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Il mio Paese delle Meraviglie, parte II

Proseguii nella direzione verso la quale mi ero rivolto, esitante ma ansioso di scoprire cosa stesse accadendo. Era come se all'interno di me avessero preso vita due entità agli antipodi: la prima, più riflessiva, cercava di mettermi in guardia dall'eventuale pericolo nel quale mi sarei potuto imbattere andando in soccorso di uno sconosciuto che aveva chiesto aiuto, senza nemmeno sapere perchè l'avesse chiesto e se, effettivamente, l'avesse chiesto. La seconda, invece, era animata dal classico spirito temerario, il quale vive assopito in ognuno di noi e non aspetta altro che essere risvegliato, capace di trainare con se la parte riflessiva che, come quella ardimentosa, è propria di ognuno di noi. Mentre la guerra all'interno della mia testa andava avanti, procedevo lentamente, e ciò non mi aiutava di certo a sopravvivere alla temperatura esterna, che mi sembrava scendesse sempre di più ad ogni mio passo. Per cercare di capire, pressapoco, quanti gradi ci fossero, decisi di fermarmi ed alitare, ma l'atmosfera era talmente tanto gelida che non fui in grado di aprire le mascelle. Sconfortato dall'incapacità di non essere nemmeno riuscito a controllare le mie stesse membra, sentii un forte impulso di voltarmi e ripercorrere i miei passi fino all'uscita di quel bosco che, mi accorsi solo in quel momento, erano minuti che rimaneva invariato, come se stessi camminando su di un tapis roulant. Incredulo, mi guardai attorno più attentamente: gli alberi, così come il numero e la disposizione delle poche foglie che ancora resistevano ai gelidi venti invernali, sembravano identici a quelli che avevo potuto notare qualche minuto addietro, quando mi fermai nel punto dove persi le tracce dell'essere che mi aveva condotto in quel luogo. Non riuscendo bene a capire cose stesse succedendo, tornai indietro di qualche centinaio di metri, e le mie ipotesi furono confermate: il paesaggio era perfettamente identico e sembrava potersi replicare all'infinito. Scombussolato all'inverosimile, mi appoggiai con la schiena contro il tronco di un albero e mi lasciai lentamente cadere a terra, dove, una volta seduto, caddi nello sconforto, infreddolito, spaventato e con la testa tra le mani, immaginandomi a vagare per quel bosco per l'eternità, come punizione divina per una vita vissuta in maniera monotona. Era infatti dall'adolescenza che seguivo uno stile di vita che definire una routine non avrebbe reso l'idea di quanto fosse piatto: da diversi anni, per l'appunto, avevo gli stessi hobby, gli stessi amici, e persino gli stessi gusti in qualsiasi campo, come se avessi avuto paura di effettuare un qualsiasi cambiamento nella mia vita. A rifletterci attentamente, non avevo mai desiderato di averne, accontentandomi della mia esistenza come un cane si accontenta di vivere in un appartamento, assicurandosi vitto e alloggio per tutto il suo arco vitale ma rinunciando a qualsiasi gioia che non sia il vedere la propria ciotola riempita. Era come se la mia fosse un'esistenza vuota, vissuta per metà, ed il fatto di trovarmi da solo, al freddo, all'interno di un bosco dalla natura e dalle proprietà misteriose e con l'intento di soccorrere uno sconosciuto da un pericolo non meglio identificato, non fosse tanto una punizione quanto un'occasione per redimermi dal mio banalissimo passato ed iniziare una nuova vita. Sì, doveva essere così. Fu proprio mentre mi dissi queste parole che sentii un rinnovato coraggio divampare come un fuoco dentro di me, dandomi la forza per affrontare la sfida che ormai mi ero convinto di dover fronteggiare, come un qualcuno capace di trovare l'energia necessaria a vendicarsi dei torti subiti. Così, senza ulteriori indugi, mi rialzai in piedi e mi incamminai nuovamente verso la direzione che fino a qualche momento prima stavo seguendo, deciso più che mai a scoprire cosa stesse succedendo.

 

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