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Troppo minuscoli per non avere limiti

Perché infine il viaggiatore si accorse di essere null'altro che un uomo. Stupefatto, distrutto dalla consapevolezza di non poter afferrare l'immortalità, di non poter conoscere a fondo ogni affascinante segreto che forma l'ingranaggio della macchina del Cosmo, perse la ragione e principiò a correre tra gli alberi, alternando le bestemmie alle grida di disperazione. Niente sembrava placarlo: ogni certezza era svanita, non v'era alcuna cosa al mondo, in quel preciso momento, capace di consolarlo. Poi, la grande svolta, forse l'evento che più efficacemente rappresenta la pietra tombale che fa da monito all'umana superbia: il viaggiatore inciampò e cadde, ma essendosi il mondo capovolto, si ritrovò a precipitare verso le stelle... e mentre percorreva la sua imprevedibile traiettoria, trascinato da forze sconosciute, si accorse che tutto era cambiato, ogni equilibrio era svanito. Si ritrovò circondato da immensi veli di fine pulviscolo, da fonti di luce cangianti e sconosciute e da prati cromaticamente perfetti i cui fiori null'altro erano se non astri tanto splendenti quanto irraggiungibili, tenuti fuori portata da un vuoto freddo e ovattato.
Egli desistette subito dal tentare di cambiare direzione, e smise di dibattersi, accettando il fatto che avrebbe trascorso il resto della sua esistenza contemplando quelle misteriose meraviglie, ma che mai avrebbe avuto l'occasione di toccarle con mano, saggiarne la consistenza.

 

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