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Maledetta quella voce

La situazione rimaneva grave anche se avevano dato buone speranze:
-oggi la tolgono dalla rianimazione e la passano in sala pre-intensiva, finalmente possiamo vederla e parlarle - dice mia madre mentre si prepara e si fa bella per lei, per rassicurarla e darle una parvenza di normalità. Si pittura persino le unghie di rosso... chissà perché... non le pitturava mai. Forse per rimarcare che era un giorno speciale, di festa.
-Ninni, muoviti! È tardi. Abbiamo il viaggio fino a Parma da fare, aprono il reparto all'una. MUOVITI!-
Mio padre si spazientisce sempre nell'attendere le lunghe 'toelette' di mamma.
Finalmente partono, speranzosi ed emozionati. Sono passati tre giorni dal terribile incidente. È uscita fuori strada nell'unico punto in cui tre grosse piante facevano barriera all'argine su quella maledetta statale tra Bettola e Ponte dell'Olio. Era di ritorno dopo essere andata a trovare il proprio bambino in vacanza per qualche giorno coi nonni paterni sulle colline Piacentine. lo schianto devastante con la pianta ha causato in Lucia tante lesioni interne prontamente tamponate nelle varie operazioni subite nei 3 giorni successivi. Giorni angoscianti dove la disperazione iniziale ha lasciato il posto alla speranza concreta.
Io rimango a casa con nonna perché "non si sa mai, potrebbero telefonare" e poi devo proteggermi da troppe emozioni, sono incinta.
Suona il telefono: -nonna, vado io-
...-pronto, sono il dottor Cervini, telefono dal reparto di terapia intensiva dell'ospedale di Parma-...
QUELLA VOCE MALEDETTA, MALEDETTA...
Voleva mantenere un tono professionale, impersonale, distaccato.
Ricordo perfettamente quelle parole, il ritmo, le pause.
-Come? Dottore non capisco! Un buco? nella aorta? Che significa... è .. è MORTA?-
La sua voce rimane fredda, decisa, senza ombra d'equivoco:- purtroppo SI!-
Mi lascio cadere impietrita sulla seggiola posta vicino al telefono, non so cosa fare, disarmata, chiedo aiuto al dottore:-mio Dio dottore, sono qui, sola con mia nonna e sono anche incinta, cosa faccio, cosa faccio... devo avvertire mio papà e mia mamma prima che arrivino in ospedale... ora sono in viaggio... li devo preparare, li devo proteggere... come faccio, come faccio... mio papà non reggerà alla notizia, morirà, me lo sento...-

La voce del dottore diventa più morbida, quasi paterna, come fosse finalmente riuscito a respirare dopo una lunga apnea. Percepivo un maggior sollievo.
Immagino che, il compito di dover avvertire le famiglie della avvenuta tragedia, se lo rimbalzino da uno all'altro, quasi come una punizione per non essere stati all'altezza dell'emergenza.
Li immagino davanti al telefono con la cornetta in mano, il dito sospeso sulla tastiera a prepararsi la voce e mentalmente il discorso.
Quella voce... quella voce maledetta, impressa nella mia memoria... per sempre!...

 

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2 commenti:

  • Rita Granetti il 02/05/2012 19:01
    Grazie Verdy.
    Ebbene si, i puntini e le visrgole sono la mia passione... ma migliorerò... sto già migliorando!!!...
  • Verdiana Maggiorelli il 01/05/2012 23:17
    Un racconto toccante, che fai vivere al lettore in presa diretta,
    con un linguaggio parlato senza fronzoli o artifici letterari.
    Forse abbondi in puntini, maiuscole, qualche ripetizione... È la foga. Te ti si deve tenere al guinzaglio!

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