Sospesa a lungo ai margini dell'immaginazione, che m'incamminavo nella Venezia d'un tempo e fra calette e ponti intravedevo un Casanova che rincorreva donzelle per avventure galanti.
Svolazzanti dame con abiti sfarzosi, civettavano con sorrisi e intese là dove salotti di gran duchi, facevano del pettegolezzo un modo di vivere.
Sontuosi palazzi con ampi androni che così vagabondando, mi trovai in piazza San Marco e quello che vidi mi lasciò senza fiato.
Ambulanti che trascinavano i loro carretti urlando e decantando la loro mercanzia, i negozi illuminati da candelabri d'argento, da vettovaglie ricamate e incise, le alchimie dentro ampolle in bella vista di unghienti miracolosi, o delle spezie venute da mondi lontani per afrosidiaci, incantando anche il più avveduto viaggiatore, l'emporio delle stoffe, dove mani femmininli toccavano la frusciante seta, per poi adornarne con magnifica maestria e alteragia, l'incantevole andatura del corpo e mostrandosi ai più attenti avventori, che al chiaro di luna invitavano la damigella al ballo in maschera.
Anche Venezia sembrava nascondersi.
Fra le strette vie, una lucerna oscillava scandendo le ore delle tenebre, intimando che tutto andava bene, era il guardiano che sotto al grande cappello a larghe falde avvolto nel grande tabarro, si dileguava nella notte.