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Il mendicante di sogni

Nei viali del parco, li si poteva incontrare Jak, tutti i pomeriggi.
Jak aveva occhi azzurro ghiaccio, un cappello di lana tipo panama con un buco sul lato destro, una folta barba grigia che gli si univa ai capelli nascondendo le labbra. Ma Jak aveva un sorriso che filtrava oltre ogni crespo. Indossava un cappotto di lana a quadri grandi lungo fin sotto il ginocchio, pantaloni scuri con una toppa all'altezza del polpaccio sinistro, un maglione colore verde scuro, un paio di scarponi con tre quarti di suola bucata. Portava sempre con se un bastone, a vederlo sembrava un oggetto molto prezioso, era in radica con l'impugnatura sfaccettata fatta tutta in alabastro ed uno stemma di uno strano casato al centro.
Assieme a lui viaggiava sempre un cane, di nome Roy, un piccolo randagio colore marrone, con le punte delle zampette ed il muso tendenti al bianco.
Jak tutti i pomeriggi al parco faceva uno spettacolo per i bambini, anche se molte persone adulte lo seguivano con più attenzione dei piccoli. Ogni giorno si inventava una nuova storia, oppure canticchiava una filastrocca, ed alla fine di tutto, concludeva, facendo roteare il suo bastone con autentica abilità da circense.
Jak non chiedeva l'elemosina, se qualcuno voleva lasciargli delle monete, lui le raccoglieva e formato un bel gruzzoletto le lasciava come offerta all'orfanotrofio vicino. Jak lavorava, ogni mattina ripuliva le strade raccogliendo lattine, bottiglie e carte, così facendo si guadagnava i soldi per riuscire a comprare da mangiare sia per lui che per Roy.
Era uno spettacolo stare ad ascoltare le sue storie, la gente si domandava come facesse ad avere una così sfrenata fantasia. Quando raccontava, descriveva così perfettamente di ville maestose, palazzi reali, cene di gala, insomma avvenimenti mondani, concessi solo ad un certo rango di personalità. Era dotato di un lessico così spigliato e formalmente corretto, aveva modi signorili come da maestro di galateo, che non avrebbe destato sorpresa alcuna il fatto di sapere che conosceva cinque lingue.
Ma il Jak che tutti adoravano era quello che sapeva regalarti un sorriso, quello che chiamava tutti per nome, quello che sapeva offrirti una parola di conforto se eri triste, dispensatore di consigli ed aneddoti mai banali, aveva sempre una risposta e non rimaneva mai senza parole, si poneva mille domande sul perché delle cose e riusciva ad agganciare ogni pensiero ad un esempio di semplicità estrema, per riuscire a farsi capire da tutti. Ogni tanto si arrabbiava, ma sempre con se stesso, mai con gli altri, lui sarebbe stato capace di offrire la sua vita senza chiedere nulla in cambio, ma se gli regalavano una bottiglia di rhum la accettava volentieri.
Una sola cosa importava a Jak, non essere solo, e lui non lo era mai.
Jak sapeva quanto facesse male la solitudine, il rifiuto della gente che per qualcosa o per nulla ti trafigge. Ci si sente feriti, traditi, si cerca riparo, dal mondo ed anche da se stessi, e persi e spaventati si finisce per raccontarsi storie per poi ritrovarsi prigionieri delle proprie bugie. Ci si allontana dalla gente per paura della verità e per non mostrare le proprie debolezze. Jak questo lo conosceva bene, ma lui ce l'aveva fatta. Aveva bisogno degli altri, come gli altri di lui. Compreso questo, smise di essere solo ed iniziò a regalare sogni alla gente. Si perché Jak era un mendicante, si, ma mendicava sogni.

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9 commenti     4 recensioni    

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4 recensioni:

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  • Antonio Garganese il 14/08/2012 08:41
    Bellissimo racconto: Jak, ricco signore divenuto vagabondo per scelta, è l'amico fidato che tutti vorremmo avere, qualcuno che si racconta e che ci ascolta e non contano i vestiti laceri quando c'è la nobiltà d'animo, intraprendere la nostra strada è ciò che fa la differenza e il personaggio di Lina, la figlia rimasta ricca che si ritira in buon ordine, ce lo fa capire chiaramente.
  • Don Pompeo Mongiello il 25/03/2012 12:15
    Già il titolo dice tutto poi la trama lo completa ancora di più. Brava davvero!
  • Anonimo il 24/03/2012 17:48
    La bravissima Teresa Tripodi gioca molto tra sogno e realtà. In questo racconto, la realtà diventa quasi un sogno mentre il sogno diventa una realtà.
    La storia, raccontata in maniera scorrevole e coinvolgente, mette a nudo ciò che tanti di noi, forse, hanno sempre pensato di vivere, ma che poi, distratti dalle vita di tutti i giorni, si accontentano di essere elementi passivi e non attivi di questa vita.
    Il personaggio principale ha operato scelte precise di libertà e di rinunce, ma in cambio ha ritrovato il senso del suo vivere e del suo voler bene al prossimo e alla stessa figlia, prossimo anch'essa.
    Ed è una strada da cui non si torna indietro, ma lo spinge sempre più avanti.
    Bravissima Tere!
  • Raffaele De Masi il 24/03/2012 12:41
    È una storia affascinante. La sua essenza mi ha rapito, e non ho potuto fare a meno di leggerla fino in fondo. La storia di Jak è molto triste, ma questo non l'ha scoraggiato ad andare avanti e continuare a regalare le sue storie alla gente. Un brav'uomo sfortunato. Complimenti.

9 commenti:

  • Anonimo il 01/07/2012 00:53
    Una favola romantica ma poco realista ahimè! Il barbone è spesso da tutti noi tenuto lontano, è sporco e puzza e questa storia semplice può solo invitare i lettori a riflettere sull'importanza dei servizi sociali.
  • Anonimo il 25/06/2012 13:10
    Che piacevole sorpresa sei, Teresa. Bella storia, originale, significativa. E poi la narrazione scorre con il ritmo giusto accarezzando la mente del lettore che tra le righe entra nel sogno offertogli da Jak... ed alla fine vorresti rileggerlo, oppure che continuasse. ciaociao
  • stella luce il 27/03/2012 15:50
    letto per secondo... ora comprendo meglio... davvero molto bello anche se un poco triste... essere mendicante di sogni e donare sorrisi bellissima descrizione... bravissiiimmmaaaa
  • Ugo Mastrogiovanni il 26/03/2012 09:55
    Oggi mi capita di leggere spesso opere che molti chiamano capolavori e che personalmente trovo una mistura di frasi fatte, di origine curialesca, scritte solo per pubblicare qualcosa e a totale discapito della lingua italiana. Come tutti sanno, non è la quantità, ma la qualità che conta e in questo breve racconto ci sono tutti gli elementi essenziali alla bellezza e all'efficacia dello scrivere. In "Il mendicante di sogni" c'è sensibilità e talento e il moto di quelle emozioni che valgono più di un romanzo. Bravissima Teresa Tripodi! Attenta a "Jak aspetto che lei fosse sparita" , manca un accento; e correggi anche quell'aveva di "ed avava avuto timore di perderlo".
  • Anonimo il 24/03/2012 19:21
    un mendicante di sogni... aveva imparato una gran cosa a far sorridere la gente... a volte sono scelte che si fanno e questo splendito racconto mi fa pensare proprio a questo... una scelta di vita... non credo che jak sia un uomo sfortunato... anche perchè quella è la sua felicità e forse anche la figlia l'ha capito... un bacio terry... e sai che penso che questo racconto scritto con dovizia di particolari non sia tutta invenzione... bacio
    ps è tutto un forse... sono miei pensieri
  • Vilma il 24/03/2012 14:47
    volevo dire...
    "ma si è più soli che mai"
  • Vilma il 24/03/2012 14:46
    Una storia che sembra all'inizio come tante ce ne possono essere, ma io credo che sia una storia che vuole dire molto e che inviti a riflettere su tante cose... una delle quali è che spesso si ha tutto nella vita, materialmente intendo, ... perché si è più soli che mai.
    Non so se ho colto l'essenza di questo racconto, ma questo ho sentito leggendo
    Una storia toccante che mi è piaciuta molto
  • Raffaele De Masi il 24/03/2012 12:41
    Davvero mi è piaciuto, non posso aggiungere altro.
  • mauri huis il 24/03/2012 12:20
    Proprio un bel racconto, questo tuo, e fantastico il personaggio che hai creato e tratteggiato con pochi e sapienti cenni. Mi sono proprio divertito a leggerlo. Complimenti Teresa!

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