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Occhi neri

Nel mio paese la caccia era molto praticata, forse per questo noi ragazzi ci costruivamo dei fucili di legno, simili almeno per noi a quelli veri, mancavano però le munizioni, allora applicavamo all'altezza del castello di sparo le mollette (quelle per tendere i panni) chi aveva fantasia ne metteva due, tre o quattro, addirittura qualcuno anche sei, ad ogni molletta corrispondeva un colpo, poi si costruivano i proiettili, utilizzando le camere d'aria delle biciclette, si tagliavano in piccoli tondi da ¾ millimetri, poi si collegavano tra loro con un nodo marinaro, si provava l'estensione e quindi quando si capiva la giusta misura se ne facevano altri uguali, le migliori camere d'aria erano quelle di colore rosso, erano molto potenti.
Una volta terminata l'operazione della preparazione munizioni, si provava la gittata, per essere dei buoni proiettili, dovevano almeno arrivare a 15/20 metri ed avere una potenza che a 7/8 metri permettesse di colpire con una certa violenza.
Quando tutto era pronto, in relazione alle nostre esigenze si mostrava il fucile agli amici, alcuni di noi lo rifiniva, applicando pezzi di camera d'aria nera delle moto, nel calcio, come una specie di rivestimento.
Quando si caricava si doveva seguire un ordine, che poteva essere in senso orario o senso antiorario secondo l'abitudine di sparo, si inseriva l'anello dentro la morsa della molletta, si tendeva l'elastico fino alla punta del fucile e così fino all'ultimo colpo da caricare.
L'importante poi era ricordarsi come far partire i proiettili altrimenti se si sbagliava rimanevano bloccati dalla sovrapposizione degli elastici nella punta del fucile.
Tali armi come detto erano molto potenti gli elastici potevano arrivare a colpire con una certa violenza anche a sette/otto metri.
A volte capitavano inconvenienti del tipo, che mentre si stava per mirare si rompeva l'elastico che era alla sommità della canna del fucile e quindi il colpo partiva al contrario, con il risultato che veniva colpito l'occhio del tiratore, diverse volte mi è capitato..., il dolore era tremendo, nessun lamento, si vedeva però il risultato, quando andava bene l'occhio era rosso e quando andava male nero...
Quanti occhi neri ho avuto da piccolo.

 

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4 commenti:

  • PIERO il 13/02/2012 11:11
    Mi è piaciuto il racconto e trovo geniale il titolo: io mi aspettavo un'autobiografico... sentimentale/erotico.
    Il commento di Giacomo mi ha fatto venire in mente gli archi che ci costruivamo alle colonie marine, argomento di uno dei miei prossimi racconti.
  • mauri huis il 08/02/2012 13:28
    Cavolo, di fronte ai tuoi, i miei fuciletti scomparivano. Ma qualche bella coda di lucertola l'ho spiaccicata lo stesso. E qualche chiappa di cane o di gatto pure. E mi fermo qui.
    Complimenti per il racconto. La sottile nostalgia che mi provoca ne definisce il valore. A proposito, occhi neri pochi, ma mi son fatto due zigomi, quando il destro era sfatto passavo al sinistro, che neanche Brad Pitt!
  • Anonimo il 08/02/2012 07:23
    Un altro giochino che conosco bene e che ho praticato per anni, ma me l'ero dimenticato... bravo Alta che me lo hai riportato alla superficie di questa melmosa memoria... ma allora, avrete anche fatto gli archi di legno e le frecce con le bacchette delle ombrelle, o no. E anche le frecce in legno, con dietro le alette direzionali fatte con le penne di gallina... dai, forza, cimentati... ahahah... ciaociao, ganzo.
  • mariateresa morry il 07/02/2012 23:55
    Riecco Alta con un altro suo memorabile quadro di infanzia... certo che sti fucilini li potrebbe costruire or ora, tanto è preciso nei particolari... mi piace come descrive lo stoicismo virile dei ragazzetti... gli elastici dolevano e tanto, ma nessuno si lamentava!!! Bravo

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