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Catapulte

Catapulta
Chiudo gli occhi, mi sembra di essere lì, nel mio quartiere "la pietrella", noi costruivamo tutto con il legno, forse sarà dipeso dal fatto che il nostro professore di applicazioni tecniche, ci insegnava un sacco di cose pratiche, tra le quali come funzionavano le catapulte.
Un pomeriggio ci siamo riuniti nel garage di Toni, suo padre era un artigiano falegname, in quel garage non mancava nulla per i nostri scopi, dalla tenaglia alla sega a nastro. Decidemmo di costruirci la nostra catapulta, in formato reale, per primo abbiamo costruito lo sciassì, sempre utilizzando le tavole dei carpentieri, poi ci applicammo due assi per inserire le ruote.
A quello sciassì fu fissato un castello a forma di cuneo, nel mezzo di questo castello ci fissammo una sorta di respingente (punto d'impatto del braccio della catapulta), poi procedemmo alla costruzione del braccio della catapulta alla sommità fu fatto una specie d'incavo (un cucchiaio), per disporvi i vari tipi di proiettili da lanciare.
Il braccio fu fissato allo sciassì mediante un albero che ruotava per circa 80/85 gradi nel fulcro di fissaggio, una volta verificata la funzionalità del tutto, procedemmo all'applicazione della molla propellente, la catapulta che stavamo costruendo, non utilizzava la flessione del braccio, per imprimere al proiettile la spinta, non avevamo nessun tipo di legname o materiale simile che potesse sopperire a tal esigenza, quindi utilizzammo le camere d'aria dei camion, tagliate a strisce regolari per tutta la circonferenza, poi unite tra loro intrecciandole fino a formare grosse trecce di elastici veramente molto potenti, terminato di farne almeno sei di queste trecce, procedemmo alla loro applicazione, prima due e provammo la loro potenza di tensione, poi due ancora e, poi il resto, inutile dire che utilizzammo tutti e sei gli elasticoni.
La resistenza alla tensione era tantissima, per tendere il braccio all'indietro dovevamo utilizzare una sorta di paranco per quanto era duro farlo.
Appena finita la costruzione, iniziammo a cercare i proiettili adeguati, sarebbe stato facile utilizzare il tufo ne avevamo molto a disposizione, ma non era molto compatto, allora cercammo nella campagna circostante delle grosse pietre del peso di svariati chilogrammi. In poco tempo trovammo una decina di pietre che facevano al caso nostro e con le carrette prese a prestito (all'insaputa) dei muratori le trasportammo vicino alla nostra catapulta, appena pronti ci fu il battesimo del fuoco, portammo con grande euforia la nostra macchina all'esterno del garage, lì dove abitava Toni, era estrema periferia del paese, davanti alla sua casa c'era un gran campo ben levigato (ci giocavamo a calcio per ore e ore), le nostre partite si concludevano quando si arrivava alla decima rete.
Per il primo tentativo, decidemmo di utilizzare una pietra di circa 6 chilogrammi, tirata la leva, fino a raggiungere la massima tensione la bloccammo, legandola con dello spago, si caricò il cucchiaio si direzionò la catapulta nel mezzo del campo, Toni prese una piccola roncola e con un colpo tagliò lo spago, la belva sussultò come un terremoto, il braccio scattò in avanti fino a sbattere violentemente sul punto di impatto che noi credevamo sufficientemente resistente, il sasso partì e volo per molti metri, dietro vedemmo seguirlo un pezzo della leva e il castello si ruppe in mille pezzi.

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1 commenti:

  • Anonimo il 18/02/2012 19:46
    Urka che bello questo racconto... mi ha rapito, letteralmente. Un gioco che non ho mai fatto, ma ho ben capito il funzionamento della catapulta. Gli italiani con gli elastici fanno di tutto... ahahah... bello, bello davvero questo racconto. Avvincente... molto. ciaociao

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