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Amore conteso

Erano circa le tre di notte quando Livia si avvicinò al marito che beatamente dormiva nel letto. Lo guardò con rabbia, sentendo dentro di sè un vortice indefinito di sentimenti che si alternavano. Si sedette ai piedi del letto e rimase a fissarlo a lungo pensando a quello che avrebbe dovuto dirgli una volta sveglio. Rabbia, gelosia, umiliazione. Aveva trovato nel telefono del marito una lettera abbastanza eloquente. Abbassò la testa e la lesse ancora una volta, quasi non volesse credere a ciò che aveva scoperto:

Amore mio,
scusa se ancora ti chiamo così, ma per me resti il grande amore della mia vita. Non ti scrivo per chiederti, o meglio supplicarti, di non abbandonarmi. Adesso che hai deciso so benissimo che niente e nessuno potrà farti cambiare idea. In questa lettera, è la prima volta in cui tolgo la mia corazza, avrei dovuto farlo prima ma non ci sono riuscita, o meglio non ho voluto farlo perché sapevo che sarebbe finita e avevo paura di mettere a nudo le mie debolezze.
In questo momento sto piangendo, non te lo dico per farti sentire in colpa, ma vorrei sapessi che anche questa è una cosa che faccio quando sono sola; mio padre è morto in un incidente quando avevo 18 anni, anche allora ho pianto da sola, il mio dolore è solo mio.
Oggi dopo il tuo sms ho rivissuto tutta la nostra breve storia. Dalla prima volta che ci siamo visti il 5 novembre all'ultima volta che ti ho sognato, ieri notte. Ricordo il primo sms che mi hai inviato alle 6:30 del mattino il 13 dicembre, in quel momento mi sembrava avere tutto il mondo ai miei piedi, che bello. Già da quel momento entrambi sapevamo che sarebbe stato difficile andare avanti.
Io lunedì 14 avevo tagliato con Roberto perché era troppo grande il mio amore per te e non volevo sporcarlo in nessun modo, tu non avresti mai lasciato tua moglie con le tue sicurezze, lo sapevo benissimo. Avevi ragione! con questa donna, la madre dei tuoi figli, avevi diviso 30 anni della tua vita, i miei 3 mesi al confronto sono ridicoli. Malgrado io sia consapevole di questo tu non puoi immaginare la mia gelosia ogni sera quando ti so nel letto accanto a lei o la mattina quando so che è lei la prima a darti il buon giorno, magari con un abbraccio stretto stretto.
La nostra storia non può essere finita solo perché ho deciso di lavorare un mese a Reggio Calabria, in cuor tuo era già finita qualche giorno prima, quando hai capito che non avresti avuto la forza di metterti contro i tuoi figli, non te ne faccio una colpa, certo avrei voluto che me lo dicessi. Avrei pianto lo stesso da sola, ma forse mi sarei sentita considerata.
Non mi voglio giustificare, ma ho bisogno di soldi e non solo per comprarmi qualche cosa (è da più di un anno che non mi compro niente, neanche un paio di calze) ma principalmente per pagare bollette, condominio, assicurazione e via dicendo. Ho accettato il lavoro a Reggio solo per tappare qualche buco, ma anche questo oramai non riguardo più te.
Per qualche momento in questi mesi, sinceramente, mi ero illusa che un giorno saremmo andati a vivere insieme. Immaginavo i nostri risvegli abbracciati, oppure tu che brontoli perché io parlo tanto e non ti faccio lavorare. Che stupida e ingenua sono stata.

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1 commenti:

  • Stanislao Mounlisky il 13/07/2015 20:59
    Il matrimonio è come un castello stregato: chi è dentro vorrebbe uscirne e chi è fuori vorrebbe entrarvi. A volte ci si accorge che si è a metà strada, e non sempre è la situazione migliore...
    Stan

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