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Il marinaio e il mare

Il mare quella notte sembrava non volergli dare tregua, ma come dargli torto? Lui lo aveva tradito, e non aveva tradito semplicemente la sua fiducia, no... Lui gli aveva rubato ciò che aveva di più prezioso al mondo, gli aveva preso l'anima.
Quando fecero il patto insieme gli accordi erano chiari, il vento favorevole per lui e in cambio la sua vita sacrificata alle onde.
Il marinaio pianse dalla gioia, avrebbe potuto stare insieme al suo dolce amore per l'eternità. Così iniziò quel viaggio senza meta alla ricerca semplicemente di se stesso e di un motivo per andare avanti.
Quel motivo lo ritrovava ogni volta che vedeva i gabbiani seguire amorosi la scia della sua nave. Lo ritrovava ogni volta che l'acqua gli bagnava il volto e ogni santissima volta piangeva.
Aveva tutto quello che aveva sempre sognato, aveva trovato l'amore di una vita, eppure sentiva un vuoto incolmabile dentro come se il sacrifico della propria esistenza lo avesse privato improvvisamente di tutta la sua voglia di amare, eppure sentiva che il sentimento che provava era rimasto immutato quindi cos'era quell'odiosa sensazione di vuoto che lo annullava ogni volta che si specchiava e non vedeva che il riflesso muto della stanza, cos'era quello schifo di nausea che provava ogni qualvolta non riusciva ad afferrare il suo bicchiere di vino perché il corpo lo aveva lasciato?
Voleva scoprirlo ad ogni costo anche sacrificando se stesso e quegli ultimo briciolo di inconsapevole follia che teneva in vita i suoi pensieri.
IL suo viaggio poteva non avere mai fine e con esso la sua eterna sofferenza, donando la sua vita al Mare aveva inconsapevolmente gettato se stesso all'inferno lasciando deperire lentamente ogni singola briciola del suo essere nelle gelide acque che tanto aveva bramato.
Fu in quel momento che l'amore divenne odio e l'odio vendetta, ma non poteva vendicarsi che su se stesso e su quello che fu la sua sconsiderata promessa.
Smise di pensare e si tolse così la vita.
Il mare non era stato mai così furioso.

 

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