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Era scritto nel vento
Era una giornata come tante, il sole era alto in cielo, un vento forte soffiava sulle strade. Dovevo raggiungere la scuola, ormai era l'orario, guardai l'orologio, troppo tardi, e iniziai a correre. Mi resi conto con la coda dell'occhio che qualcuno mi seguiva, mi fermai un attimo, girai lo sguardo ma nessuno dietro di me:
"Immaginazione?" pensai, e continuai la mia corsa verso la scuola.
Arrivata davanti la cancellata un ragazzo dai capelli lunghi e neri, occhi scuri penetranti, se ne stava appoggiato a braccia conserte sul portone principale, il vento gli scompigliò i capelli, rimasi affascinata e balbettando dissi:
"Po... posso? Dovrei entrare"
mi guardò dalla testa ai piedi, poi con un sorriso ironico fece un passo indietro ed io passai.
"Vieni cosa aspetti Riuky!" disse Mark, un mio compagno di scuola, si avvicinò prendendomi dal polso e mi tirò con sé, io mi voltai indietro, lui stava ancora li e mi guardava intensamente, quasi mi faceva paura, Chi era? Un nuovo compagno? Aveva uno sguardo troppo sfrontato.
"Mark... chi era quel ragazzo?" domandai incuriosita
"Un nuovo studente, ma spesso salta le lezioni, cerca di evitarlo, non mi piace molto"
La campanella suonò e stranamente quel giovane stavolta era in classe, era seduto a destra vicino la finestra un banco avanti al mio e per tutta la lezione non fece altro che scrutarmi.
Entrò il professore urlando:
"La lezione sta per cominciare, tutti a posto, siete davvero indisciplinati"
Le 5 ore passarono velocemente, la campanella segnò la fine delle lezioni.
Uscii dalla classe accompagnata da Mark e Lisa.
Udimmo delle voci in cortile qualcuno stava litigando:
"Non ti avvicinare a lei, non azzardarti"
quella voce mi veniva a conoscere, era Yugi, e stava difendendo la sua ragazza, guardai l'altro ragazzo, non potevo crederci, era il nuovo compagno di classe.
"Tu solo hai un legame di sangue con Kira, tu solo"
Cosa significavano quelle parole? Cosa intendeva dire? Legame di sangue? Ma Yugi e Kira chi erano?
Mi allontanai dai miei compagni e presi la strada di casa, la vicenda mi aveva davvero sconvolta, la testa mi scoppiava.
"Tu solo lo puoi sapere, tu solo hai un legame con lei, tu solo" mi rimbomabava nella mente.
Presi un sentiero, una scorciatoia che mi avrebbe portata a casa, il vento sembrava essersi calmato da stamattina.
"Hai un profumo che mi pervade il corpo"
sentii una voce dietro alle mie spalle, mi girai lui era li, dietro di me, e il suo sguardo, il suo sguardo era... penetrante:
si avvicinò a me sfiorando con le mani i miei capelli:
"Il riflesso dei tuoi capelli, il profumo della tua pelle, mi piace tutto di te"
"Non capisco, cosa vuoi da me?"
"Koleman"
"Come scusa?"
"Mi chiamo Koleman"
dopo quelle parole lo vidi accasciarsi a terra, tremava e si contorceva dagli spasmi, cosa gli prendeva?
Dalla tasca prese delle medicine di colore rosso, e la ingurgitò velocemente.
"Vattene, vattene da qui, non mi toccare"
spaventata cercai di aiutarlo ma lui sembrava non accettare il mio aiuto, così mi urlò di nuovo:
"Vattene, non voglio farti del male, vattene"
a quelle parole fuggii il più lontano possibile da lui. Ma cosa intendeva? Perchè avrebbe dovuto farmi del male?
Entrai in casa con il fiatone, mi tenevo il fianco, ansimavo, il cuore batteva troppo forte, dovevo calmarmi. Mia madre se ne stava seduta con un gomito sopra il tavolo e con la mano teneva il suo volto assonnato, appena mi sentii arrivare si svegliò di botto:
"Riuky, cos'hai?"
"Nulla mamma" dissi, avevo tante cose da raccontarle, ma non volevo che si preoccupasse e stesi in silenzio, poi continuai:
"Tutto bene a scuola, non preoccuparti..."
Ci sedemmo a tavola, iniziai a mangiare di premura e allo stesso tempo mi sentivo assillata, mi appariva l'immagine di quel ragazzo ripetere quelle parole.
Dopo pranzo aiutai mia madre a sistemare la tavola, poi raggiunsi camera mia:
"Finalmnte" pensai "Ora posso riposarmi e dopo farmi i compiti per domani"
All'improvviso un refolo di vento aprii la finestra, alzando le tende, mi avvicinai per chiudere i battenti, ma un ombra aleggiava li fuori.
Sentii ululare il vento, quasi fosse un lamento:
"Mio Dio sembra un lamento di un animale"
forzai la finestra ma non riuscivo a chiuderla, mi sembrava d'impazzire, dovefvo restare calma a tutti i costi, non poteva avermi seguita... in realtà la paura mi attanagliava.
Chiusi la finestra, un po' mi risollevai, mi sentivo protetta in casa. Dalla finestra mi spostai verso lo scaffale e presi un libro, lo aprii e iniziai a leggere:
"Nel cammin di nostra vita, mi ritrovai in una selva oscura..."
ripetevo e ripetevo quella frase, domani dovevo essere iterrogata sulla divina commedia e la cosa mi preoccupava, in italiano ultimamente avevo preso un cinque, dovevo rimediare.
Camminavo pr la stanza citando le frasi, poi il trillare del mio cellulare mi fece sobbalzare, girai lo sguardo e lo lasciai squillare, mi avvicinai per vedere il numero, sconosciuto, come sconosciuto? Chi poteva avere il mio numero? Un altra telefonata, stavolta mi avvicinai per rispondere:
"Pronto?"
"Grazie per oggi"
"Chi sei?"
"Koleman"
"Ko... Koleman? Chi... chi ti ha dato il mio numero?"
"Nessuno, io so tutto su di te"
"Bugiardo" risposi infuriata e gli chiusi il telefono in faccia.
Non passò nemmeno un minuto il cellulare squillò di nuovo, presi il telefono, e:
"Cosa vuoi ancora?"
"Riuky? Cos'hai sono Lisa"
"Oh scusami Lisa"
"Di nulla, che dici di studiare insieme?"
"Certo"
"Ti aspetto tra un po' a casa, sto impazzendo con l'italiano"
"Ok Lisa, adesso esco e vengo da te"
Chiusi il telefono, mi infilai il giubbino che stava appoggiato sull'attaccapanni, il cellulare lo infilai in tasca e dissi a mia madre che avrei studiato a casa di Lisa e che sarei tornata presto.
Guardai il cielo, era un nuvoloso ma non al punto di piovere, mi alzai il cappuccio del giubottino e m'incamminai.
Le foglie sembravano danzare, cadevano lente sul selciato, l'autunno si stava avvicinando.
Ad un tratto qualcuno mi sbarrò la strada:
"Aspettavo proprio te" mi disse, "Che mi succede" e priva di sensi caddi a terra.
"Dove so... sono"
"Finalmente è un pezzo che aspetto"
"Cosa? Koleman, che significa tutto ciò? Come è un pezzo che mi aspetti?" mi alzai dalla poltrona con gli occhi sbarrati.
"Ti ho trovata per terra e ti ho portato qui a casa mia?"
"A... casa tua? Un bambino mi diceva che mi aspettava, poi mi ha guardato e poi non ricordo più nulla"
"Un vampiro, ti ha succhiato l'energia vitale"
"Ma che dici? Non esistono... mio Dio che mi succede?" la testa mi girava non riuscivo a starmene all'impiedi, Koleman mi prese in braccio e mi adagiò dolcemente sulla poltrona.
"Sta buona, non ti succederà nulla se sei con me"
non capivo cosa volesse dire, che lui... fosse... oh no, non poteva essere, mi stavo sbagliando sicuramente, i vampiri non esistono.
Restai in balia del mio malessere per qualche ora, chiesi a Koleman di poter fare una doccia. Entrai nella doccia, aprii l'acqua, alzai il viso e con le mani passai lo shampoo nei capelli.
Ad un tratto vidi l'acqua trasformarsi in sangue, urlai con tutto il fiato in gola.
"Riuky"
Koleman da dietro la porta mi chiedeva cosa stesse accadendo, gli risposi:
"Aiutami, ti pregooo"
entrò, mi trovò seduta sul pavimento con la tovaglia che mi stringeva il corpo.
"Vedo, sangue d'appertutto, mi sembra di vivere in un sogno e poi qualcuno è come se mi desse un brusco risveglio"
"Capirai presto, sei solo stanca, tranquillizzati"
"Dimmi Koleman, ma tu... tu sei..."
"Si"
indietreggiai
"Ma non ti farei mai del male"
"Vorrei sapere solo cosa mi sta capitando, ho fitte tremende nelle tempie e poi... poi"
"Vieni ti riaccompagno a casa"
Arrivati all'ingresso, due uomini dall'aspetto oscuro si avvicinarono a Koleman:
"Sei sparito, hai paura Koleman?"
si frappose tra me e i due ragazzi rispondendo:
"Lei non c'entra nulla con tutto questo"
"Sboccia una volta ogni 3 anni" dissi
"Cosa? Riuky, di cosa parli?"
non sapevo di cosa stessi parlando, la mia testa in quel momento mi faceva molto male, vedevo delle scene che non erano reali o chissà di quanto tempo fa fossero.
"Non lo so... non lo so"
"Parli della rosa nera di Kenjy? Vero?"
"Lasciatemiiii" urlai
"Non puoi fuggire... non puoi fuggire" mi ripeteva una voce.
Scappai improvvisamente da quel luogo, sentii solo quei due bulli dire:
"È un vampiro anche lei, perchè la nascondi?"
io un vampiro, no, non è vero, io non conoscevo Koleman, questa era la seconda volta che lo vidi.
Tornai a casa, mi chiusi in camera, quella sera non mangiai nulla, dissi a mia madre che probabilmente avevo l'influenza, ma sapevo benissimo che qualcosa non andava in me.
Mi addormentai, ma gli incubi iniziarono, una rosa di cristallo sbocciava, i suoi petali si staccavano uno ad uno, rompendosi al tocco del pavimento, all'interno di essa un liquido rossastro ne fuoriuscì. Tutta la mia stanza era coperta di macchie di sangue e mi svegliai urlando. Davanti al mio letto c'era Koleman, come fosse entrato non so:
"Così perderai la ragione" mi disse
"Cosa?"
sentii un calore sul mio collo, i suoi denti affondavano la mia pelle e un calore mi assalì.
Qualcosa in me in quel momento era cambiato:
"Adesso ti riccordi?"
lo guardai con uno sguardo quasi vitreo:
"Tu sei... sei chi mi ha sempre amato da tempo..."
"Tu sei la rosa nera di cristallo che sboccia ogni tre anni, Riuky Kenji"
mi chiamavano così dal color degli occhi, nero vitrei e i miei capelli erano lucenti come i raggi di luna.
"Sei venuto a prendermi finalmente e la mamma?"
"Ho aspettato tanto di quel tempo! No... per lei sarà come se non fossi mai esistita, infondo eri solo di passaggio"
una lacrima mi percorse il viso bagnandomi le labbra:
"Mamma" pensai, ma l'avevo già persa anni addietro senza rendermene conto, ormai ero dentro un incubo e mi resi conto solo adesso che tutto ciò che avevo vissuto era solo un incubo.
"Riuky, sveglia è ora di andare a scuola"
"Mamma"
aprii gli occhi, mi alzai e corsi tra le sue braccia.
"Mamma io ti voglio bene lo sai"
"Certo mia cara" vieni ti aspetta una persona in salone.
Mi vestii velocemente e felice corsi nella stanza accanto:
"Ciao Riuky, come stai?" mi disse, mio Dio, era... no... era un incubo... Koleman? Qui?
"Ma tu sei Koleman..."
non riuscivo più a capire i confini che definivano la realtà dal sogno. Mi fece solo un segno, quello di far silenzio, e avvicinandosi ad un orecchio mi sussurrò:
"Non negare ciò che sei"
sapevo solo che mi aveva portato indietro nel tempo, e che quel tempo per me doveva finire per iniziarne un altro, si un altro da vampiro:
"Forse" pensai "Era già scritto nel vento"
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1 recensioni:
tanya il 24/03/2012 18:21
La mia passione infatti sono anche i manga giapponesi, per i nomi si sono andata sul giapponese ^_^
- Bel racconto di fantasia, dove c'è anche amore. Senza offesa mi è sembrato un cartone giapponese, forse per i nomi che anche a me piacciono nei racconti. Il finale un po' perso in fondo mi è piaciuto che si collega poi al titolo. Un amore rinato dal passato...
tanya il 23/03/2012 18:54
Grazie gentilissimo ^_^
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