-Dov'è papà? Ho paura!- disse la bambina stringendo avidamente il pupazzo di peluche.
-Non ti preoccupare amore. È andato a lavorare come tutte le sere. Domani, quando ti sarai svegliata, ti darà tante coccole.- Rispose la madre con il consueto rituale per mettere a dormire i suoi tre bambini.
Ifigenia era la più piccola dei tre fratelli e di gran lunga la più brillante. Nonostante i suoi cinque anni aveva già provato a guidare la macchina col papà e si era misurata a stare da sola per qualche ora in attesa che i suoi genitori tornassero dalla spesa settimanale.
Quella sera una strana inquietudine accompagnava il dormiveglia. Qualcosa di ancestrale premeva nei suoi pensieri come per soffocarla.
Gli Hudorovic erano una di quelle famiglie che si riuniva all'ora di cena davanti al televisore a schermo piatto, quasi come fosse un loro parente adottivo. Il suono delle trasmissioni si spalmava sullo sfondo dello schiamazzo dei bambini capricciosi per il cibo, isolandoli per qualche tempo dalla ferocia del mondo esterno. Solo in seconda serata, quando tutti i bimbi si addormentavano il papà poteva uscire tranquillo per andare a lavorare.
Il mattino successivo alle prime ore dell'alba bussarono alla porta: -Lei è la signora Hudorovic?- disse il poliziotto con tono formale.
-si!- rispose lei lasciando cadere le stoviglie che stava armeggiando.
-dobbiamo entrare per perquisire la roulotte. Suo marito è stato arrestato durante il furto in un appartamento-
Fu al risveglio di quella mattina che Ifigenia comprese di essere diventata improvvisamente adulta e che non avrebbe rivisto il padre per i successivi otto anni, mentre al campo nomadi di via Rubattino la vita riprendeva indifferente, con la stessa sequenza dei giorni passati.