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Andando di fretta in una città stinta

Noi esseri pigri, improduttivi, troppo stanchi o senza nulla da fare, forse la spesa o un aggiornamento di stato sul PC, reduci da esplorazioni nei nostri labirinti mentali e ansiosi di ritornare in uno stato di catalessi malinconica, ci sentiamo come ladri a stare in giro per troppo tempo. La città ci assorbe e ci rimescola quando usciamo vestiti anonimamente, correndo tra passerelle acciaccate e vicoli depressi, senza dare spettacolo e con la fretta di chi non vuole arrivare a casa ma solo togliersi di lì, sobbalzando e bestemmiando per i rumori improvvisi, lo stridere dei treni in frenata sui binari e i clacson dei centralinisti al volante, che vedrebbero meglio con un'anguria spiaccicata sul parabrezza. Tutto si risolve nel percorso in linea retta, pianificato nei suoi piccoli, inconsci rituali: aspettare battendo un piede che il semaforo diventi verde, camminare sul lato opposto dei vari ragazzi delle comunità e venditori di rose, che ci puntano sempre come se fossimo fasciati di carta moschicida, e ancora volare con lo sguardo in cerca di un tabellone che indichi l'ora, gettare oceani di ortiche a chi, passando, osa guardarci negli occhi. Non vogliamo soste, deviazioni, non traiamo gioia alcuna dall'esplorazione, dal contatto casuale. Tra paranoie e diffidenza, a volte ben riposta dati i tempi striscianti e burrascosi, il nostro ultimo scopo è sempre e comunque sentirci avviliti, arruginirci lo spirito, riducendolo a una figura lacera e brutta a vedersi, che passa il tempo rannicchiata in un angolo a vomitare minacce e oscenità, senza che le innumerevoli fughe immaginarie possano salvarla. Non abbiamo il tempo di riflettere, di riempire la metà del bicchiere. Perché tirare il fiato quando molti problemi aspettano, pazientemente in coda, di aggiungersi alla nostra catasta? Affidare un buon quarto d'ora di quiete a noi poveri masochisti è come dare in custodia uno Stradivari a un toro infuriato.

 

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7 commenti:

  • Sibilla Vane il 13/07/2015 00:56
    Una riflessione toccante... soprattutto per lo stile, molto poetico e ben calzante. Complimenti
  • Anonimo il 20/04/2013 17:02
    Anche stavolta una riflessione... ma questa è completa, elaborata, molto ben scritta. Bravo. Per il contenuto non credo proprio di ritrovarmici, sono un vulcanico tutto fare, tuttavia i pensieri esposti sono davvero realisti.
    Ormai ho capito che anche in narrativa ti piace il tocco poetico, a scapito magari dell'incisività della narrazione.
    Io, fossi in te, mi cimenterei con un bel racconto autobiografico di due o tre pagine... il formato brevissimo, detto taglio web, non è roba da scrittori.
    Nell'autobiografico ci potresti mettere qualcosa successa all'università che, se ho ben capito, frequenti.
    Rodari mi pare che desse questo consiglio a chi vuole esercitarsi: scegliere due parole a caso aprendo il vocabolario, prendere un'immagine qualsiasi e combinare un racconto. Se vuoi te le do io, le dritte. Saluti.
  • Emiliana De Fortis il 31/12/2012 01:07
    Quando avevo 18 anni non facevo altro che leggere (o se andavo in teatro per vedere) le opere di J. P. Sartre. La tua scrittura ne conserva il ritmo. Hai mai letto la sua "Nausea" ?
  • Grazia Denaro il 01/02/2012 16:59
    Una descrizione veritiera di una tipologia particolare d'umanità. Molto bella e ben scritta, Bravo Alessandro.
  • Alessandro il 21/11/2011 13:22
    Grazie di cuore.
  • Anonimo il 21/11/2011 11:39
    uno spaccato di vita quotidiana comune a tutti noi... bravo...
  • gina il 21/11/2011 11:32
    Un quadro di vita reale e comune... mi viene in mente una frase trovata scritta per la prima volta, dice la leggenda, su di un cartello stradale..."fermati, e ricordati di annusare le rose"

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