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Qui fino alla fine

E rivedevo il tuo carattere indomito e selvaggio quando di nascosto dal nonno andavi a ballare sulla nave ancorata al porto.
Una foto in bianco e nero e una selva di ricci ad incorniciare uno sguardo dolce e intelligente.
Partivi ad insegnare ad altri bambini, ti annusavo il profumo di gesso e di inchiostro sul grembiule nero e restavo ad aspettare il tuo ritorno. Tornavi piena di borse della spesa con le stesse scarpe, quattro figli costavano.
E la notte, l'unica, di carnevale che ti sei presa un po' di di libertà il gallo d'oro a ballare... quanto ho pianto pensando di non vederti tornare... quante ne ho prese dal babbo perchè urlavo dalla finestra sperando tu mi sentissi.
O quando nel buio mi alzavo per ascoltare il tuo respiro, la paura della morte ci spiava nell'ombra in cui inciampavo e quella volta che mi avete creduto un ladro, avevo paura di confessarlo quando volevo che la tua voce fosse l'ultima a darmi la buonanotte perchè era una promessa di ritrovarti accanto... storie di angeli e mi risvegliava la tua presenza.
Una figlia strana, intelligente dicevi, non saprei e troppo sensibile.
E quell'amore per gli ultimi, per gli esseri indifesi e per tutti gli animali. L'amore smisurato per i randagi che ci riempiva la casa guaiti e miagolii. Mi davi il latte una ciotola e pacchettini di carne macinata perchè la gatta era incinta e i gattini non potevano masticare.
E quell'amore per quell'uomo bello e scontroso che ti aveva conquistato con un suo ballo sbilenco, tu ballerina lui imbranato ma bello più del sole... Gli sei sempre stata grata che avesse scelto te, sei sempre stata la sua ombra fedele al suo fianco.
Ti sei trasformata quando l'ultima donna ha vinto e se l'è portato via, la morte la più terribile malattia.
Hai trasferito il tuo cuore altrove, nelle attenzioni ai nipoti, nelle foto alle pareti che hanno vegliato fino alla tua ultima ora.
Perchè scrivo di te? Pochi lo leggeranno... scrivo troppo, scrivo sempre... Ribelle anche di più di sempre, istintiva rispondo e reagisco male. Parlo troppo, non so ascoltare... e poi mi ritrovavo a pensarti nel momento in cui mi chiamavi, una telepatia... chissà se ora mi senti... quante volte ho acceso il telefono sperando mi chiamassi... il numero è sempre lo stesso. Lo so molti non capiranno, perchè voglio che il mondo sappia quanto sei stata grande, un metro e sessantacinque di amore incommensurabile... quello che tu hai sempre saputo dare e che non sono mai stata in grado di ricambiare... forse è per questo che alla fine io ero e te e tu eri me... il minimo mamma che potevo fare... quella notte alla finestra solo il buio... quante ne ho prese... quante ancora dalla vita... ti cerco sempre mamma non esiste confine... ti troverò ancora... sarai quì
fino alla fine.

 

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3 recensioni:

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  • Stanislao Mounlisky il 29/04/2015 09:14
    Un altro vivido ritratto, tracciato con infinito amore da un'Autrice mai banale pur nella semplicità.
  • Rocco Michele LETTINI il 23/03/2012 09:14
    La mamma, la mamma... anch'io la piangerò fino alla fine dell'ultimo mio giorno terreno... Leggi Laura, la mia poesia... E voglio te mamma... Un voto al Tuo racconto autobiografico... è la favola della mamma... senz'altro DIE_CI_E_LO_DE_E_E!!!
  • Auro Lezzi il 23/03/2012 09:14
    C'è chi ti legge sempre e non perchè sei una cara amica... Una dedica d'oro.

1 commenti:


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