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Alice

E sono Alice nel paese delle meraviglie, la mente mi riporta ad ieri, a quei giorni bellissimi della mia infanzia trascorsi nel palazzo della mia adorata nonna."Bella della nonna, vieni ad aiutarmi?" "Sì, nonnina e cosa mi dai?" "Un soldino, vieni su!"Arrivava nell'androne carica di buste, mi chiamava, io mi precipitavo giù, le saltavo al collo e tendevo la manina per il soldino. Poi, dopo il lavoretto correvo al secondo piano, dove zia Carmela era intenta a cucinare, di soppiatto mi tuffavo sul materasso di lana "morbidoso" e saltavo come una scimmietta. Era il mio gioco preferito ed anche quello di mio cugino Lino, saltavamo come due matti tenendoci per mano e facendo capriole. Quando la povera zia s'accorgeva dell'oltraggio fatto al suo ordinatissimo lettone, afferrava il battipanni e rincorrendomi urlava : "Ma, vir... a stu' mucill che cunvulsion!!!" Era una gioia ascoltare quella strana lingua, io memorizzavo la frase irripetibile di cui non conoscevo il significato e la ripetevo come una cantilena. Nonna mi guardava con quella finta aria da rimprovero: "Ma dove hai imparato queste parole? Non devi parlare in dialetto, si parla in italiano, capito? Ora Carmela mi sente". Lei, non voleva assolutamente che io m'esprimessi in vernacolo, e, abitando in un borgo popolare non mi permetteva d'uscire per il quartiere.
Spazio a disposizione per sentirmi libera e scorazzare ce n'era tantissimo, un intero palazzo, grandi terrazzi, le corse pazze a rotta di collo in bici, le galline a cui davo lezioni di comportamento nel pollaio, i coniglietti... ma... io.. volevo vedere cosa c'era fuori. Così, dall'alto dei miei otto anni, un bel giorno, approfittando della distrazione della custode, aprii il grande portone di legno e via! Che mondo fuori, donne che discutevano sedute su sedie per strada, bambini che saltavano sull'asfalto disegnato col gessetto, panni stesi su fili che scorrevano da un balconcino all'altro, ambulanti che urlavano strane cose. Nel frattempo, nel campo base dove da un po' non s'avevano mie notizie, nonnina aveva mobilitato l'armata "brancaparentifera", alla ricerca del "mucillo" scappato!
Ecco, oggi mi sento come allora, nella borgata che mi ospita sto assaporando quell'aria d'infanzia. La mattina c'è Michele che con la sua auto carica di pane e sfincioni fa il giro delle case e, sorridendo, ti vuole vendere di tutto. C'è il mio adorato Mimmo con l'ape che urlando: "Totano... totano... ò merluzzieddu..", porta il pesce fresco, il carrettino del fruttivendolo, il tipo col furgone che col megafono urla: "Donne, con soli cinque euro, vi diamo..." E, via con un elenco esagerato di prodotti per la pulizia. Il camioncino tecnologico che con la musichetta da carillon ti avvisa che stanno arrivando gelati e surgelati, incredibile!!
È straordinario il sapore antico della semplicità, la bellezza ritrovata delle cose perdute!
Quando entro nel piccolo supermercato a conduzione familiare, Francesco che mi ha illustrato sull'origine antica del suo mestiere mostrandomi una foto in bianco e nero della bottega che era di suo padre, mi saluta con : "Ciao, Napoli, tutto bene, cosa ti serve?"
Giusy, la parrucchiera è un personaggio mitico, la sua piccolissima bottega sembra la tasca di Eta Beta, non so come faccia a contenere tante donne! È la flemma in persona, ad ognuna dice: "Pochi minuti e ti serviamo". Ogni tanto, qualcuna sclera, ahahahahah, soprattutto quando quei minuti diventano ore! Ma, lei continua a raccontare storielle e non perde mai quel sorriso divertito che ha stampato sulle labbra.

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