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Arturo Terrazzi

Una musica incalzante di tango argentino proveniva dalla stanza del direttore commerciale. Erano le sei di sera e praticamente tutti i dipendenti avevano lasciato l'azienda tranne gli addetti alle pulizie che, però, iniziavano il giro degli uffici amministrativi solo dopo le otto. Il direttore commerciale si chiamava Arturo Terrazzi e spesso si tratteneva oltre il normale orario di lavoro, come aveva imparato ai corsi di management che tutti i dirigenti seguivano ogni anno. In quell'ora e mezza che trascorreva nel suo ufficio navigava su Internet per scaricare canzoni e spartiti; infatti era un appassionato di musica sudamericana e suonava la fisarmonica e la chitarra classica, spesso esibendosi anche dal vivo per i suoi amici.
Non sempre, però, quei minuti erano impiegati nel download: una volta o due a settimana l'attività extra-lavorativa era ben altra.
Andrea aveva fatto tardi quella sera. Era fine mese e aveva ricevuto l'incarico di ricontrollare tutte le timbrature giornaliere dei dipendenti per evitare che ci fossero errori grossolani. Otto ore davanti ad un foglio Excel possono essere fatali, specialmente per chi, come Andrea, usava il computer di rado e praticamente solo per la posta elettronica o per scrivere qualche relazione.
Perciò aveva deciso di tornare a casa e di continuare il lavoro l'indomani. "Spero proprio di non incontrare Franco, che se oggi bevo le solite due dita di Jack Daniel's a stomaco vuoto, vomito pure le budella" pensò Andrea mentre chiudeva a chiave la porta dell'ufficio.
Non aveva finito di ritirare la chiave dalla toppa che sentì la musica argentina provenire dall'ufficio del Terrazzi. Poiché sapeva che spesso il direttore si tratteneva oltre le sei, Andrea pensò di cogliere l'occasione per passare e fare un rapido saluto.
A non più di due passi dalla porta udì delle grida femminili che sovrastarono il pur alto volume della musica: "No, non così. Puoi davmi di più". Immediatamente si paralizzò e capì che non si trattava di questioni lavorative. O meglio, non si trattava di lavoro ordinario.
"O biondo destvievo, conduci la tua puledva vevso le gole dell'infevno!". E giù un ritmo incalzante a tempo con il tango: uno, due, tre, un due tre. "Non fevmave questo vitmo Avtuvo, vola con me vevso il bavatvo".
Andrea si fermò un attimo, indeciso su cosa fare: credeva di aver riconosciuto quella voce femminile ed ebbe una voglia matta di dare una sbirciatina. "Non posso credere che lei e Terrazzi..." pensò Andrea mentre si avvide che la porta non era completamente chiusa. Si assicurò che negli altri uffici non ci fosse più nessuno e scostò leggermente la porta.
La musica era altissima: uno, due, tre, un due tre, Terrazzi era piegato in una posizione che sfidava le leggi della biomeccanica con la curvatura lombare della colonna vertebrale che andava oltre la lordosi più spinta. Indossava solo la cravatta e un calzino, mentre lei lo teneva a sé con le gambe serrate a tenaglia: "Non sfuggive, plebeo. Povtami fino alle estveme conseguenze!".
E via: uno, due, tre, un due tre.
Il pavimento era ricoperto di vestiti e scartoffie, forse l'incontro non era stato programmato.
"Te le stvingo al collo le covde di quella stupida chitavvina" delirava lei.
"Ma dove cazzo sono capitato?" si chiese Andrea fra il divertito e l'incredulo.
In quel momento iniziò il rush finale: uno, due, tre, un due tre... uno, due, tre, un due tre, "Finiscimi con un colpo di scimitavva, spinami come fossi un bvanzino" gridò lei, mentre Terrazzi diede fondo all'ultima stilla di energia facendo leva con gli alluci sulla cassettiera di ciliegio e crollò esausto.
Il diamante del vecchio giradischi percorse gli ultimi solchi del 33 giri ed emise il fruscio che indicò la fine della musica.
Poi ci fu silenzio.

 

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1 recensioni:

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  • Anonimo il 01/04/2012 18:50
    un direttore alle prese con il tango

3 commenti:

  • ivano il 13/01/2012 14:56
    guarda che è il valzer che fa un due tre, un due tre. Il tango fa un due tre quattro.
  • antonio chisari il 19/10/2011 13:52
    ottimo racconto, complimenti! ci si immedesima subito con l'incredulità di Andrea, quel pizzico di curiosità ce lo abbiamo tutti in fondo. questa musica che si sovrappone quasi alla scena, divendone un tuttuno, e poi il silenzio finale... lo vedrei bene per un cortometraggio.
  • Anonimo il 16/10/2011 20:45
    Molto simpatico, questo breve racconto. Molto ben scritto... ciaociao, benvenuto fra gli scrittori.

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