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Anche i bambini, nel loro piccolo, s'incazzano

Vi piace sognare? A me moltissimo e scusate il superlativo, vi giuro che cercherò di non abusarne.
Io faccio sogni a puntate, come un telefilm. Insomma, la fiction si è impadronita anche della mia fase REM, sarà per questo che per contrappasso non la guardo in TV.
Ma il sogno finisce, la realtà rivendica con forza il proprio diritto di preminenza ed io non posso sottrarmi a questa dura legge.
Le coperte schiacciano il mio corpo rendendo talmente difficoltoso ogni movimento che preferisco stare fermo, rimanendo nella stessa posizione che avevo assunto prima di addormentarmi.
Anche se le membra intorpidite reclamano un maggiore afflusso sanguigno, anche se avrei bisogno con urgenza di andare al bagno, anche se...
Decido che forse è meglio alzarsi dal letto.
Come se fosse facile.
Per me non lo è.
Dopo essere riuscito a scostare le coperte e a mettermi seduto, vanificando il probabile ribaltamento appoggiando strategicamente mani e piedi, tento con esiti infausti di raggiungere la posizione eretta.
Al quarto tentativo ci riesco.
Guardo l'orologio, sono le cinque. Ripasso mentalmente tutte le azioni da compiere in successione, le pillole da ingoiare, i tempi morti da aspettare prima che il farmaco entri in azione.
Annusando l'aria come un segugio raffreddato, cerco di compiere il primo passo di quella lunga giornata. Niente da fare, il piede non si muove.
- Lei con quale piede inizia a camminare, di solito? -
- Non ci crederà, ma non lo so, non ci ho mai fatto caso. È importante? -
- Non molto. Dicevo per dire. -
- Ah! -
Subii questa improbabile ma autentica conversazione in ospedale un paio di anni fa. Mio interlocutore un fisioterapista che aveva il compito di aiutarmi nella deambulazione. Insomma doveva insegnarmi di nuovo a camminare. Parlava in continuazione ed io, che più di ogni cosa amo il silenzio, subivo rassegnato l'eloquio sgangherato di quel vecchio logorroico. Di tutto quello che disse ricordo solo quel dialogo surreale.
Quando si osserva un bambino fare i suoi primi passi, è facile per un adulto ridere dei suoi insuccessi, del suo barcollare, delle sue cadute piroettanti.
Quando poi sei condannato tutti i giorni a subire la stessa sorte per alcune ore in attesa che il farmaco faccia effetto non ridi più, anzi ti incazzi come una iena.
Anche i bambini, nel loro piccolo s'incazzano.
Credetemi.
Comunque alla fine il piede è partito, e così, uno dopo l'altro, concentrandomi mentalmente nell'esatta sequenza da compiere per effettuare un passo senza precipitare a terra, riesco a muovermi.
Anche oggi ho imparato a camminare.
Vi piace sognare? A me moltissimo.
Faccio sogni a puntate.
Che cosa sogno?
Di essere un bambino che sta crescendo.
La notte scorsa ho sognato che stavo imparando a camminare.

 

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4 commenti:

  • Nunzio Campanelli il 23/03/2012 19:12
    Il racconto in effetti è autobiografico, e il motivo per cui l'ho scritto deriva dalla constatazione de facto di quanto sia difficile imparare a camminare. Si è soliti considerare il bambino come una persona imperfetta, e ridiamo di lui. Sbagliando naturalmente. Grazie a Mara, a Michele (in effetti era da tempo che...) e a Maurihuis. Ciao
  • mauri huis il 23/03/2012 12:05
    Abbastanza inquietante, devo dire, sarà forse per il tema o forse per la foto, ma mi ispiri una certa ansia. Comunque il racconto è scritto bene e, nel caso sia autobiografico, anche senza concessioni al lamento. Non è poco, dunque. A proposito, anch'io ultimamente faccio sogni a puntate. Speriamo non sia un brutto segno. Comunque complimenti e auguri. Leggerò anche altre cose tue.
  • Michele Rotunno il 23/03/2012 11:41
    La stessa domanda fi venne rivolta due anni fa da un altro fisioterapista quando per la rottura di una vena della gamba rimasi immobilizzato per alcuni mesi (fu così che scoprii questo sito ndr). Si vede che dev'essere una deformazione professionale fare questa domanda, e ricevere la stessa scontata risposta.
    Mi ha fatto piacere leggerti, era da tempo che...
    Ciao e un caro abbraccio
  • Anonimo il 23/03/2012 10:45
    Questa specie di mini-riflessione lirica è... Surreale, in senso positivo, ovvio!
    Dunque, è molto semplice, il ché la rende più adeguabile alla lettura; incuriosisce già dal titolo e, nel suo insieme, formula un messaggio condivisibile: anche gli adulti non smettono mai d'imparare, sopratutto di sbagliare e d'incazzarsi.
    È molto carino, mi è piaciuto V...

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