Il bisturi recide la carne, scostando i lembi, con delicatezza,
li dischiude, come fiore al sopraggiungere del sole.
Lei, iridi rosse spaventate, scannerizza le immagini della stanza:
un tavolo, persone dai camici bianchi, luci così forti da accecare.
Poi voci, in quell'idioma sconosciuto, come antiche formule alchemiche.
Sguardi e parole su di lei, così carichi di attenzioni.
Ignota sensazione d'essere importante. Per una vita intera ne aveva conosciuto l'assenza; lasciò fluire le immagini:
oramai perse le tracce di lui... i figli sottratti... la fame... i sogni... le cose che finiscono, quelle che non saranno.
Verde erba, come dimenticare le corse gioiose assieme ai bambini?
Il monitor nella stanza restituisce suoni e immagini del cuore pulsante, li diffonde come musica in sottofondo; ritmo regolare, con improvvise accelerazioni.
Affonda la lama, fino a raggiungere gli organi interni.
Dolore da impazzire, che la costringe a estraniarsi dal proprio corpo.
Una volta le avevano raccontato che un animale, quando viene afferrato da un suo simile per essere divorato, come estrema difesa si arresta e sospende tutte le percezioni, il cervello blocca tutti i segnali dai recettori.
Quando infine collegano l'elettrodo, lei squittisce per l'ultima volta.
Finalmente il buio,
vasta notte
senza stelle.