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Su di un letto di foglie secche

Si portò vicino al sofà, fece per sistemare il copri divano che si era un poco scostato, poi, con un pesante respiro, si lasciò cadere su una pila di cuscini. Sollevò le gambe e si adagiò mollemente, assumendo una posa che ricordava tanto quella di un triclinio. Occhiaie profonde segnavano lo sguardo di Rita. Si aggiustò istintivamente una ciocca ribelle dietro l’orecchio e incrociò le gambe.
“Non so nemmeno bene come dirtelo Massimo…” aveva gli occhi persi nella plafoniera della lampada appesa al muro.
“Lo so già.” Massimo stette fermo sull’ingresso, le mani in tasca e lo sguardo puntato sul pavimento. Era la confessione di un tradimento
“Sai bene come vanno queste cose… io sono distrutta…” pianse qualche lacrima, reggendosi con la mano la frangia di capelli ricci e neri che le pendeva sulla fronte. “So che anche tu stai soffrendo, Massimo, tesoro…” si portò il fazzoletto sulla bocca e riprese a singhiozzare.
“Ma non è niente, davvero, non è come tu puoi pensare… cioè, forse nemmeno me ne rendo conto, ma va bene così, sei andata a letto con un altro, pace, che vuoi che faccia…” si appoggiò con una spalla allo stipite della porta e rimase a fissare la donna, che nel frattempo si era asciugata le gote.
“Ma… Giorgio è il tuo migliore amico… e….” era incredula. Non voleva pensare che tutto si potesse risolvere così, come un cerino che si affievolisce, senza nemmeno una scenata, una scarica di botte da mettere in conto. Niente.
Il migliore amico. La classifica degli amici. Tu sei il secondo mio migliore amico. Massimo desistette dal ripeterle ancora una volta lo stesso discorso: “Non fa nessuna differenza. È sintomo di qualcosa che tra noi non funzionava da tempo, questo è quanto. Se ti aspetti che mi arrampichi sui vetri o che spacchi qualcosa o che minacci di morte qualcuno resterai delusa.”
Il solito Massimo pensò Rita. Il solito mezzo uomo che si tira indietro al primo accenno di lotta. Il solito che ha paura di scontrarsi, che piuttosto di tirare fuori le unghie si ritira nel suo guscio e tanti saluti. Provò rabbia Rita, rancore nei confronti di un uomo che non aveva mai amato e che ora detestava.
Massimo la prevenne, afferrò il soprabito e se lo mise sotto braccio; Rita lo squadrò, incapace di formulare un discorso razionale, sempre più delusa, amareggiata da quest’individuo che si permetteva di far finta di niente di fronte ad un’offesa. Faceva freddo fuori. Una luce opaca e timida provava a farsi largo tra i pesanti tendaggi dell’appartamento, erano gli ultimi bagliori del tramonto e di una giornata come le altre.
Massimo fece per aggiungere qualcosa prima di voltarsi, ma non ne ebbe l’animo, non provava più niente, solo un vago senso di nausea che lo accompagnava dalla mattina, da quando aveva ricevuto la telefonata di suo fratello Sergio. Il quale gli aveva detto che il loro nonno era morto.

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3 commenti:

  • Gianfranco Squintu il 23/01/2007 02:28
    Repentini cambiamenti, come la vita si trasforma in brevissimo tempo.
  • michele marra il 21/01/2007 08:47
    La verità è un bene di tutti, la bugia un vizio solo di alcuni ( Michele Marra )

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