Iniziò a ricordare Gianni. Iniziò a ricordarsi di tutti quei momenti in cui si sentiva all'altezza, alle porte di quella dimensione che gli avrebbe portato tante soddisfazioni. Non stava scalando gradini che lo avrebbero portato al successo e neppure ad avere un abbondante conto in banca. No, non ce l'aveva neppure quello, per un ragazzo di 21 anni tutto ciò era inutile, anche se si può definire con questo termine ciò che stava ottenendo. Il successo della sua vita. Dico stava perché altrimenti non sarebbe finito nelle condizioni in cui è adesso. Era sulla strada giusta, aveva amici, era circondato da affetti, persone che ricambiavano favori e perfino saluti di quelli che per lui furono sempre degli sconosciuti, ma gli mancò qualcosa. Era sempre di fretta, in giro tra un posto e un altro, tra facoltà e casa, un amico e un altro, ma aveva bisogno di qualche certezza, di un riparo e di un sorriso. Di un buco. Di un buco da ritagliarsi nella quotidianità e vivere, vivere senza essere afflitto da inutili preoccupazioni, dai pensieri superflui, da interrogativi senza risposta. Di un buco dal quale ritagliarsi qualche certezza e una dose di felicità. Tranquillità, era questo ciò che desiderava, un bisogno che gli provocava un tormento, agitazione, l'ostinata frequentazione di squallidi posti. Aveva capito che per appagare bisogna pagare, che per svuotare bisogna agitarsi, che è necessario penetrare per godere appieno. Ricordava il suo primo rapporto con quella puttana da 4 soldi, la sua Vita. Ora lei è diventata cara, si fa pagare tanto, ma lui, lui che le aveva conferito valore, importanza e onore, lui è solo carta straccia. Quella puttana che lo aveva fatto sognare, sperare, costruire dei piani, lo aveva fatto sudare e ora si prendeva tutti i suoi sforzi, tutte le sue gesta, ora succhia la sua vita. E svuotato di energie, affetti e prospettive, Gianni resta un salice, piangente, inespressivo, inattivo, e facilmente si piega alla forza del suo vento, quella puttana.