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Inviolata tre. Lettera dal passato

"Contiene il dono più grande della mia vita. Geny". Tali parole mia madre scelse, in riferimento al suo matrimonio che avvenne il giorno 28/04/1957 alle ore 10 presso la chiesa Madre di Altavilla Irpina e che compaiono in tutta semplicità e schiettezza sul frontespizio del biglietto di partecipazione al sacramento nuziale.
All'interno e ben custodita c'è una lettera datata 20/08/1951, scritta dallo zio di mia madre, Don Gaetano e che ogni tanto mia madre leggeva e rileggeva a mia nonna, non vedente, per consolarsi dell'affetto e della stima che lo zio poneva nei suoi riguardi. Nella mia memoria sono scolpite le pause, l'enfasi e le risate che accompagnavano la lettura della missiva, più che per il contenuto che udivo a tratti.
Nell'epistola dello zio Gaetano vi è contenuta la promessa di una dote che però mia madre non percepì, in quanto dopo la morte improvvisa di Don Gaetano i beni appartenutogli furono razziati dai parenti più vicini. Una cosa però quelle persone non ebbero il coraggio o la possibilità di depredare: la croce d'oro che Don Gaetano portava ogni giorno durante l'espletamento del suo mandato.
Quella croce è stata per anni custodita da mia madre e consegnatami da mio padre il giorno del mio compleanno (18 di aprile c. a.) come volontà ultima di mia madre. Qui riporto l'unica lettera che Don Gaetano inviò a mia madre, affinché di entrambi io possa conservarne un vivo ricordo.
"Dio mio, mio tutto. Gesù mio, misericordia!" Prega, prega sempre, fa anche le giaculatorie le quali sono piccole preghiere alle quali vi sono annessi i meriti di Gesù, di Maria, e dei Santi per il guadagno delle indulgenze, utili per scontare le pene che meritano i nostri peccati.
Così durante la giornata, anche se occupati possiamo recitarne un'infinità, adempiendo al comando di Gesù: "Pregate, pregate sempre, perché qualunque grazia domanderete al Padre mio, la otterrete. Se non la riceverete, ne otterrete di maggiori e migliori". La preghiera è il primo dovere di ogni cristiano!
Tu hai tante doti: la pazienza, la purezza, la carità, la laboriosità e l'obbedienza. Seppure piccola orfana di padre, il Signore ti ha dato la capacità di apprendere la virtù. Ti comunico una mia considerazione: "Un architetto prima di fare un monumento o una statua la prepara nel suo intelletto dopo uno studio assiduo, paziente e lungo, secondo la mole, le fattezze, la posizione e l'atteggiamento che le vuole dare, affinché l'opera susciti una meraviglia tale da riscuotere il plauso universale di quanti la osservano.
Che enorme sacrificio! Ma quale sarà finalmente la sua gioia, quando la vedrà completa e perfetta in ogni sua parte! Tu ora ti domanderai: "Ma chi è mai questo architetto?" Ora ti spiego tutto: esiste un architetto massimo, singolare e unico che sorpassa tutti gli architetti del mondo, perché qualunque opera esca dalle sua mani è perfetta in ogni singola parte e riscuote l'ammirazione ed il plauso generale, senza che i profani ed i malvagi possano avanzare la benché minima critica.
Questo architetto è Dio! La statua opera delle sue mani, sei tu - cara Genoveffa - perché ti ha profuso tante, belle e singolari virtù da essere la gioia di tua madre e la consolazione e il prestigio dei tuoi. I tuoi fratelli e le tue sorelle ti hanno del tutto trascurata, escludendoti e negandoti di quanto ti spettava di diritto dall'eredità paterna. Vergogna a loro!

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