Sandra piroettava verso la cucina e la bottiglia, senza minimamente curarsi di tenere accostati i lembi del kimono.
- Non ne ho voglia, grazie. Anzi, credo proprio che toglierò il
disturbo.
- Via, piccola... - sussurrò Silver cingendo le spalle di Paola e tirandola verso di se' - dopotutto sei capitata qui senza annunciarti - ora infilava il naso tra i suoi capelli, le mordicchiava il lobo dell'orecchio, scendeva verso il collo - potrei persino denunciarti per aver violato la privacy di un incallito playboy. Te l'avevo forse nascosto?
- No, appunto, colpa mia... quindi scusa l'intrusione e... - si divincolò, ma non fece in tempo a girargli le spalle. Silver le prese il viso tra le mani e le chiuse la bocca con un bacio dei suoi. Lei non oppose resistenza. Piegò i ginocchi, lasciò scivolare la borsa a terra e ricambiò con insospettata intensità.
- Oh oh, il gioco si fa interessante - disse Sandra avvicinandosi alla coppia con due flûtes colme fino all'orlo. - Spero che non vogliate escludermi...
- Grazie - rispose Paola sciogliendosi dall'amplesso e prendendo il bicchiere con aria di sfida
- Una bella sbronza forse è quello che ci vuole.
I rumori della città arrivavano attutiti nel bagno di Silver, che dava sul cortile interno. La finestra era spalancata sulla notte e i faretti applicati tra il fogliame dei rampicanti che
ornavano le pareti illuminavano tre corpi nudi, impegnati nei postumi di una sbornia, che aveva colpito solo Paola. Abbracciata alla tazza del water, la ragazza vomitava l'anima, come si suol dire e ad ogni conato, Sandra la sorreggeva alle spalle, tenendole indietro i capelli e sussurrandole - Su, su, non è niente, butta fuori, che è meglio - , mentre Silver si prodigava a pulire il pavimento e a preparare una limonata calda.
Chissà cosa intervenne a scatenare la bufera. Quando il corpo di Paola esausto, svuotato e così bianco che pareva quello di una santa si accasciò tra le sue braccia, Sandra incominciò a dare
i numeri. Tutte le lacrime che aveva trattenuto sgorgarono all'improvviso con una forza inaudita. Scuoteva la testa come una pazza, emetteva lunghi ululati, s'abbracciava al corpo di
Paola come fosse un salvagente.
- Oddio, cosa ti prende adesso? - Silver era così sgomento, che non riusciva a muovere un passo.
- Prendi una coperta, muoviti! - gli urlò Sandra - Fai
qualcosa! - Una rabbia cieca si mescolava ai singhiozzi e a fiotti di parole stranite.
- Che ci faccio qui? Perché? Scusami Paola, scusatemi... Devo
andare, io devo andare, lo capite?
Un attimo dopo era al volante della sua Micra e imboccava a tutta velocità un cavalcavia, senza chiedersi se quella fosse la strada di casa. La città era come sospesa in una bolla di silenzio afoso, i semafori lampeggiavano giallo, gettando sull'asfalto una luce da thriller. Dietro un sipario di lacrime, Sandra faceva fatica a mettere a fuoco la linea bianca, che si sdoppiava in continuazione. E protetta dall'abitacolo, gridava alla notte la sua disperazione.
- Marzio Marzio... amore - Ora sapeva perché si erano agganciati - Perdonami, aspettami... - Due solitudini nere, quella di lui esplicita e rabbiosa, la sua piena di lustrini, di attività, di uomini. Due senza-famiglia che si sentono sempre "altro" da tutti, che rifiutano e temono il mondo - Marzioooo... il tuo bambino... bruciato - Due vuoti a perdere. Non avrebbe mai funzionato.
La paletta della polizia apparve quasi all'improvviso. Sandra la scansò e schiacciò l'accelleratore, ma poi si fermò a un chilometro di distanza. Prese la borsa che aveva posato sul sedile alla sua destra, l'aprì freneticamente, estrasse il flacone di Xenox che portava sempre con se' e incominciò ad inghiottire: una pillola, due pillole, tre pillole...
Quando l'auto della polizia si accostò a sirene spiegate, il conteggio era arrivato a 32.
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0 recensioni:
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Anonimo il 25/11/2011 20:30
cavolo, avevo già lasciato il commento, e ora che sono passato a rileggere il racconto, vedo che non c'è... internet maledetto! ad ogni modo bel racconto, con un finale indispensabilmente scritto, ma tutt'altro che banale. piaciuto molto!
- Scritto molto bene... va giu' che è una bellezza!
Riesce a catturare l'attenzione del lettore riga dopo riga...
.. e in alcuni punti... anche fra le righe. ---
- Un racconto per nulla banale e questo è già molto. Personalmente non posos soffrire amanti, traditori e cornificatore quindi puoi immaginare cosa penso dei personaggi. Ma questo non c'entra, li hai costruiti benissimo e li hai resi vividi e interessanti e questo conta molto di più. La scrittura è ottima. Insomma, senz'altro un buon racconto.
Anonimo il 24/09/2011 06:26
Un "pezzo" di prosa che, a tratti, ha del sensazionale, quasi sapiente di psicologia e filosofia applicata. Certo che applaudo, specie se a scrivere è una Donna. Mi spiace solo che il settore "racconti" non sia posto ben in luce. Peccato mortale.
- Mi è piaciuto, brava brava. Bello.
Anonimo il 23/09/2011 19:50
Mah... chi è che ha dato una stellina? ti invito a leggerlo questo racconto e ravvederti!
Anonimo il 23/09/2011 18:50
La grossa soddisfazione mia è quella di averti rotto i coglioni( per usare gli stessi termini del racconto) fin che hai scritto questa cosa stupenda. Esagerato? neanche per sogno. Forse il più bel racconto del sito.
Un modo di scrivere che riunisce pulizia della punteggiatura e dell'ortografia con l'originalità sia del racconto che dei termini usati. Insomma, che dire di più... piaciutissimo. Un peccato davvero che scrivi poco... ora scomparirai come al solito e ci lascerai con un palmo di naso. ciaociao
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