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La mia via crucis

Dopo lo scoppio della petroliera nel porto di Palermo, vidi la luce all'alba del giorno dedicato a San Lorenzo; all'inizio sosta a Palermo per brevissimo tempo, la guerra ci sfolla a Bisacquino, dove ci considerano i Palermitani, pochi anni poi a Castelvetrano, dove invece siamo i montanari, per il trasferimento a Verona in contemporaneo al mio arruolo in aviazione, vengo considerato un veronese per cui dopo la scuola a Caserta, per il completamento della ferma, mi spediscono a Palermo nell'allora aeroporto di Puntaraisi. Finita la ferma, al mio ritorno a Verona, pur essendomi dichiarato stanco della divisa militare, a causa e a mio parere per l'illogicità della vita militare, mi costringono con modi paterni persuasivi ed efficaci, a partecipare ad un concorso come vigile urbano nel comune di Milano, dove, con mia sorpresa supero tutti gli esami e vi resto per due anni visto dagli amici e colleghi come il provinciale che si esibisce nella metropoli, solo a seguito del concorso vinto presso il comune di Verona dove sono additato come lo straniero bauscia Milanese, che inizio la mia attività come sott'ufficiale del corpo di polizia municipale e che continuo per ben 25 anni. Dopo di che, a seguito di altro concorso interno, cambio ruolo e attività, per finire i miei anni di servizio come segretario responsabile unità amministrativa nel lontano 31 marzo 1996 e collocato a riposo fuori dal lavoro ma sempre considerato come il vigile. CREDETEMI è stata proprio una odissea, ero e sono sempre considerato uno straniero, con i molteplici aggettivi non sempre benevoli che mi si appiccicano e che sopporto con orgoglio.

 

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2 commenti:

  • Anonimo il 20/01/2012 19:20
    Molto ben descritto questo testo, complimenti all'autore
  • Anonimo il 20/01/2012 07:41
    Interessante questa analisi dello straniero in patria... hai ben reso la situazione della molteplicità del provincialismo italiano. Ma a mio avviso non è poi male sentirsi apolide... io per esempio non sono legatissimo alla mia terra. ciaociao

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