Sono nato in un paese molto bello della Provincia di Viterbo, circondato da una campagna veramente rigogliosa e anche selvaggia, patria di molti animali selvatici di piccoli rettili e di bellissimi ramarri di proporzioni notevoli.
Non avevo ancora compiuto otto anni quell'estate, nei pomeriggi assolati con gli altri amici, ci incontravamo nel nostro rifugio, che avevamo costruito con delle tavole, sopra una grande quercia in aperta campagna, il nostro nascondiglio segreto, che poi tanto segreto non era, spesso infatti i ragazzi più grandi venivano a darci noia, uno di questi si chiamava Gianni aveva 14 anni, aveva la erre alla francese (erre moscia) ed era mio cugino... voleva a tutti costi venire nel nostro club, lassù in alto, spesso lo dovevamo scacciare, tirandogli le ghiande o quello che avevamo a portata di mani.
Un pomeriggio durante l'ennesimo tentativo di scalata, trovammo un alleato, un grosso ramarro verdissimo, che si trovava sul tronco della quercia, forse aveva inseguito qualche preda e poi si era messo al sole fermo sul tronco del grosso albero, zanni così lo chiamavamo inizio a salire, noi dall'alto, gridando gli dicevamo che non doveva farlo, che era grande e ci rompeva la piattaforma, ma lui non ascoltava, iniziò l'ascesa, all'improvviso si trovo davanti al viso il nostro alleato, che forse infastidito gli balzò addosso, e lo addentò allo zigomo destro. Gianni iniziò e urlare per il dolore e la paura, noi dall'alto non credevamo ai nostri occhi, per scherzo iniziammo a dirgli zanni zanni fai il verso del somaro, che il ramarro si stacca, perché crede che sei un asino e lo potresti calpestare, allora gianni non ci pensò un attimo, iniziò a ragliare iiiiihaaaa iaaaaa iaaaaaiaaaiaaoooooihai che doloreeeeee che dolore aiuto iiiiihaaaa iaaaaa ihaaaaaihaaaiaaoooooihai che doloreeeeee che dolore aiuto iiiiihaaaa ihaaaaa ihaaaaaiaaaiaaoooooihai che doloreeeeee che dolore aiuto che dolore ihaaaihaihaihaa, ma lui il ramarro non mollava, noi non sapevamo se ridere per i versi che faceva oppure piangere, gianni sembrava un bel ciuchino ma il ramarro era sempre lì, ad un certo punto mi venne un'idea scesi dall'albero afferrai il ramarro nel tentativo di farlo staccare ma niente da fare, allora presi il mio accendino e lo usai indirizzando la fiamma sulla coda del rettile, questi come d'incanto mollò la presa dallo zigomo, e scappò via in un baleno. Gianni era rimasto impietrito.
Da quel giorno non venne più a darci noia e noi in paese quando lo incontravamo gli facevamo il verso del somaro, ma prima lo chiamavamo per nome zanni zanni i hoo i hoo hoo i hoo hoo i hoo hoo i hoo. quell'estate il nostro grido di battaglia fu zanni iiiiihaaaa ihaaaaa ihaaaaaiaaaihaaoooooihai che doloreeeeee.