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Breve viaggio

Ore 19, sono salita nel metrò affollato come può esserlo in quelle ore di punta. Alla fermata dopo la carrozza si svuota, siamo arrivati in Garibaldi e i pendolari scendono, corrono verso la stazione, dove li attende il treno che li porterà, alle loro case stanchi e sfiniti dopo una giornata di lavoro. Vedo un posto vuoto e mi siedo, felice di stare seduta un quarto d'ora, assaporo il piacere di tuffarmi nella lettura del mio libro; compagno fedele dei miei viaggi in metropolitana. Mi guardo attorno, mi piace la gente, mi piace notare come le persone impegnano il loro tempo nell'attesa di scendere. Chi con le cuffie nelle orecchie ascolta musica, chi gioca col cellulare, sono diventati sempre più tecnologici, tra non molto faranno anche il caffè e chi come me legge un buon e vecchio libro. Considerando tutta questa modernità commento mentalmente" Fortuna che non sono ancora da museo c'è ancora chi preferisce leggere." e intanto mi tuffo nella lettura. Alzo di tanto in tanto lo sguardo e controllo le fermate, non vorrei scendere a quella sbagliata. Accanto a me siede un ragazzo, sembra uno dei miei figli;pare stanco la testa girata all'indietro, la bocca leggermente aperta e gli occhi chiusi, da prima gli lancio un'occhiata distratta, non vorrei essere scambiata per la tardona che adocchia i giovani! Il tempo passa lo sferragliare del treno si fa sempre più intenso, delle brusche frenate costringono i passeggeri, che sono in piedi, a compiere acrobazie sempre più pericolose per poter stare in equilibrio "Il manovratore deve essere alle prime armi" considero mentre continuo a leggere soddisfatta di stare comodamente seduta. Una cantante improvvisata sale a una fermata e incomincia a cantare una canzone in inglese, bella voce, ma nessuno da nulla troppi ne salgono sulla linea verde del metrò e lei se va col bicchierino vuoto. Il mio vicino dorme sempre, non lo scuotono nemmeno gli scossoni del treno e la voce della cantante. Inizio a preoccuparmi, quante volte ho letto la notizia che una persona è morta senza che nessuno se ne accorga. Incomincio a spiarlo. Di sottecchi lo osservo, "Ma si, ne ho visti tanti che stanchi si addormentano cullati dal movimento della vettura"mi dico per rassicurarmi e intanto l'agitazione mi prende le viscere e smetto di leggere. Mi manca una fermata e poi sono arrivata, voglio scendere con la certezza che il ragazzo dorme e nulla più. Lo osservo ancora e vedo il torace alzarsi e abbassarsi al ritmo di una respirazione tranquilla e gli occhi fremere in un lieve movimento, tiro un sospiro di sollievo mi alzo e mi avvicino alla porta di uscita. Arrivo alla stazione e prima di uscire guardo il mio sconosciuto vicino che addormentato continua la sua corsa verso casa.

 

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1 recensioni:

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  • Glauco Ballantini il 12/09/2013 16:17
    La seconda parte meglio della prima. Molto bella, somiglia un po' a "gente che corre" di Kafka con il timore che stavolta si scioglie in sollievo.

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