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Inviolata quattro

"La sposa cristiana" è stato il testo di riferimento della formazione religiosa di mia madre. All'epoca non esistevano strutture pubbliche o private che facessero formazione, informazione ed assistenza alle promesse spose, per cui l'aspetto educativo personale gravava sulla volontà e sulle risorse delle promesse spose di apprendere e mettere in pratica gli insegnamenti per una buona vita.
Alla luce di quanto appena detto, la dedica presente sul frontespizio della copia appartenuta a mia madre: "... e che tu possa vivere lungamente felice nella grazia di Dio" risulta pienamente conforme alla mentalità di quel periodo che interpretava la felicità e la Grazia come qualità inscindibili tra di loro. L'imprimatur riporta in calce la data, maggio 1946 mentre Barezia e Giacomello sono gli autori.
Il testo raggruppa preghiere, istruzioni e consigli ed inizia con un tono confidenziale ed al contempo solenne: "Eccoti, dunque, o mia cara, adorna del bel titolo di sposa; quanto sono grandi i doveri che questo titolo t'impone e di quanta importanza sono le cose delle quali d'ora innanzi c'intratterremo! Rassicurati: i tuoi doveri sono tutti racchiusi in un sol precetto, e direi quasi in una sola parola: ama Dio innanzi tutto, indi tuo marito come il miglior dei tuoi amici dopo Dio".
A quel tempo le preghiere svolgevano una duplice funzione: da una parte aprivano il cuore alla Grazia di Dio; dall'altra fungevano da istruzioni affinché i comandi divini venissero più facilmente compresi. Nello stralcio della preghiera che riporto, viene espresso il rapporto che una buona madre doveva avere verso la prole: "Mio Dio, io vi offro i miei figli; siete Voi che me li avete dati, ma essi vi appartengono sempre..."
Nelle pagine del testo c'è una bella metafora sul sonno: "Il sonno è l'immagine della morte: il letto rappresenta la tomba... spogliati di tutto, (perché al momento stabilito) porteremo con noi (solo) un lenzuolo datoci per carità. Tali pensieri ed altri somiglianti, insieme alle letture spirituali ed alla meditazione, allontaneranno i pensieri malvagi che sogliono assalirci durante il sonno".
Ciononostante il capitolo sull'etica dell'abbigliamento mi è sembrato il brano più interessante, in quanto per molti versi è quello più ignorato e violato e che riporto il tratto essenziale:
"... Questi abiti sì ricchi, sì belli, sì ricercati, che costano tanto denaro e tante pene, che sono ed a che servono dinanzi a Dio? Essi sono i nostri accusatori, i testimoni del nostro egoismo, della nostra vanità che vuole, ad ogni costo essere soddisfatta; della nostra durezza verso i poveri che avremmo potuto vestire e sollevare con quel denaro sì pazzamente speso, della nostra gelosia che vuole offuscare i nostri rivali, del nostro desiderio sfrenato di piacere e di brillare sempre.
E perché, gran Dio, tante sollecitudini, e tante spese inutili? Ohimè! Appena si ha il coraggio di dirlo e di confessarlo: per ottenere qualche vana lode, alcune bugiarde adulazioni, che sono dirette alla nostra bellezza, e che spesse volte seducono e corrompono il nostro povero cuore.

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6 commenti:

  • mariateresa morry il 29/04/2012 09:40
    Ellebi, è un piacere ampliare il confronto. In merito a Humanae Vitae, vale la pena ricordare che il 1968 rappresenta un fortissimo momento di impatto sociale in Europa, e pure la Chiesa si trovava davanti spinte epocali, di contestazione, persino al suo interno ( basta pensare al fenomeno dei preti-operai o alla teoria della liberazione) ed ègiusto che sia così perchè la Chiesa non è avulsa dalla società. Tuttavia in testo citato è anche una riposta a questa ondata di novità e ben poco essa aveva alle spalle per resistere, se non in modo tradizionale, che pur è sempre un modo. Ciò non toglie che Papa Montini sia stato un grandissimo Papa, esposto in un momento delicatissimo. Sulla sua personalità, a mio parere, non si ci sofferma mai abbastanza...
  • Fabio Mancini il 29/04/2012 08:19
    Grazie, Ellebi, per il tuo prezioso intervento. Buona domenica a tutti! Fabio.
  • Ellebi il 29/04/2012 02:55
    Testo assai interessante e pure divertente leggendo della "sposa cristiana". E sono veri pure i commenti di Mariateresa sul diverso linguaggio, ora, della Chiesa riguardo all'amore coniugale e alle molteplici problematiche legate alla sessualità umana. Bisogna ricordare tuttavia, che il testo di riferimento più importante su questi argomenti, ancora oggi, della Chiesa Cattolica è "L'Umanae Vitae" di Paolo VI. Enciclica del 1968 mai accettata dalla "modernità" contestata integralmente allora come lo è forse anche di più oggi. Paolo VI ne ebbe a soffrire moltissimo; i suoi successori confermarono senza incertezze quelle "direttive" . Corrisponde al vero dire anche, che pure molta parte del popolo cristiano le ha contestate e soprattutto disattese. Mi scuso per l'intromissione. Saluti
  • mariateresa morry il 28/04/2012 23:29
    Di certo la contessa ( ma che caso eh?... le nobildonne che danno suggerimenti alle " altre ", per fortuna che la Costituzione ha spazzato via questo ciarpame ) di certo nn ha fatto la guerra, nè ha patito ristrettezze.. me la immagino la nobilbeghina.
    Continuando su come cambia il linguaggio della Chiesa, riporto qua un passo tratto da un piccolo libretto sul matrimonio, distributo nella mia parrocchia.. non a caso il discorso si sposta dalla " sposa cristiana " agli sposi cristiani.
    Per la contessa di Barezia pareva invece che il matrimonio fosse un onere solo femminile.
    "... Il piacere sessuale condiviso è un potente fattore di intimità: fare l'amore con piacere e semplicità è il modo più evidente di manifestare amore al coniuge. Darsi all'altro con gioia, senza star sempre a pensare che cosa si avrà in cambio, è un'arte" ( Foglietti di Credere).
    Ritengo che questo modo aperto e naturale di parlare dell'amore coniugale in un contesto di credenti, avrebbe fatto svenire la tua Contessa... Non credi sarebbe meglio far capire alla gente che la Chiesa è cambiata invece di ricamare sopra a cose ammuffite? ... Ciao a te!
  • Fabio Mancini il 28/04/2012 23:19
    L'autore del testo "La sposa cristiana" è una certa contessa Laura di Barezia che pubblicò per la prima volta l'opera intorno al 1880 e che nei decenni successivi seguirono diverse edizioni. L'edizione che possedeva mia madre le fu regalata il 28/04/1957, il giorno del suo matrimonio. Anch'io sono felice di appartenere a quest'epoca, ma lo sarei altrettanto anche se fossi vissuto in un altro periodo. Grazie, Mariateresa. Un sorriso gentile, Fabio.
  • mariateresa morry il 28/04/2012 22:22
    Trattandosi di un libretto del 1946 lo prendo per una curiosità storica; di certo il linguaggio dell'epoca è del tutto inappropriato ai tempi attuali. Un testo che trasuda paternalismo, maschilismo e che nulla ha acchè vedere con Cristo. Nel 1946, ahimè, la " sposa cristiana" usciva da prove di fuoco... verosimilmente aveva patito gli stenti della guerra, portato avanti la famiglia da sola perchè lo sposo era al fronte, forse era anche vedova ed aveva pure perduto figlioli o per fame o perchè soldati... dopo vent'anni di fascismo e cinque di guerra durissima, " la sposa cristiana" forse non aveva nemmeno scarpe da indossare e di certo gonne logore... Scusami se dico quello che penso Fabio, e lo dico da credente e da praticante quale sono, ma ci voleva davvero un bel coraggio a stampare testi del genere, nel 1946!! D'altra parte un po' di regime statalista restava inculcato nelle teste dei prelati ed affini. Comunque la Chiesa, il suo linguaggio l'ha cambiato da un bel po', fortunatamente; questo del 1946 è addirittura preconciliare... L'idea odierna della sposa cristiana npn è affatto questa melensaggine del 1946 e i testi di catechesi attuale sugli sposi e sulla famiglia sono di ben altro profilo...

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