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Gli uomini non si giravano

Ero un tipo comune, gli uomini non si giravano a guardarmi.
Ero anche "scema" come, non dico tutti, ma la maggior parte dei giovani.
La gioventù è il periodo meno accettato e poi il più rimpianto.
Quando si ha la freschezza, la forza, la voglia di fare si trovano innumerevoli problemi a "iniziare". Problemi irrisori di cui si riderà ma che complicano la vita e impediscono di andare...
Così ero io, scema perché avevo dei "problemini" come quello delle orecchie a sventola o del sedere grande che, però, solo oggi nomino usando un diminutivo.
Vorrei avere ancora "quel" sedere grande per sostituire quello rinsecchito e coi muscoli poco tonici (bell'eufemismo!) che mi ritrovo ora.
Allora, nonostante il sedere, avevo tra i pochi amici dell'altro sesso qualche corteggiatore.
Il fatto è che ad ogni complimento o apprezzamento ricevuto io rispondevo in modo ironico, sminuendolo o cambiandone il senso e il motivo che lo aveva generato.
"Sei messa bene, con tutte le rotondità al posto giusto!"
"Vuoi dire che sono un agglomerato di palle..."
C'era in questa mia ironia un atteggiamento di insicurezza che mi faceva "buttare le mani avanti" per non trovarmi in difficoltà.
Nel caso il complimento non fosse stato proprio sincero, io mettevo in chiaro subito che non potevano prendermi in giro.
Vedevo tutto in negativo... se stavo in un negozio e qualche ragazzo, passandoci davanti mi intravedeva e tornava indietro per riguardarmi e poi riprendeva la sua strada, io pensavo che mi avesse scambiato per un'altra e non che mi volesse rivedere o farsi vedere.
C'era in tutto ciò una certa percentuale di superbia che solo oggi, in vecchiaia, riesco a cogliere. L'intero dovrebbe essere completato dal resto della percentuale divisa tra timidezza e insicurezza. In che percentuale... più superba che timida o insicura? Non lo so, io ancora non l'ho capito: di certo facevo la preziosa e se state dicendo "Eri 'na cozza e te facevi pure desiderà!" non potrei smentirvi.
Non accettavo appuntamenti, mi negavo a chi cercava anche solo di guardarmi negli occhi.
Ero sfuggente, mi difendevo così dalle voglie del giovane corpo i cui ormoni facevano una guerra e, non volendo che prendessero il sopravvento, evitavo di trovarmi in situazioni "a rischio".
La colpa, quando si evita di assumersi le proprie responsabilità, viene scaricata in modo superficiale su altre persone, o enti o tradizioni, per non affrontare le proprie debolezze e i propri limiti.
Per questo cercando il "perché" del mio comportamento, attribuisco "la colpa" a quella "educazione" alla verginità che a noi femmine veniva inculcata fin da bambine.
"Copriti le gambe, tira giù la gonna... sei una bambina"
Tradotto significava che a noi non era permesso quello che ai maschi invece veniva richiesto.
L'ostentazione degli "attributi" da parte dei maschietti se non era accolta con applausi sicuramente era vista con "giusto" orgoglio.
Allora si esagerava in quel senso tanto che io ho scambiato il primo bacio quando avevo già compiuto diciotto anni.
I ragazzi rideranno.
Oggi hanno altri problemi.

 

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1 recensioni:

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  • Auro Lezzi il 05/03/2012 12:26
    Uno stupendo amarcord pupetta.. Ma poi?? La ribellione anche ad una certa età...

2 commenti:

  • Marco Centostorie il 06/03/2012 00:07
    Sincera ma ancora sulla difensiva e, alla fine, in attacco. L'esame di realtà non finisce mai ed è molto difficile vedersi allo specchio. Ok, ora che la forma è superata puoi passare al contenuto cioè ai sentimenti, alle emozioni e allo sfogo della sensibilità. Mostrarti qui per quello che sei non ha scuse.
  • Anonimo il 05/03/2012 13:27
    Descritta molto bene la realtà che si viveva a quei tempi. Mi soffermo però sulla tua frase finale, su cui ci sarebbe molto da riflettere, anche in relazione alla diversità epocale e di costume.
    Complimenti!

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